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Introduzione

Le risorse specifiche territoriali alla base dello sviluppo delle aree interne

Le aree interne sono in prima linea nel contrastare la sfida demografica e i fenomeni correlati dello spopolamento, dell'invecchiamento della popolazione e dell’emigrazione giovanile, che unitamente al declino economico e alla carenza di servizi da cui in ampia parte originano, rappresentano una delle minacce più gravi per l'Unione Europea e, in particolare, per l'Italia. Come evidenziato anche dal Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI) del marzo 2025, per affrontare queste problematiche è fondamentale adottare interventi mirati e strategie integrate, capaci di promuovere la crescita economica e sociale a partire dalla valorizzazione delle risorse locali di ciascun territorio, e di creare così opportunità di promozione del benessere delle persone, assicurando uno sviluppo sostenibile fondato su principi di inclusione sociale e di valorizzazione delle risorse materiali e immateriali. Tali strategie, ricorda ancora il Piano Strategico Nazionale, devono essere sviluppate in linea con i principi di sussidiarietà, partenariato e governance multilivello, anche attraverso il sostegno della Politica di Coesione.

Individuare le risorse specifiche di cui ciascun territorio dispone, coglierne le potenzialità e saldare le tre dimensioni della conoscenza, del recupero e della valorizzazione, diventa fondamentale per lo sviluppo sostenibile delle aree interne, e richiede una prospettiva di integrazione, complementarità e intersettorialità delle diverse componenti che caratterizzano i territori e le comunità.

L’assunto di base è che lo sviluppo sostenibile delle aree interne centrato sulle comunità non possa essere ricondotto esclusivamente a interventi su singoli settori (infrastrutture, servizi, attività economiche), ma richieda, invece, un approccio sistemico capace di integrare la dimensione materiale, sociale e ambientale in un’unica visione. Questo orientamento di fondo, che evidenzia la centralità di un approccio place-based allo sviluppo delle aree interne combinato con la necessità di un’integrazione intersettoriale, è in linea con il paradigma dello sviluppo endogeno (Garofoli, 2002; Barca, 2009) e con le esperienze della Strategia Nazionale Aree Interne. Esso richiede di porre attenzione alle risorse patrimoniali e umane come fattori di spinta e motori di sviluppo, nella consapevolezza che la logica di applicare la medesima “ricetta di sviluppo” a tutti i territori, secondo l’approccio “one fits all” spesso basato sulla specializzazione settoriale e sulla logica della omologazione, ha presentato numerose carenze e spesso è addirittura risultata del tutto fallimentare (vedi, inter alia, WStorper, 1997; Rodríguez-Pose, 2013; Pazzagli, 2021).

Per approfondire

Gibello, L. 2025. Oltre l’immagine da cartolina: Territori e comunità tra ritorni e ‘restanze’. In Lauria, A. (a cura di) Il paesaggio culturale come risorsa per la rigenerazione delle aree interne italiane. La ricerca REACT_Casentino. pp. 57-64. Soveria Mannelli: Rubbettino. <https://doi.org/10.1400/299524>

Il paesaggio culturale come chiave di lettura

Il concetto di paesaggio culturale può rappresentare una chiave di lettura per affrontare il tema delle aree interne secondo una prospettiva fortemente integrata e intersettoriale, in quanto permette di considerare il territorio come un ecosistema complesso, costituito da almeno tre componenti fondamentali: il patrimonio culturale tangibile, l’economia locale e il capitale umano e sociale. Grazie al concetto di paesaggio culturale è possibile saldare in una visione comprensiva alcune componenti essenziali del territorio: insediamenti ed emergenze architettoniche, paesaggi coltivati e sistemi naturali, pratiche ed esperienze comunitarie. Facendo leva sulle risorse del paesaggio culturale, viste come motori di sviluppo, l’ipotesi è che sia possibile generare processi di sviluppo territoriale compatibili sul piano ecologico, sociale ed economico, basati sulla rigenerazione e sulla partecipazione attiva delle comunità locali.

La rigenerazione del paesaggio culturale richiede di tenere insieme tre aspetti inscindibili: quello della conoscenza delle esigenze e delle aspettative degli abitanti, dei luoghi e dei contesti, onde evitare il rischio di adottare soluzioni generiche e universali, quello del recupero dei molteplici elementi che lo compongono e quello della loro valorizzazione, anche attraverso la generazione di valore economico basato su processi non erosivi, che consentano di generare i flussi di risorse necessari e permettano condizioni di vita adeguate agli abitanti, frenando il processo di spopolamento che pregiudica gli equilibri socio-ambientali delle aree interne.

Un ruolo centrale assume la partecipazione attiva delle comunità locali, riconosciute come depositarie di saperi, competenze, relazioni e pratiche che, se adeguatamente valorizzate, possono sostenere la sperimentazione di modelli innovativi di governance, di rigenerazione e di trasformazione economica.

In questa prospettiva la rigenerazione diviene quindi un processo integrato in cui le politiche pubbliche dialogano con l’attivismo delle comunità.

Un ulteriore elemento di significatività risiede nella consapevolezza che le strategie di rigenerazione del paesaggio culturale nelle aree interne non possano prescindere da un attento bilanciamento tra aspetti ambientali, sociali ed economici. In particolare, la scelta di puntare sul paesaggio culturale come concetto guida dà modo di considerare simultaneamente il patrimonio costruito, l’assetto dei sistemi naturali e agricoli e i processi di co-evoluzione comunitaria in un continuo dialogo tra aspetti tangibili e intangibili.

Il progetto di ricerca REACT, “Rigenerare i paesaggi culturali delle aree interne in una prospettiva people centered. Borghi storici e territori rurali del Casentino come laboratorio di creatività e innovazione” (https://www.react-casentino.unifi.it/), da cui trae origine la presente Guida Strategica, ha fatto proprio il quadro di riferimento sopra indicato fin dalla sua concezione, adottando un approccio di analisi e di proposta basato sull’adozione di un impianto integrato, in cui convergono sguardi disciplinari diversi, capaci di osservazioni e interpretazioni trasversali.

La necessità di un approccio interdisciplinare

La costruzione di una strategia per il recupero e la valorizzazione delle aree interne secondo la prospettiva del paesaggio culturale, si fonda su un paradigma interdisciplinare che consenta di integrare, in una visione unitaria, saperi specialistici differenti (scienze del progetto, scienze dell’educazione, economia, discipline agrarie e ambientali) e saperi locali, espressione del patrimonio culturale intangibile di cui la comunità è portatrice. È così possibile creare nuovi spazi di conoscenza, aprendo a un confronto generativo di forme endogene e sostenibili di sviluppo. Per comprendere il significato e il valore aggiunto di questa prospettiva è utile richiamare tre processi che rappresentano anche le fasi un possibile processo collaborativo che passi dall’osservazione, descrizione e analisi del territorio, alla definizione di strategie e interventi di rigenerazione che prefigurano la stretta collaborazione tra professionisti esperti (ricercatori, consulenti) e la comunità nelle sue diverse espressioni, dal livello politico-istituzionale e amministrativo, alle sue forme di organizzazione sociale (Reason & Bradbury, 2008; Stringer, 2014):

  1. Co-situare l’analisi, al fine di raggiungere una convergenza su un problema comunemente ritenuto rilevante e pertinente (Chambers, 1994)
  2. Co-operare e convergere, ovvero raggiungere un accordo sulla metodologia e sui dati da raccogliere, perfezionando gradualmente il modo di interpretare e agire sul problema, raccogliere informazioni utili per successive messe a punto della metodologia stessa di descrizione e analisi, e arrivare alla elaborazione di una sintesi di interpretazione e di definizione di obiettivi generali (Chevalier & Buckles, 2019)
  3. Co-produrre il risultato, stabilendo un dialogo tra categorie interpretative differenti per arrivare a definire strategie e ipotesi di intervento (Bovaird & Loeffler, 2012).

Questa impostazione, che si ispira alla ricerca collaborativa e va oltre il paradigma della ricerca-azione partecipativa, richiede l’applicazione di dispositivi metodologici capaci di superare i limiti della ricerca accademica più tradizionale e di forme di consulenza prevalentemente esogene. Anche laddove, nelle fasi iniziali, venga a mancare una co-definizione del problema con la comunità locale, il processo collaborativo è opportuno sia costantemente orientato a consolidare la connessione con i soggetti e le reti presenti nel territorio (Creswell & Plano Clark, 2018). 

L’adozione di metodologie partecipative, con spazi di confronto aperti e inclusivi, tende a favorire la co-produzione di risultati significativi e inclusivi di diverse prospettive, consentendo di analizzare in profondità tematiche diverse (mobilità, agrobiodiversità, politiche pubbliche, processi formativi, ecc.) e di ricondurle a quadri di sintesi condivisi.

La dimensione collaborativa della ricerca, oltre a assicurare la costante e capillare centralità della comunità locale, apre a prospettive di ricerca transdisciplinare capaci di incorporare percezioni e conoscenze dei diversi attori locali, affrontando il territorio nella sua complessità.

  Per approfondire

Lauria, A. 2025. Creare sviluppo sostenibile rigenerando risorse locali attraverso azioni comunitarie. In A. Lauria (a cura di) Il paesaggio culturale come risorsa per la rigenerazione delle aree interne italiane. La ricerca REACT_Casentino. pp. 83-100. Soveria Mannelli: Rubbettino.<https://doi.org/10.1400/299524>

Le aree interne e il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI)

Il tema delle aree interne ha assunto crescente rilevanza non solo nella riflessione scientifica ma anche nel dibattito politico, tanto in Italia che in Europa, con la finalità di far fronte all’esigenza di ridurre i crescenti divari territoriali e le persistenti disuguaglianze socio-economiche che caratterizzano ampie porzioni del territorio di molti Paesi. In Italia è classificata come area interna circa il 60% della superficie, in cui risiede circa il 22% della popolazione (Presidenza Consiglio dei Ministri, 2018).

Il tema delle aree interne ha assunto crescente rilevanza non solo nella riflessione scientifica ma anche nel dibattito politico, tanto in Italia che in Europa, con la finalità di far fronte all’esigenza di ridurre i crescenti divari territoriali e le persistenti disuguaglianze socio-economiche che caratterizzano ampie porzioni del territorio di molti Paesi. In Italia è classificata come area interna circa il 60% della superficie, in cui risiede circa il 22% della popolazione (Presidenza Consiglio dei Ministri, 2018).

A livello europeo non esiste una politica unitaria per le aree interne denominata come tale, ma essa è parte integrante della politica di coesione e di alcune strategie territoriali. La Politica di Coesione è lo strumento principale con cui l’UE interviene per ridurre i divari regionali e finanzia interventi che incidono su zone caratterizzate da bassa densità, marginalità geografica o spopolamento attraverso alcuni fondi chiave: FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), FSE+ (Fondo Sociale Europeo) e FC (Fondo di Coesione). Nelle aree rurali, che coprono una parte importante delle aree interne, interviene soprattutto la PAC - Politica Agricola Comune, in particolare con il secondo pilastro dedicato allo sviluppo rurale, attuato a livello regionale con i Complementi allo Sviluppo Rurale (CSR), e con il Programma LEADER, che finanzia progetti bottom-up in cui le comunità locali (GAL - Gruppi di Azione Locale) definiscono strategie di sviluppo integrato secondo un approccio CLLD (Community-Led Local Development). Altre linee rilevanti riguardano le strategie macroregionali e transfrontaliere, che toccano spesso aree periferiche o interne. Tra queste la Strategia per la Regione Alpina e i Programmi Interreg, i quali sostengono la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale, promuovendo lo sviluppo locale in zone marginali.

In generale, nell’ultimo ventennio anche le politiche di coesione, in linea con la riflessione teorica, hanno conosciuto una significativa evoluzione, passando da un approccio prevalentemente redistributivo a un modello più orientato al riconoscimento e alla valorizzazione delle specificità territoriali (Barca, 2009).

In questo quadro, la politica per le aree interne in Italia si è configurata come una delle innovazioni più rilevanti, sperimentando strumenti di governance multilivello e strategie place-based capaci di incidere sulla qualità della vita e sulle opportunità di sviluppo di questi territori (De Rossi, 2018).

A partire dal ciclo di programmazione dei fondi europei 2014-2020, il governo italiano ha avviato la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), che si colloca all’interno di un più ampio quadro di politiche territoriali orientate al superamento dell’approccio centralistico e all’adozione di strumenti di sviluppo differenziati in base alle caratteristiche specifiche dei territori. La SNAI si configura come una strategia integrata che, oltre a contrastare la marginalizzazione, mira a creare nuove opportunità di sviluppo e occupazione, basandosi sul principio di una governance multilivello e partecipata, mirante a coinvolgere amministrazioni centrali e regionali, enti locali e comunità. L’impianto della SNAI ha previsto due direttrici fondamentali di intervento: da una parte il rafforzamento dei servizi essenziali di cittadinanza – con particolare attenzione a scuola, sanità e trasporti – per garantire diritti di base ai residenti e rendere attrattivi i territori; dall’altra la promozione di progetti di sviluppo locale che valorizzino le risorse naturali, culturali e paesaggistiche, favorendo l’innovazione, il turismo sostenibile, le filiere agricole di qualità e nuove forme di imprenditorialità (Barca, Casavola & Lucatelli, 2014), L’approccio alla rigenerazione del paesaggio culturale seguito dalla ricerca REACT è pienamente in linea con le direttrici SNAI.

Il ciclo di programmazione 2021-2027 ha segnato un’evoluzione significativa con l’introduzione del Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI), pensato come il principale strumento di coordinamento e consolidamento della politica nazionale per le aree interne e finalizzato a garantire stabilità e continuità agli interventi previsti dalla precedente SNAI. Il PSNAI conferma e approfondisce la visione delle aree interne come territori che, pur essendo connotati da problematiche strutturali, presentano al tempo stesso peculiarità e risorse di particolare valore ambientale, paesaggistico e culturale (vedi anche Strategie Nazionale Aree Interne). In questo contesto, il PSNAI (sebbene sia stato oggetto di rilievi critici in merito all’Obiettivo 5), presenta un quadro operativo che può fornire indicazioni utili sulle principali linee di azione da approfondire in sede di analisi territoriale e di progettazione strategica: ad esempio, la necessità di promuovere servizi di base per contrastare lo spopolamento, la centralità della connettività digitale, l’attenzione per la cura del patrimonio architettonico e paesaggistico in chiave turistica e produttiva.

Le aree interne italiane non rappresentano soltanto territori marginali da sostenere, ma potenziali poli di innovazione e sperimentazione di modelli di sviluppo sostenibile, capaci di integrare tutela del patrimonio, coesione sociale e transizione ecologica. La SNAI e il PSNAI costituiscono strumenti fondamentali in questa direzione, promuovendo un approccio integrato che, attraverso il miglioramento dei servizi di cittadinanza e la valorizzazione delle risorse locali, intende contrastare il declino demografico ed economico e stimolare processi di crescita inclusiva e resiliente, attraverso una sinergia tra politiche nazionali, interventi regionali e iniziative di comunità.

La finalità di questa Guida e i suoi utilizzi

Alla luce di quanto esposto nei punti precedenti in merito alla necessità di partire dalle specificità di ciascun territorio/area interna e di mettere al centro gli attori del territorio stesso con i loro valori, obiettivi e priorità, è evidente come sia non solo impossibile, ma anche metodologicamente e sostanzialmente scorretto, redigere una Guida che proponga un’unica strategia per lo sviluppo sostenibile delle aree interne mediante la rigenerazione (ripetiamo, intesa come conoscenza, recupero e valorizzazione) del paesaggio culturale. Riteniamo invece necessario offrire spunti di ordine teorico e metodologico utili a inquadrare i processi attraverso i quali gli attori stessi del territorio – appunto secondo una prospettiva people-centered – possano elaborare la propria strategia di rigenerazione territoriale delineando proposte operative conseguenti. Il focus di questa Guida, dunque, non è una strategia di rigenerazione predefinita, bensì l’analisi dei processi attraverso cui essa può essere costruita, insieme ad alcuni strumenti che, a tal fine, possono essere impiegati.

La Guida non risponde pertanto all’obiettivo di fornire una serie di ‘ricette’ di intervento, ma vuole offrire un contributo per la definizione di un impianto coerente, in cui le dimensioni concettuali si intrecciano con i riferimenti istituzionali, le pratiche di sviluppo locale e gli strumenti operativi. L’intento degli autori è quello di collocare la riflessione nel contesto più ampio delle politiche per le aree interne, facendo emergere il nesso fra un approccio scientificamente fondato e le linee strategiche delineate dalla SNAI.

La Guida Strategica è strutturata in modo da garantire diverse modalità di lettura e approfondimento. Nel documento vengono delineati i principi teorici da considerare ai fini della rigenerazione dei paesaggi culturali nelle aree interne a supporto dei processi di sviluppo sostenibile. Questi principi si fondano sui risultati di un percorso di indagine che ha integrato punti di vista disciplinari differenti e messo a punto metodi e strumenti di osservazione e interpretazione delle evidenze empiriche raccolte nel corso del progetto.

La Guida parte, dunque, da una cornice teorico-metodologica, offrendo una definizione di “paesaggio culturale” e un’analisi dei fattori di criticità e potenzialità nelle aree interne, per poi soffermarsi sui processi che portano alla definizione di una strategia e di concrete proposte operative. Esempi, schemi e riferimenti normativi consentono di ancorare le proposte a procedure realizzabili, attraverso suggerimenti riportati nei box “Per approfondire”, dove sono indicati e linkati testi di approfondimento sui temi trattati, e “Risorse Strumenti”, che rimanda invece a strumenti operativi o a documenti di tipo esemplificativo.

Tali suggerimenti rappresentano un vero e proprio corredo analitico, che, a seconda dell’interesse del lettore, può essere utilizzato per un confronto con esempi concreti di esperienze e processi di indagine già realizzati. In particolare, assumono rilievo gli esempi di applicazione tratti dalla ricerca REACT, realizzata in Casentino, un’area interna dell’Appennino toscano in provincia di Arezzo. Questo territorio ha rappresentato per REACT un vero e proprio laboratorio di ricerca, grazie al quale mettere in pratica le ipotesi teoriche e le procedure metodologiche. Dai percorsi partecipativi alle iniziative di valorizzazione del patrimonio, dalle ipotesi di riqualificazione alla definizione di nuovi modelli produttivi, l’esperienza casentinese può rappresentare una fonte di conoscenza significava per chiunque desideri avviare processi simili in altri contesti.

La Guida, pertanto, ambisce a essere non solo un testo di consultazione, ma anche un supporto operativo per amministratori pubblici, ricercatori, professionisti e membri delle comunità locali interessati a consolidare percorsi di rigenerazione delle aree interne a partire dalla valorizzazione delle risorse connesse al concetto di paesaggio culturale. Le schede e gli esempi presentati nel corpo del documento rimandano comunque sempre all’idea che ogni territorio possegga una propria identità, fatta di relazioni sociali e valoriali specifiche, ma che, al contempo, esistano linee strategiche e strumenti replicabili, sia pure dopo un processo di adattamento nel quale entrano in gioco la conoscenza del contesto e l’acquisizione delle specifiche esigenze e aspirazioni degli abitanti.

La dimensione scientifica e quella operativa non vengono contrapposte, ma integrate in un continuum di ragionamento condiviso che affonda le radici nel confronto costante fra università, istituzioni pubbliche e comunità locali, con l’obiettivo ultimo di valorizzare le risorse patrimoniali e umane delle aree interne e di rendere visibili i percorsi virtuosi di trasformazione già in atto o potenzialmente attivabili. L’esperienza del Casentino evidenzia come la costruzione di strategie di sviluppo condivise possa rappresentare un modello generale, in grado di porre al centro le specificità dei luoghi e i bisogni delle persone che li abitano.

L’auspicio è che il lettore possa combinare un quadro teorico con riferimenti concreti, arrivando a una comprensione dinamica di ciò che significa operare per la rigenerazione del paesaggio culturale di un’area interna in una prospettiva di sostenibilità e inclusione.

È in questa prospettiva che la Guida Strategica intende proporsi, offrendo indicazioni di metodo e spunti applicativi fornire un orientamento a coloro che operano per la rigenerazione delle aree interne.

Risorse e strumenti

Una sfida da affrontare nelle ricerche di tipo fortemente interdisciplinare come REACT è l’allineamento da parte di tutti i partecipanti (ricercatori e altri attori) rispetto all’interpretazione dei principali concetti utilizzati. Per questo motivo nella fase iniziale di REACT è stato redatto un Glossario interdisciplinare, che – sia pure senza pretesa di completezza – può risultare utile anche nella lettura di questa Guida. Vedi:

Belletti, G., Biagi, G., Gisotti, M.R., Lauria, A., Marconi, S., Matracchi, P., Matteini, T., Mezzapesa C., Mori, P. A. & R. Romano. 2023. Per un glossario condiviso. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17556768>

 

 

 

Ultimo aggiornamento

27.11.2025

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