Il ruolo del Terzo Settore e dell’associazionismo può essere rafforzato attraverso specifici percorsi di formazione finalizzati a fornire agli operatori dell’imprenditoria comunitaria strumenti e competenze per sviluppare modelli sostenibili di organizzazioni comunitarie e imprese sociali, capaci di rispondere ai bisogni del territorio e generare un impatto positivo sulla comunità locale.
Il contesto casentinese è caratterizzato da una forte tradizione associativa e da una pluralità di realtà attive nel sociale che, tuttavia, si trovano ad affrontare sfide quali la sostenibilità economica, l’accesso alle risorse, la gestione delle pratiche amministrative, contabili e burocratiche legate alla forma organizzativa, la capacità di costruire partenariati con altri attori del territorio (privati e pubblici).
Questa Strategia prevede la realizzazione di un percorso di formazione rivolto ad operatori del Terzo Settore e del mondo dell’associazionismo ed è collegata alla Strategia successiva (S4_T2.1 “Promozione di una cultura dell’attivismo comunitario nella cittadinanza”) sulla promozione culturale dell’attivismo sociale. La differenza tra le due Strategie riguarda anzitutto la platea dei destinatari: la S3_T2.1 “Progettazione e attivazione di percorsi di formazione all’imprenditoria comunitaria rivolti agli operatori del Terzo Settore e del mondo dell’associazionismo” si rivolge a soggetti che hanno già sviluppato un interesse per i temi dell’imprenditorialità comunitaria e si stanno orientando verso di essa o già la esercitano; la S4_T2.1 “Promozione di una cultura dell’attivismo comunitario nella cittadinanza” si rivolge alla cittadinanza in generale con l’intento, in questo caso, di far nascere un interesse intorno ai temi della cittadinanza attiva per il benessere comunitario.
Le Azioni relative a questa Strategia riguardano essenzialmente la formazione di competenze professionali a sostegno dell’imprenditoria comunitaria. Nel percorso formativo, i temi trattati sono quelli classici della gestione d’impresa e dei rapporti giuridici con il settore pubblico, con l’aggiunta di temi sociali in senso lato, quali l’interpretazione dei bisogni collettivi, la gestione di processi partecipativi, la gestione dei rapporti con la pubblica amministrazione.
Le modalità e i contenuti formativi devono essere da una parte specifici al contesto locale e dall’altra generali. La formazione dovrà, infatti, essere in loco, con una puntualizzazione sul contesto casentinese, ma dovrà tener conto anche di molti aspetti fondanti non esclusivi del Casentino, ma comuni alle aree interne. Inoltre, le competenze che si vogliono formare sono di carattere generale, utili ed applicabili anche in altri contesti. Per questo è necessaria l’importazione di risorse didattiche dall’esterno della Valle, mediante formule organizzative innovative. Il modello più idoneo sembra quello di un attuatore locale che può essere, a sua volta, un soggetto collettivo, pubblico, privato o misto – in partenariato con dipartimenti universitari attivi nei campi di interesse. La formula del partenariato tra enti locali e università è la soluzione che consente di coniugare specificità territoriale e competenze di livello universitario di carattere generale secondo i canoni delle discipline accademiche coinvolte.
Una buona pratica che è possibile indicare in tal senso è il Corso di aggiornamento professionale “Cooperazione di comunità: creare e gestire imprese per lo sviluppo di comunità locali”1, organizzato dall’Università di Firenze (Unità di Ricerca CONOR), in collaborazione con Confcooperative Toscana e l’Istituto Europeo di Ricerca sull’Impresa Cooperativa e Sociale EURICSE2. Il Corso fornisce una panoramica dei concetti e degli strumenti di base che devono essere posseduti per avviare o condurre un’impresa di comunità, trattando come tematiche principali: l’attivismo dei cittadini, la natura dell’impresa di comunità, la progettazione condivisa e la co-programmazione, la creazione e la gestione di un’impresa di comunità, la riforma del Terzo settore, rendicontazione e bilancio per gli enti del Terzo Settore.
La Strategia potrebbe vedere come soggetto promotore la Regione Toscana3 o l’Unione dei Comuni Montani del Casentino. I soggetti attuatori delle Azioni correlate possono essere università, centri di formazione specializzati in imprenditorialità sociale e gestione del Terzo Settore, fondazioni che supportano progetti sociali e educativi e partner privati che abbiano interesse nell’imprenditoria comunitaria e che possano offrire risorse, competenze e opportunità di networking.
Alla Strategia S3_T2.1 sono sottesi i Principi di rigenerazione REACT indicati in grassetto nell’elenco che segue:
P1. Conoscenza
P2. Recupero
P3. Salvaguardia
P4. Valorizzazione
P5. Governance
P6. Coesione sociale
P7. Dotazione di servizi
P8. Gestione.
Ultimo aggiornamento
08.07.2025