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Il Casentino: note sull’ambito di studio territoriale

Antonio Lauria

 

Ferdinando Morozzi, “Vicariato di Poppi o Casentino” (particolare), 1770-1783, Nàrodni Archiv Praha, Rodinný Archiv Toskánsckých Habsburku. (Fonte: CaSTORe)

 

Per sperimentare la propria visione e mettere in cammino idee e metodi, REACT ha scelto quale caso di studio il Casentino, la prima valle dell’Arno.

 

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Il Casentino è un territorio montano della Toscana situato a nord della provincia di Arezzo. Delle quattro valli principali della provincia è quella che confina con l’Emilia-Romagna.

È una valle chiusa; la sua forma ricorda quella di una conchiglia o di un grande anfiteatro naturale, con un asse maggiore di circa 60 km e uno minore di circa 30 km. La porzione pianeggiante si concentra nel fondovalle dell’Arno, in particolare alla confluenza con il torrente Archiano.

L’alveo dell’Arno, piuttosto stretto, è incassato tra due grandi dorsali: ad ovest il massiccio del Pratomagno, ad est i rilievi del settore meridionale dell’Appennino Tosco-Romagnolo. Gli affluenti principali dell’Arno – “li ruscelletti” descritti da Dante nel Canto XXX dell’Inferno (vv. 64-69) – scorrono lungo i versanti occidentale e orientale disegnando una decina di valli trasversali. L’altitudine nel fondovalle dell’Arno varia dai 266 m di Subbiano ai 440 m di Stia, per poi salire ai 1.592 m del Pratomagno (Monte Pianellaccio) e superare i 1.600 m con il Monte Falterona e il Monte Falco.

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La particolare articolazione orografica del Casentino ha inciso profondamente sulla sua storia, sulle dinamiche socioeconomiche, sull’uso del suolo e sul sistema insediativo. Non ha solo modellato il paesaggio agrario e forestale, ma ha anche influenzato le forme dell’abitare, i percorsi storici, le economie locali e persino l’immaginario collettivo, tanto degli abitanti quanto di chi, nel tempo, ha attraversato o ha raccontato questa Valle (L’immaginario paesaggistico della “Valle Chiusa”). La geografia non è mai neutra: orienta le scelte, plasma le relazioni e genera visioni, diventando essa stessa matrice culturale.

  • Le aree di fondovalle – un tempo destinate a seminativi, foraggi, ortaggi e, in misura minore, a frutteti e vigneti – sono oggi segnate da intensi processi di urbanizzazione, sia residenziale che produttiva (PSIC, 2022). (T3.2 Il Paesaggio fluviale del Casentino e la pianura alluvionale dell’Arno) Grazie alla loro accessibilità e alla maggiore dotazione di servizi, qui troviamo i Comuni più popolosi della Valle: Bibbiena, Poppi, Pratovecchio-Stia.
  • Salendo lungo le pendici collinari, si incontrano piccoli nuclei abitati, organizzati in forma aggregata (come Moggiona, Raggiolo e Quota) o diffusa (come Cetica e Montemignaio), attorno ai quali si estende un mosaico variegato di colture tradizionali: oliveti, castagneti da frutto e piccoli vigneti, talvolta disposti su terrazzamenti. In queste aree, il fenomeno dello spopolamento – che ha interessato l’intero Casentino – si è manifestato in forma particolarmente acuta, anche attraverso lo ‘scivolamento’ degli abitanti verso i paesi del fondovalle. (Dialettica territoriale e urbana tra aree montane e fondovalle dell’Arno)
  • Alle quote più elevate, il paesaggio è dominato da estese superfici boscate: faggete, cerrete, castagneti e abetine si susseguono in un continuum vegetale che rappresenta una delle maggiori ricchezze ecologiche della Valle. Tra queste, l’abete bianco ha avuto un ruolo storico di primo piano: per secoli, il suo legname – pregiato per drittezza e resistenza – è stato richiesto ben oltre i confini locali. Attraverso l’Arno e le vie d’acqua e marittime, raggiungeva Firenze e, poi, Pisa e Livorno, alimentando cantieri navali e architettonici tra cui la Cattedrale di Santa Maria del Fiore.

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Nelle aree montane e alto collinari del Casentino, l’abbandono progressivo dei territori agricoli e pascolivi ha favorito una significativa ricolonizzazione arbustiva, contribuendo ad ampliare ulteriormente l’esteso patrimonio forestale della Valle. Oggi, circa l’80% del territorio casentinese è costituito «da superfici forestali (circa il 72%) e da un mosaico di formazioni arbustive o praterie arbustate (8%)» (Lombardi, Castelli & Giunti, 2025: 206).

Il patrimonio forestale di maggiore qualità si concentra nelle proprietà pubbliche, che rappresentano approssimativamente il 40% degli oltre 50.000 ettari di boschi presenti nella Valle. Queste aree, amministrate in modo sostenibile, costituiscono un presidio fondamentale per la conservazione della biodiversità, la regolazione idrogeologica e la valorizzazione del paesaggio. I boschi in mano ai privati, al contrario, sono caratterizzati da una gestione selvicolturale non ottimale e incapace di valorizzare pienamente la risorsa legno. La situazione è aggravata dalla perdita dei saperi tradizionali e dalla crescente presenza di operatori forestali privi di una sufficiente preparazione tecnica (Regione Toscana, 2015; Provincia di Arezzo, 2023). (Cura e valorizzazione della risorsa boscoT1.2 Valorizzazione del bosco come risorsa ecosistemica)

Il valore ecosistemico del territorio è testimoniato dalla presenza del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, delle Riserve Statali di Scodella, Camaldoli, Badia Prataglia e Zuccaia, di numerosi Siti della Rete europea “Natura 2000” e da aree ad alta valenza naturalistica della Rete Ecologica Regionale. Completano il quadro ambientale habitat e specie di interesse comunitario e conservazionistico (Regione Toscana, 2018), nonché rilevanti emergenze geomorfologiche (Garzonio, 2008). (Ecosistemi e reti ecologicheT3.2 Il Paesaggio fluviale del Casentino e la pianura alluvionale dell’Arno)

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La collocazione geografica del Casentino, nel cuore dell’Appennino toscano e al centro della penisola italiana, ha storicamente reso questa valle un crocevia strategico tra il versante adriatico e quello tirrenico e tra nord e sud del Paese. La presenza di importanti vie naturali di comunicazione ha favorito nel tempo scambi culturali, economici e commerciali contribuendo alla formazione di un’identità territoriale ricca di influenze e profondamente intrecciata con la storia dei territori circostanti. (T3.1 Luoghi e Cammini della spiritualità e dell’Identità culturale) Pur essendo attraversato da numerosi sentieri – dai cammini religiosi alle vie percorse dai pastori transumanti diretti verso la Maremma – il Casentino ha conservato, grazie alla natura dei luoghi e al carattere della sua gente, una dimensione appartata, nella quale la cultura locale, le pratiche forestali e le relazioni comunitarie si sono conservate con autenticità. Nei suoi boschi, silenziosi e carichi di memorie, paesaggio, cultura e interiorità si intrecciano in modo profondo.

Questo tratto identitario ha alimentato nel tempo la peculiare vocazione spirituale della Valle, che trova espressione in luoghi sacri carichi di significato, come il Santuario della Verna – dove san Francesco ricevette le stigmate – e il Monastero di Camaldoli, fondato da san Romualdo, nonché in spazi di incontro e raccoglimento come la Fraternità di Romena, animata da don Luigi Verdi. Custode di questa eredità, il Casentino richiama e accoglie visitatori e nuovi abitanti alla ricerca di un contatto diretto con la natura e di forme di vita fondate su codici e valori alternativi rispetto ai modelli invalsi di produzione e consumo (Marengo, 2020). (T4.3 Patrimonio costruito e forme di ospitalità extra-alberghiera)

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Il paesaggio casentinese è punteggiato da pievi romaniche, castelli medievali e borghi fortificati. Un tempo, queste architetture fungevano da strumenti di controllo politico, religioso e militare: le pievi, come quella di Romena o di San Martino a Vado, scandivano la vita spirituale delle comunità rurali; i castelli, come il Castello di Poppi (oggi, l’unico castello di proprietà pubblica della Valle), esercitavano il dominio feudale sulle vallate e costituivano baluardi difensivi lungo le rotte d’accesso all’Appennino; i borghi murati, come Chitignano o Castel Focognano, ospitavano presidii strategici, proteggendo persone e risorse materiali. Oggi, questi manufatti storici si configurano come suggestivi landmark territoriali: punti di orientamento visivo e narrativo, capaci di attirare lo sguardo, evocare storie e restituire al visitatore la profondità storica e simbolica della Valle. Ognuno di essi conserva e trasmette un frammento del paesaggio interiore del Casentino, diventando ponte simbolico tra passato e presente, tra abitanti e visitatori. (Una valle di pievi, castelli e borghiT4.2 Restauro e valorizzazione di edifici storici, civili e religiosi)

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I borghi del Casentino, da quelli più piccoli e raccolti a quelli più estesi e popolosi, rappresentano qualificanti chiavi di accesso al patrimonio culturale e identitario alla Valle. (T4.1 Abitare i borghi) Anche nei centri più segnati dallo spopolamento e dall’invecchiamento demografico, la memoria collettiva continua a riflettersi negli spazi di relazione, nella vita associativa, nei riti comunitari, nelle feste tradizionali, nei piccoli gesti della vita quotidiana. (Il capitale umano e sociale del territorioAssociazionismo e pratiche socialiT2.1 Forme e strumenti di organizzazione comunitaria) Il legame affettivo tra chi è emigrato e il proprio paese d’origine resta spesso profondo e duraturo: in molti casi, si traduce in un ritorno affettivo che, anno dopo anno, riaccende la vita dei borghi. Così, paesi abitati da poche decine di persone durante l’anno si animano nei mesi estivi grazie ai proprietari di seconde case, ai discendenti degli emigrati e a chi sceglie di riscoprire le proprie radici. Questa vitalità, seppur intermittente e fragile, rappresenta un segnale prezioso per il futuro: testimonia che i borghi non sono soltanto insediamenti fisici, ma anche spazi simbolici di appartenenza, memoria e identità condivisa. (Spopolamento, mobilità e partecipazione giovanileT2.2 Il paesaggio culturale come determinante della mobilità sociale e umana) In questa prospettiva, di preoccupazione e speranza si inseriscono le attività dell’Ecomuseo del Casentino, come l’Atlante del Patrimonio Immateriale, che operano per valorizzare le “comunità patrimoniali” e promuovere la trasmissione intergenerazionale di saperi, pratiche e memorie. Attraverso percorsi partecipativi, attività educative e strumenti digitali, queste iniziative contribuiscono a rinsaldare i legami tra territorio e abitanti – antichi e nuovi – e a costruire un futuro fondato sulla consapevolezza del valore del patrimonio culturale che si è chiamati a custodire. (T2.3 Recupero e Valorizzazione dei saperi tradizionali)

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Il Casentino è ricco di prodotti agroalimentari di origine, autentica espressione del rapporto con le risorse del territorio (Cfr. Ambroise & Brochot, 2009): da quelle materiali – come le sistemazioni fondiarie, i paesaggi agrari, i luoghi di trasformazione, le aree mercatali, le risorse genetiche dell’agrobiodiversità – a quelle immateriali – come le tradizioni, i saperi contestuali e la cultura gastronomica. Proprio per il loro legame profondo con molteplici aspetti del paesaggio culturale della Valle, questi prodotti rappresentano una leva preziosa per attivare percorsi di rigenerazione territoriale che vanno ben oltre il singolo ambito produttivo. La loro valorizzazione può infatti innescare un circolo virtuoso, capace di riattivare dinamiche collettive e di generare nuove forme di riconoscimento e cura delle risorse locali, siano esse umane o materiali. Alcuni dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) del Casentino – come il Tortello alla lastra di Corezzo, il Prosciutto del Casentino, il Pecorino del Casentino, la Mela rosa del Casentino, la Patata rossa di Cetica, gli Gnudi (o Gnocchi) del Casentino, la Trota Fario Appenninica del Casentino, la Castagna mondigiana e la Castagna Perella del Pratomagno, insieme alla Farina di castagne – godono oggi di una reputazione che supera i confini della Valle, portando con sé storie, saperi e memoria (Belletti, Marescotti & Mengoni, 2025). (I prodotti agroalimentari di origine e il paesaggio ruraleT1.2 Valorizzazione del bosco come risorsa ecosistemica)

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Nel cuore del Casentino, l’artigianato racconta storie di identità e maestria tramandate nei secoli. Tra le eccellenze spicca il celebre Panno Casentino, tessuto di lana dalle origini medievali, noto per la superficie riccioluta e il tipico colore arancione becco d’oca. Un tempo indossato da pastori e da artisti, come Verdi e Puccini, ha conosciuto momenti di visibilità internazionale. Accanto alla lana, il legno e il ferro battuto sono espressione vivida della cultura materiale e dell’ingegno artigianale del territorio (si pensi, ad esempio, ai bigonai di Moggiona e ai fabbri di Ortignano), da attualizzare attraverso il coinvolgimento di artisti, università e centri di ricerca. Emblematica in tal senso è la Summer school “Nel bosco dei Bigonai”, promossa dall’Ecomuseo del Casentino, che mette in dialogo gli ultimi bigonai con giovani designer, in un laboratorio creativo tra memoria e innovazione. (Dialettica territoriale e urbana tra aree montane e fondovalle dell’ArnoT1.2 Valorizzazione del bosco come risorsa ecosistemicaT2.3 Recupero e Valorizzazione dei saperi tradizionaliT4.1 Abitare i borghi)

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La Valle è suddivisa in 12 Comuni: Bibbiena, Capolona, Castel Focognano, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano-Raggiolo, Poppi, Pratovecchio-Stia, Subbiano e Talla. Dopo la soppressione della Comunità Montana del Casentino (31 dicembre 2011; LR 37/2008) i Comuni della Valle hanno aderito all’Unione dei Comuni Montani del Casentino, con l’eccezione di Bibbiena e Pratovecchio-Stia, Capolona e Subbiano.

Su una superficie di 826,49 km², questi Comuni ospitano complessivamente una popolazione di soli 45.205 abitanti (dati ISTAT al 1° gennaio 2023). Secondo i dati dell’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana, la densità di popolazione in Casentino è di 48,05 abitanti/km² , la più bassa della Regione, se si escludono le Colline dell’Albegna (34,60) e la Valtiberina (42,70) a fronte di una media regionale di 159,31 abitanti/km² (ARS, 2023).

Il Casentino, insieme alla Valtiberina, è stato area pilota della prima Strategia delle Aree Interne della Toscana (2014-2020). Attualmente (programmazione SNAI 2021-2027) il Casentino-Valtiberina costituisce una delle sei aree interne della Regione. Questo ha permesso di attivare una serie di interventi, soprattutto nel settore socioeducativo, che si sono intrecciati anche con le attività di ricerca di REACT.

Il percorso avviato con la SNAI è stato ulteriormente rafforzato dalla Legge Regionale n. 11 del 4 febbraio 2025 (“Valorizzazione della Toscana diffusa”), con cui la Regione Toscana ha ribadito il principio secondo cui tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui vivono, devono poter beneficiare delle stesse opportunità e degli stessi livelli di servizi, a partire dai collegamenti.

In quanto territori interamente montani, i Comuni del Casentino rientrano non solo nella SNAI, ma anche tra quelli individuati dalla nuova legge regionale come bisognosi di interventi mirati. Dei tre obiettivi strategici di “Toscana diffusa”, il secondo – la promozione di progetti di sviluppo locale che valorizzino il patrimonio naturale e culturale di queste aree, puntando anche su filiere produttive del luogo – risulta particolarmente coerente con le finalità della ricerca REACT.

In questo contesto – segnato da una bassa densità abitativa, da condizioni di marginalità ma anche da una forte identità territoriale e da politiche regionali orientate alla valorizzazione delle aree interne – è nata la volontà di scegliere il Casentino quale ambito applicativo della ricerca REACT. Una scelta che è maturata attraverso una riflessione approfondita, fondata su motivazioni di ordine territoriale, culturale e operativo. 

È un’area montana che, grazie alla co-evoluzione di peculiarità ambientali e azione antropogenica, ha prodotto un paesaggio culturale di rilevante interesse, in cui natura, vita e cultura si intrecciano in forme complesse e stratificate. Al tempo stesso, è un territorio dove coesistono processi di abbandono, ‘ritorno’ e fragilità con potenzialità latenti ed energie di innovazione espresse anche attraverso significative esperienze di animazione territoriale e progettualità comunitaria. Pur disponendo di una vivace e diffusa rete associativa, il Casentino evidenzia difficoltà di coordinamento e cooperazione strategica. Infine, ricerche pregresse condotte da alcuni componenti del gruppo di lavoro (in alcuni casi essi stessi casentinesi di nascita o di adozione) hanno fornito alla ricerca REACT una solida base conoscitiva, costruita nel tempo attraverso relazioni consolidate con attori locali e istituzioni territoriali, nonché grazie a un patrimonio scientifico già strutturato e specificamente orientato alla comprensione del territorio.

Ultimo aggiornamento

17.12.2025

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