MENU

La necessità di formazione di figure professionali adeguate

La comunità locale: una risorsa da “saper attivare”

Il capitale sociale è patrimonio di una comunità e la sua validità è determinata alle specificità del contesto di intervento (Narayan & Pritchett, 199; Krishna & Uphoff, 1999). In questa prospettiva è stato individuato il concetto di “efficacia della comunità” come capacità di gestire il cambiamento e influenzare il futuro della comunità stessa (Kilpatrick & Abbott-Chapman, 2007). Infatti, un effetto delle reti fiduciarie, su cui si fonda il capitale sociale, sta nella possibilità di agevolare la circolazione delle informazioni, facilitare lo scambio e la collaborazione e consentire la valorizzazione delle conoscenze contestuali e del capitale umano che un territorio esprime.

Nelle politiche europee, il concetto di capitale sociale è stato un riferimento nel plasmare la politica di sviluppo regionale (Van Schaik, 2002; Federighi, Cornett & Ljung, 2007). Si tratta di politiche già sperimentate in particolare attraverso il Programma di Iniziativa Comunitaria LEADER e i Patti Territoriali. Gli attuali indirizzi europei riprendono queste riflessioni in materia di coesione socioeconomica e territoriale secondo un modello di sviluppo place-based (Angelini & Bruno, 2016; Permingeat & Vanneste, 2019), presente anche nella Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI). Si tratta di processi complessi che sono tradizionalmente correlati a prospettive di capacity building territoriale (McClenaghan, 2000; Kilpatrick, Field & Falk, 2003; Federighi, Cornett & Ljung, 2007).

Valorizzare le competenze locali per “dinamizzare” il territorio

Processi di rigenerazione territoriale come quelli oggetto del presente lavoro richiedono specifiche capacità e competenze: di visione strategica, di rilevazione dei bisogni, di rilevazione e analisi di dati, di pianificazione, di programmazione e progettazione, di gestione e monitoraggio, di valutazione. Sono capacità e competenze che si individuano sia a livello di capitale umano (inteso come insieme di conoscenze, competenze, abilità, esperienze e caratteristiche individuali che aumentano le capacità di una persona, e che è connesso ad istruzione, formazione, capacità cognitive e relazionali) sia a livello di capitale sociale.

Queste capacità e competenze, sia pure con modalità di attuazione diversificata rispetto ad ambiti, settori e responsabilità, sono spesso presenti nelle comunità locali. Tuttavia, il rischio è che non siano adeguatamente individuate, attivate, valorizzate e integrate. Così quel capitale umano e sociale che caratterizza un territorio e che potrebbe fare la differenza per processi di sviluppo sostenibile, può rischiare di rimanere inespresso.

Lo sviluppo del capitale umano e sociale è parte integrante dello sviluppo sostenibile. Considerato che un elemento di competitività per i territori è la capacità di produrre e gestire l’innovazione (di prodotto, di processo o organizzativa), e che questa è l’esito di processi collettivi legati alla condivisione di conoscenze anche tacite, il capitale sociale, favorendo tali processi, consente di utilizzare il capitale umano e il patrimonio naturale e culturale locale anche come fonte di vantaggio competitivo per un’area interna (Trigilia, 2001; Del Gobbo, Torlone & Galeotti, 2018), generando processi di auto-regolazione e auto-organizzazione (Wals, 2009) e rappresentando un fattore di sviluppo economico (Markowska-Przybyła & Ramsey, 2018).

L’esigenza di professionalità capaci di attivare processi funzionali a dare risposte a esigenze di sviluppo sociale ed economico a vantaggio delle comunità, trova riferimenti nelle teorie dell’apprendimento sociale (Bandura, 1977; 1986) e nella lettura della comunità come sistema capace di produrre conoscenza potenzialmente in grado, se attivata, di generare sviluppo sostenibile.

Questo approccio consente di interpretare l’emersione e il consolidamento del capitale sociale come processo di apprendimento della comunità nelle sue diverse sfaccettature ed espressioni. Si tratta di processi che richiedono di essere gestiti da professionalità con adeguate conoscenze e competenze.

Questa forma di professionalità ha dei precedenti nella figura dell’Agente di sviluppo locale o del Manager dello sviluppo (Battini & Pavesi, 2010), ed è ormai consolidata (Penati & Buttari, 2007), con una caratterizzazione economico-giuridica. La sua funzione educativa è solitamente ricondotta alla gestione di processi partecipativi e di animazione territoriale. Tuttavia, nella sua configurazione attuale, tale figura non si distingue per un’attenzione specifica allo sviluppo di competenze della comunità (individuali e collettive), che emergono, semmai, come effetti indiretti e non intenzionalmente perseguiti all’interno di una prospettiva orientata allo sviluppo economico, sociale e culturale.

Si avverte dunque la crescente necessità di figure capaci di attivare e connettere il capitale sociale e fisico e le risorse territoriali disponibili svolgendo un ruolo di ponte tra i diversi attori locali (pubblici, privati e della società civile). Si tratta di figure con competenze di ‘dinamizzatori territoriali’ in grado di individuare e coinvolgere gli stakeholder nei processi decisionali attraverso un approccio proattivo e partecipativo (Scaramuzzi et al., 2023).

Un dinamizzatore come “mentore” della comunità

Un dinamizzatore territoriale è una figura in grado di svolgere un ruolo di catalizzatore di risorse e relazioni, di intercettare risorse e opportunità e di supportare imprese e comunità nella redazione e gestione di progetti di interesse per il territorio. Si tratta di un profilo strategico per favorire la costruzione di una comunità coesa e collaborativa, espressione di quella rete sociale fondamentale per generare sinergie operative e progettuali. Questa figura può affiancare gli attori locali nella progettazione, animazione e coordinamento di:

  • Attività di identificazione, caratterizzazione e mappatura degli attori e delle risorse del paesaggio culturale di un determinato territorio, al fine di evidenziarne le specificità e accompagnarne l’appropriazione da parte degli attori locali
  • Forme locali di articolazione tra le risorse del territorio, la società e l’economia locale, applicando un approccio di sviluppo territoriale basato sulla sostenibilità e sull’inclusione
  • Sistemi di governance territoriale, mobilitando conoscenze e buone pratiche rivolte a promuovere forme di dialogo e interazione all’interno del territorio così come a costruire reti e alleanze con attori esterni
  • Piani volti a consentire l’inserimento sui mercati di beni e servizi legati al paesaggio culturale locale, applicando metodologie che consentano alle aziende locali e ai soggetti collettivi, di accedervi in modo competitivo, sostenibile e inclusivo (Scaramuzzi et al., 2023).

Il dinamizzatore territoriale svolge, dunque, funzioni di accompagnamento e guida dei processi, valorizza le potenzialità presenti e sostiene la crescita dei soggetti locali, coinvolgendoli in modo attivo. Per svolgere adeguatamente queste funzioni, il dinamizzatore deve possedere, anche buone capacità di gestione delle relazioni interpersonali, abilità nell’uso di metodologie di gestione di gruppi, padronanza degli strumenti metodologici (vedi Orientamenti per la costruzione partecipata di una strategia di rigenerazione del paesaggio culturale), capacità di pianificazione e gestione.

Ulteriori elementi caratterizzanti di questa figura professionale includono:

  • La capacità di accompagnare i territori nell’identificazione dei fabbisogni prioritari, su input di stakeholders noti o individuati, utilizzando strumenti di analisi partecipata del contesto socioeconomico e del capitale territoriale sociale, naturale e culturale
  • La competenza nella gestione di processi di consultazione e programmazione tra soggetti appartenenti a settori diversi (economia, formazione, pianificazione territoriale, sociale, ecc.)
  • L’abilità di pianificare il coinvolgimento della comunità, nelle diverse forme organizzate, lungo tutte le fasi della valutazione utilizzando strumenti di analisi qualitativa e quantitativa e promuovendo la disseminazione dei risultati/prodotti come supporto di policy territoriali evidence based per la valorizzazione dei patrimoni locali.

Si tratta di una professionalità capace di integrare competenze che spesso caratterizzano profili diversi. È ipotizzabile in tal senso anche l’evoluzione di professionalità già esistenti verso profili più completi, capaci di operare a livello micro, di rilevare e analizzare dati relativi ai bisogni espressi e potenziali del territorio, di promuovere ricerche e scambi di informazione sulle politiche di sviluppo locale, di mappare le risorse e valutarne le opportunità di utilizzo attraverso iniziative di coinvolgimento delle comunità territoriali e dei diversi stakeholder locali. Un punto di forza del dinamizzatore territoriale è la capacità di attivare e supportare il collegamento tra processi educativo-trasformativi di capacitazione territoriale e processi di valorizzazione del patrimonio territoriale naturale e culturale.

La formazione per nuove professionalità

Benché siano varie le opportunità di formazione per Agenti o Manager dello sviluppo locale, manca ancora un percorso innovativo e organico, basato sull’integrazione delle conoscenze teoriche e pratiche. Un’offerta formativa di questo tipo potrebbe rivolgersi sia a studenti universitari (livello magistrale) sia ad attori del territorio già attivi in quest’ambito, attraverso corsi di qualificazione, perfezionamento o master.

Esperienze interessanti sono state realizzate con il progetto SUS-TER (Erasmus CBHE “Reti di conoscenze, abilità e competenze per una valorizzazione territoriale inclusiva e sostenibile del patrimonio culturale, dei prodotti di origine e della biodiversità” – www.suster.org), che ha dato luogo all’attivazione dell’omonimo Corso di perfezionamento presso l’Università di Firenze nell’Anno Accademico 2021/22, oltre a numerosi corsi e diplomi in vari Paesi dell’America Latina. Un impatto altrettanto significativo è stato ottenuto mediante il progetto Interreg “Study Circles”, che ha portato alla definizione della qualifica di Mentor di Circolo di Studio, riconosciuta dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e attualmente inclusa nell’Atlante Nazionale del Lavoro e delle Qualificazioni.

Certamente pensare ad una figura professionale e al percorso per formarla richiede un approccio strutturato e condiviso. In primo luogo, la formazione e il riconoscimento professionale dei dinamizzatori territoriali necessitano di un inquadramento chiaro e istituzionalizzato nel mercato del lavoro, al fine di evitare la dispersione di competenze acquisite e garantire continuità d’azione. In secondo luogo, si evidenzia la necessità di un bilanciamento tra competenze applicabili in generale nelle aree interne e necessità di contestualizzare gli interventi formativi rispetto alle specificità territoriali. A questo proposito, ulteriore attenzione va prestata, ad esempio, all’integrazione con gli attori locali (imprese, enti di formazione, associazioni, amministrazioni pubbliche), poiché la mancanza di forme di collaborazione strutturata rischia di rallentare la traduzione operativa delle progettualità. Infine, la sostenibilità economica rappresenta un fattore cruciale: l’implementazione di percorsi formativi innovativi, nonché il mantenimento di figure professionali dedicate, implica la necessità di risorse adeguate e di un modello di finanziamento stabile nel medio-lungo periodo, così da assicurare un’azione continuativa e incisiva nel tessuto territoriale.

I promotori di un Corso di formazione per dinamizzatori territoriali potrebbero identificarsi nelle Unioni dei Comuni, nei Gruppi di Azione Locale (GAL), oppure, su scala più ampia (e forse più pertinente), nelle Regioni e nell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI). Tutti soggetti potenzialmente interessati all’inserimento di questa figura, così come le associazioni di categoria e altri enti pubblici locali. La realizzazione del Corso potrebbe coinvolgere dipartimenti universitari ed enti di ricerca interessati, agenzie formative, ecomusei e associazioni di categoria, in collaborazione con enti e imprese locali, scuole e istituti di formazione, maestri artigiani e professionisti del territorio.

Occorre, tuttavia, anche considerare come il processo di professionalizzazione si identifichi solo in parte con la formazione. Non è infatti a partire dalla formazione che una attività lavorativa si professionalizza. È, semmai, vero il contrario: la conquista di un percorso formativo ad hoc è frutto del processo di professionalizzazione e di un riconoscimento della significatività di una professione. Essa, infatti, corrisponde al processo sociale attraverso cui una attività lavorativa diviene una professione ed è riconosciuta in quanto tale. La professionalizzazione è il percorso attraverso cui una attività lavorativa diviene una professione (Del Gobbo & Federighi, 2021).

In questo senso, proprio l’osservazione e l’analisi di buone pratiche di rigenerazione del paesaggio culturale secondo la prospettiva delineata in questa Guida Strategica potrebbero portare alla definizione di un profilo professionale adeguato e consentire di comprendere e individuare eventuali divari conoscitivi di figure professionali già esistenti che potrebbero assumere il ruolo di dinamizzatori.

Una puntuale azione di ricerca potrebbe condurre alla definizione di una nuova qualifica professionale da sottoporre al riconoscimento delle Regioni, funzionale alla implementazione delle politiche di sviluppo locale integrato.

L’eventuale riconoscimento della figura del dinamizzatore territoriale e il successivo inserimento in un Repertorio Regionale e nell’Atlante del lavoro e delle qualificazioni, potrebbe consentire l’accesso a finanziamenti del Fondo Sociale Europeo per la formazione e il rilascio di una qualifica, ponendo risorse umane adeguatamente formate a servizio di processi di sviluppo locale basati sulla rigenerazione del paesaggio culturale.

 

Ultimo aggiornamento

03.12.2025

Cookie

I cookie di questo sito servono al suo corretto funzionamento e non raccolgono alcuna tua informazione personale. Se navighi su di esso accetti la loro presenza.  Maggiori informazioni