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T2.1 Forme e strumenti di organizzazione comunitaria

Giovanna Del Gobbo, Pierangelo Mori, Giovanni Belletti, Francesco De Maria, Giulia Biagi, Luca Grisolini, Matteo Mengoni

Il Casentino presenta una ricca varietà di forme di organizzazione della comunità locale con differenti livelli di strutturazione. La ricchezza di associazioni è documentata anche da una recente indagine della Regione Toscana, nella quale si evidenzia una presenza sensibilmente superiore alla media regionale (Lomi & Faraoni, 2021). Queste forme di organizzazione della comunità locale, direttamente o indirettamente impegnate in azioni di salvaguardia del paesaggio culturale e, più in generale, nella valorizzazione delle risorse materiali e immateriali che il territorio esprime, rendono visibile l’aspetto dinamico e complesso del capitale sociale presente. Sono strumenti di azione collettiva a beneficio della comunità. La ricchezza del tessuto associativo sembra favorire, infatti, l’attivazione di vere e proprie reti dinamiche di apprendimento reciproco, in grado di generare quelle condizioni di scambio necessarie per la crescita culturale, civica, sociale ed economica della comunità. Le forme di organizzazione rappresentano, in tal senso, occasioni di auto-educazione e auto-regolazione della comunità locale con potenzialità significative per lo sviluppo di capacità di analisi collettiva dei problemi, individuazione delle risorse e costruzione di risposte condivise.

In Casentino le interazioni tra organizzazioni hanno favorito, infatti, lo sviluppo dal basso di reti che hanno generato accordi e progettualità sociali con ricadute e benefici per le comunità locali.

Questa tipologia di forme organizzative favorisce la circolazione delle informazioni, consente la valorizzazione delle conoscenze contestuali e valorizza il capitale umano espresso dal territorio. La comunità, nelle sue forme organizzate viene così ad essere considerata non solo come soggetto fruitore o produttore del patrimonio, ma come patrimonio essa stessa.

Allo stesso modo, nel territorio esistono molteplici esperienze di organizzazioni comunitarie che svolgono attività di tipo economico e che, in virtù delle loro caratteristiche organizzative, delle risorse mobilitate, della tipologia di attività svolte e delle esternalità positive generate sulla comunità di riferimento, sono in grado di attivare processi di rigenerazione territoriale. Si tratta di attività non necessariamente d’impresa, ma aventi, comunque, finalità economica e caratterizzate da azioni collettive comunitarie, ovvero azioni collettive attuate con la partecipazione della comunità e capaci di generare un beneficio comunitario.

Queste forme di organizzazione della comunità locale hanno la potenzialità di promuovere percorsi di rigenerazione incentrati sulla riattivazione e l’impiego di risorse locali inattive, private e pubbliche, come input di attività produttive collettive comunitarie capaci di innescare processi di sviluppo territoriale.

Le risorse private, materiali e immateriali, possono essere insufficienti o, quando presenti, risultare inattive per la carenza di capacità imprenditoriali in grado di attivarle. Le dinamiche di spopolamento e di marginalizzazione socioeconomica del territorio casentinese (così come in altre aree interne italiane), sono al tempo stesso causa e conseguenza di questa limitata presenza di attività economiche private individuali.

Tali processi necessitano spesso di interventi esterni, di politiche, di incentivi all’avvio (ad es., consulenze, finanziamenti, supporto organizzativo), nonché di percorsi formativi in grado di rafforzare o generare quelle capacità imprenditoriali locali talvolta carenti, che sono essenziali per l’attivazione di tali processi. Inoltre, la messa in atto di strategie e azioni di divulgazione e informazione rivolte agli operatori del Terzo Settore circa le caratteristiche, il funzionamento e le opportunità offerte dalle diverse forme di organizzazione della comunità locale previste dalle normative vigenti, risulta spesso necessaria al fine di stimolare l’interesse, l’attivazione e il coinvolgimento degli attori locali e delle comunità di riferimento.

La promozione e il consolidamento delle reti associative, come forme aggregate delle organizzazioni comunitarie, possono essere ostacolati anche dalla diversità di obiettivi e priorità, rendendo così difficile il raggiungimento di una visione condivisa e del consenso su programmi e interventi comuni. Le potenzialità espresse dal ricco insieme delle realtà associative casentinesi, possono rimanere inespresse in assenza di un coordinamento efficace tra i soggetti coinvolti. Un’ulteriore criticità può essere determinata dal fatto che molte iniziative promosse dalle organizzazioni vengono portate avanti prevalentemente su base volontaria e rischiano, pertanto, di non essere sostenibili nel tempo senza una garanzia di risorse stabili (umane, strutturali, economiche).

In questo quadro, il Tematismo si è focalizzato su alcune forme di organizzazione e strumenti di intervento specifici: Patto Educativo Territoriale, Comunità di Eredità, Cooperative di Comunità e Pro loco per elaborare cinque Strategie di intervento quali possibile risposta alle criticità sopra evidenziate.

Nella fase di analisi della ricerca REACT, con riferimento a questo Tematismo, sono stati approfonditi i seguenti casi di studio:

  • Patto Educativo Territoriale del Casentino: struttura e flusso di lavoro
  • Comunità di Eredità
  • Cooperazione di comunità (Cooperativa di comunità Vallesanta Corezzo, Cooperativa di comunità di Moggiona)
  • Associazioni e pro loco (Pro loco di Corezzo, Pro loco di Moggiona, Brigata di Raggiolo, Pro loco di Quota).

La tabella seguente reca l’elenco delle Strategie di intervento e delle Azioni correlate relative al Tematismo T2.1 sviluppate nelle presenti Linee Guida.

 

Ultimo aggiornamento

08.07.2025

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