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Il paesaggio culturale nei processi di rigenerazione delle aree interne

Cosa intendiamo per paesaggio culturale?

Per comprendere il ruolo del paesaggio culturale nei processi di rigenerazione territoriale, è opportuno partire dalla sua definizione e dalla considerazione delle sue caratteristiche principali. I paesaggi culturali rappresentano «l’opera combinata della natura e dell’uomo» (UNESCO, 1994; 2005) e una forza coesiva dell’identità culturale italiana.

L’identità culturale di un luogo è una costruzione secolare in lenta, ma costante evoluzione, frutto dell’intelligenza, della creatività e del lavoro individuale e collettivo delle persone che lo hanno abitato (UNESCO e Gruppo Friburgo, 2007). Essa trova un’espressione privilegiata nei valori costituiti dal patrimonio culturale – naturale e antropico, tangibile e intangibile – che una comunità costruisce, cura e conserva nel tempo (Council of Europe, 2000; 2008, UNESCO, 2003; Council of Europe, 2005).

Riconoscere la relazione dinamica e co-evolutiva tra elementi naturali e attività antropiche evidenzia come il paesaggio, lungi dall’essere un elemento statico, è un’entità viva che evolve costantemente per effetto dell’azione congiunta dell’ambiente naturale e delle pratiche umane. Proprio in quanto risultato di un sistema di relazioni in continuo cambiamento, oltre a integrare dimensioni naturali, culturali e antropiche, la categoria di paesaggio culturale implica anche la considerazione della percezione che le comunità territoriali hanno del proprio spazio di vita.

 Per approfondire

La prima fase di inquadramento generale della ricerca REACT ha previsto un’analisi critica della letteratura riguardante il concetto di paesaggio culturale, la sua nascita ed evoluzione, e la sua applicazione al contesto delle aree interne italiane. Vedi:

Mezzapesa, C. 2023. I paesaggi culturali delle aree interne nella ricerca REACT_Casentino. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17556800

La centralità del patrimonio materiale e immateriale

Il concetto di paesaggio culturale riconosce ed enfatizza la centralità della componente umana e comunitaria nella trasformazione, caratterizzazione e tutela del paesaggio stesso. Il concetto di paesaggio culturale può rappresentare un riferimento essenziale e intrinsecamente unitario per superare la dicotomia tra patrimonio materiale e immateriale e valorizzare la comunità locale quale base di qualsiasi azione di rigenerazione, offrendo l’opportunità di indagare la stretta correlazione tra processi di trasformazione dei paesaggi culturali e i quadri di significato che le comunità hanno dinamicamente costruito. Questa scelta teorico-metodologica consente di integrare differenti e complementari letture con uno sguardo capace non solo di accogliere punti di vista disciplinari differenti, ma anche di entrare in un costante dialogo con quei “saperi d’uso” e con le interpretazioni che le comunità territoriali hanno costruito nel tempo.

Sviluppare un approccio interdisciplinare e partecipativo allo studio del territorio consente di cogliere la multidimensionalità e la dinamicità dei processi evolutivi e trasformativi che lo caratterizzano, dando rilievo alle pratiche culturali locali come elemento essenziale per la sua comprensione e valorizzazione.

La considerazione della profondità storica delle pratiche culturali, che trovano spesso nelle aree interne una manifestazione intensa e stratificata, non impedisce di affrontare in chiave dinamica, evolutiva, di viva sperimentalità, il recupero di saperi tradizionali e dei luoghi dell’identità locale.

Il quadro culturale offerto dalla categoria di paesaggio culturale racchiude insediamenti ed emergenze architettoniche, paesaggi coltivati e sistemi naturali, processi economici e produzioni locali, forme di organizzazione comunitaria. Si tratta di espressioni omogenee di risorse territoriali, tangibili e intangibili, da considerare quale base della rigenerazione del paesaggio culturale delle aree interne e ascrivibili a quattro principali ambiti di analisi e intervento, sicuramente non esaustivi, ma esemplificativi:

  1. Patrimonio agroalimentare e forestale e Artigianato locale
  2. Tradizioni e pratiche sociali
  3. Reti paesaggistiche e territoriali
  4. Insediamenti, spazi pubblici ed edifici.

La ricerca REACT attraverso questi quattro ambiti, definiti Aree Tematiche, ha coniugato una lettura integrata del territorio e una operatività scientifica capace di trasformare e sensibilizzare la collettività, rendendo il paesaggio culturale un effettivo dispositivo di rigenerazione.

Le comunità al centro

La categoria di paesaggio culturale sembra, così, enucleare l’insieme delle risorse endogene di cui un territorio dispone in termini di patrimonio naturale, culturale e umano, e, allo stesso tempo, offre un riferimento organico e unitario per quelle caratteristiche che determinano l’identità di un luogo.

È possibile riconoscere che «I paesi e i paesaggi delle aree interne sono una forza coesiva dell’identità culturale italiana e autentiche riserve di diversità ecologica e culturale» (Lauria, 2025a: 21): nel dare concretezza all’integrazione di Natura e Cultura, il paesaggio culturale può essere considerato come infrastruttura capace di favorire il benessere delle comunità.

Dal punto di vista economico e produttivo, il paesaggio culturale esprime potenzialità nel poter offrire una cornice di riferimento per filiere basate su risorse endogene (agroalimentare di qualità, turismo, artigianato, ecc.) che possono generare occupazione e, parallelamente, salvaguardare dinamicamente un territorio favorendone lo sviluppo.

La centralità della componente umana e sociale prefigura, inoltre, spazi di negoziazione fra attori istituzionali e cittadini che richiedono modelli di gestione condivisa in grado di trasformare un patrimonio diffuso in un processo comunitario di sviluppo sostenibile, potenziando la capacità di rispondere alle sfide di spopolamento, marginalità e frammentazione che caratterizzano molte aree interne.

Nel contesto delle aree interne, il concetto di paesaggio culturale, così inteso, può diventare un riferimento per individuare quelle risorse endogene capaci di innescare processi virtuosi di sviluppo territoriale sostenibile partendo dalla loro valorizzazione e dall’attivazione delle comunità locali per affrontare le sfide legate allo spopolamento e alla carenza di servizi. Se questa ipotesi è considerata valida, diventa necessario definire forme e modi per identificare e indagare le specificità del territorio, definire le diverse componenti che lo caratterizzano e comprendere i fattori che possono favorire o ostacolarne la rigenerazione.

 Risorse e strumenti

La ricerca REACT, a partire dal costrutto di paesaggio culturale, ha evidenziato come il recupero di un sentiero o di una sagra possa rafforzare i legami tra le persone e, allo stesso tempo, aprire a nuove possibilità economiche in grado di valorizzare l’identità del luogo. Questa forza identitaria si traduce in un potenziale di sviluppo quando i saperi locali trovano concretezza in azioni condivise. Vedi:

Biagi, G., Del Gobbo, G & F. De Maria. 2024. Scheda di analisi dei casi di studio: FestaSaggia. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17557377

A quali condizioni il paesaggio culturale può essere leva di rigenerazione?

Affinché il paesaggio culturale, e quanto esso esprime, possa diventare motore di cambiamento nelle aree interne, è essenziale che le comunità stesse siano protagoniste consapevoli del processo. In tal senso, «un approccio incentrato sull’attivismo delle comunità locali […] può essere la chiave per imprimere un nuovo impulso ai processi di rigenerazione e sviluppo» (Mori, 2025: 277).

L’attivazione delle comunità non si riduce a una mera partecipazione consultiva, ma assume una dimensione pienamente generativa, fondata su relazioni di reciprocità e sulla co-produzione di conoscenze, visioni e strategie. La rigenerazione del paesaggio culturale secondo una prospettiva people-centered richiede, infatti, la scelta di approcci adeguati non solo per indagare le componenti naturali, culturali e antropiche, ma anche per rilevare e valorizzare la percezione che le comunità territoriali hanno del proprio spazio di vita e delle trasformazioni che lo caratterizzano (Del Gobbo, Biagi & De Maria, 2025: 101).

Questa impostazione richiede di fare emergere i sistemi di significato che le comunità locali elaborano in relazione al proprio territorio e che, di fatto, ne determinano le trasformazioni. La rigenerazione basata sul paesaggio culturale richiede, dunque, condizioni specifiche, tra cui il rafforzamento dei livelli di consapevolezza e lo sviluppo di nuove capacità da parte della comunità per la gestione autonoma delle proprie conoscenze e risorse per affrontare problemi emergenti nel contesto locale (Del Gobbo, 2025).

La rigenerazione, dunque, è sostenibile solo laddove si costruiscono spazi di corresponsabilità e di agency collettiva, capaci di superare la dicotomia tra attori esperti e popolazioni locali.

Il paesaggio culturale, infatti, si rivela una leva di rigenerazione, se indagato attraverso processi partecipativi, transdisciplinari e radicati nei contesti, capaci di leggere le specificità locali non come limiti, ma come risorse generative. In quest’ottica, la ricerca REACT – attraverso le quattro Aree Tematiche (Patrimonio agroalimentare e forestale e Artigianato locale; Tradizioni e pratiche sociali; Reti paesaggistiche e territoriali; Insediamenti, spazi pubblici e edifici) che saranno approfondite nella Sezione successiva – ha coniugato una lettura integrata del territorio e una operatività scientifica capace di trasformare e sensibilizzare la collettività, rendendo il paesaggio culturale un effettivo dispositivo di rigenerazione.

I principi di base di una rigenerazione sostenibile e inclusiva

I processi di rigenerazione dovrebbero essere implementati congiuntamente mediante tre principali tipologie di azioni: iniziative di rigenerazione materiale, produttiva e comunitaria (Lauria, 2025b: 29). La rigenerazione materiale riguarda la riqualificazione di risorse immobiliari, infrastrutturali o fondiarie; quella produttiva si concentra sull’attivazione di processi economici sostenibili; infine, la rigenerazione comunitaria mira a rafforzare la consapevolezza identitaria locale, la capacità di azione e la coesione sociale.

Un insieme di criteri definisce, inoltre, una visione sostenibile, inclusiva e trasformativa del territorio e offre una guida per processi di rigenerazione fondate su logiche che tengano conto delle specificità dei luoghi (place-based) e dei contesti (place sensitive). Tra i molteplici criteri se ne possono evidenziare alcuni particolarmente rilevanti e pertinenti:

Sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione: implica la responsabilizzazione delle diverse istituzioni, il decentramento decisionale verso il livello più vicino ai cittadini e interventi adeguati e differenziati rispetto alle specificità di ciascun territorio

  • Sostenibilità: orienta il processo di rigenerazione verso un equilibrio tra conservazione e sviluppo, garantendo coerenza sociale, economica, ambientale, culturale e istituzionale.
  • Inclusività: esprime l’impegno a garantire che nessuno sia escluso dai benefici generati dalla rigenerazione.
  • Partecipazione e concertazione: assicura il coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali, garantendo trasparenza e prevedendo la cooperazione tra istituzioni, enti locali e cittadini, nel rispetto delle competenze e delle responsabilità di ciascuno
  • Intergenerazionalità: garantisce l’equità di opportunità di accesso e risposte a bisogni attraverso servizi differenziati, ma integrati, capaci di coinvolgere persone di ogni fascia d’età
  • Conoscenza: consente che le decisioni siano basate su dati e informazioni accurate e aggiornate, garantendo la coerenza delle scelte Intersettorialità: richiede una visione d’insieme del territorio, considerando tutti gli aspetti (ambientali, sociali, economici, culturali, istituzionali) e conciliando interessi diversi attraverso strumenti di pianificazione integrata
  • Riqualificazione: promuove l’attualizzazione di spazi ed edifici esistenti, in alternativa alla costruzione ex novo e al consumo di suolo.

Il circolo virtuoso della valorizzazione del paesaggio culturale

Conoscenza, recupero e valorizzazione devono essere considerate come dimensioni strettamente correlate e interdipendenti del processo di rigenerazione del paesaggio culturale di un territorio, nel suo insieme e nelle singole componenti che lo costituiscono. Si può dire che, per certi versi, siano insostituibili se ci si pone in una prospettiva di sostenibilità. Infatti, «la mancata valorizzazione del paesaggio culturale e delle sue componenti, ovvero l’incapacità di generare valore non solo sociale, ma anche economico che permetta di mantenere, rigenerare e migliorare la risorsa patrimoniale recuperata, è spesso nel mediolungo periodo all’origine del deterioramento della, sia pure ’recuperata’, risorsa stessa (e del paesaggio cui essa contribuisce); ciò contribuisce non poco ai più vasti fenomeni di abbandono e spopolamento delle aree interne» (Belletti, Marescotti & Mengoni, 2025: 134).

Il processo di valorizzazione sostenibile è descritto attraverso il modello del “circolo virtuoso della valorizzazione”, che integra il recupero e mantenimento delle risorse del paesaggio culturale con i processi di creazione di valore in una logica circolare, promuovendo non solo la sostenibilità economica, ma anche quella sociale, ambientale, culturale e istituzionale. Tale modello, inizialmente sviluppato in relazione ai prodotti agroalimentari tipici (Belletti, Brunori & Marescotti, 2003; Vandecandelaere et al., 2010; Belletti & Marescotti, 2011), può essere efficacemente utilizzato anche per altre componenti del patrimonio bioculturale (Scaramuzzi et al., 2023) e del paesaggio culturale (Belletti, Marescotti & Mengoni, 2025).

Il circolo virtuoso della valorizzazione si articola in quattro fasi strettamente interconnesse, rappresentate nella figura 1.

 

 

Fig. 1 – Il circolo virtuoso della valorizzazione. (Adattato da Belletti, Brunori & Marescotti., 2003; Vandecandelaere et al., 2010; Belletti & Marescotti, 2011)

 

 

La prima fase è quella della attivazione degli attori locali e della identificazione e costruzione del prodotto (bene o servizio che sia) legato al paesaggio culturale, in cui gli attori locali collettivamente elaborano e reinterpretano, nel corso del tempo e in funzione dei loro specifici obiettivi, la relazione tra le componenti del paesaggio culturale del territorio e il prodotto ad esso legato (di volta in volta, un prodotto tipico alimentare o dell’artigianato, un servizio per la fruizione di un bene architettonico o di un ambiente paesaggistico particolare, ecc.), ‘costruendone’ la qualità. In questa fase si deve raggiungere tra le imprese interessate una qualche forma di accordo circa la definizione della qualità del bene o servizio, alla quale possono concorrere anche altri attori, locali e non locali.

La seconda fase consiste nella qualificazione del prodotto, ovvero nella creazione di forme di accordo sulla qualità tra il bene o servizio e il sistema dei produttori da una parte, e il mercato e il generale contesto esterno dall’altra. Questo processo consente la creazione delle condizioni preliminari affinché il prodotto possa essere scambiato con l’esterno, eventualmente con il supporto di particolari codici di comportamento e/o forme di segnalazione e garanzia della qualità, e in particolare del legame tra il prodotto e le risorse specifiche locali.

La terza fase riguarda la remunerazione del bene o servizio, che di solito avviene attraverso il mercato e dunque mediante attività di commercializzazione. La remunerazione può però avvenire, in tutto o in parte, anche mediante forme diverse dal mercato, qualora vengano riconosciuti dalla società gli effetti positivi di ordine generale derivanti dal sistema produttivo del prodotto stesso.

Infine, la quarta fase è quella della rigenerazione e miglioramento delle risorse del paesaggio culturale cui il bene o servizio fa riferimento e delle pratiche produttive ad esse connesse, ponendo le basi per la riproduzione del sistema produttivo, delle risorse specifiche del paesaggio culturale che ne stanno alla base e dell’insieme degli effetti da esse generate.

Il circolo virtuoso può dunque generare un insieme di effetti positivi tanto sul sistema locale quanto sul contesto esterno. Tutte queste fasi sono fondamentali per assicurare un’effettiva valorizzazione e remunerazione delle risorse locali, contribuendo così alla salvaguardia del sistema territoriale socioeconomico- ambientale che le genera.

Ultimo aggiornamento

03.12.2025

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