La valutazione delle iniziative di rigenerazione – intesa come recupero e valorizzazione (RV) – del paesaggio culturale (PC) (d’ora in avanti, iniziative RVPC) è un’attività chiave per migliorare la loro efficacia (rispondenza dei risultati attesi agli obiettivi perseguiti) e garantirne così la sostenibilità nel tempo.
Le iniziative RVPC possono essere valutate sia in via preventiva, nella fase di ideazione e costruzione (valutazione ex ante), nel corso del loro svolgimento (valutazione in itinere) o successivamente alla loro implementazione (valutazione ex post). In tutti questi casi la valutazione non può essere improvvisata, ma si deve basare su una metodologia integrata nella progettazione e gestione delle iniziative stesse.
Il paesaggio culturale e gli elementi che lo compongono presentano rilevanti specificità; in particolare spesso presentano caratteristiche proprie dei beni comuni e generano impatti estesi sul territorio e sugli attori locali. Per questo le iniziative RVPC hanno effetti talvolta molto complessi e che vanno al di là della sfera privata degli attori che attivano e gestiscono l’iniziativa. Inoltre, le iniziative RVPC sono estremamente differenziate in termini di oggetto, natura, soggetti coinvolti, caratteristiche e modalità di attuazione. Pertanto, non è possibile pensare a una metodologia di valutazione rigida, standardizzata, pronta all’uso e universale. È invece necessario elaborare un approccio strutturato che guidi gli attori locali nella messa a punto della metodologia di volta in volta più appropriata in funzione dell’oggetto da valutare e degli obiettivi specifici della valutazione.
La metodologia proposta, ripresa da Belletti & Marescotti (2021) e adattata al paesaggio culturale, si rivolge agli iniziatori e ai gestori delle iniziative RVPC. Essa è basata sulla definizione di un set di indicatori di sostenibilità che tengano conto delle dimensioni economica, sociale, ambientale e culturale nonché del tema della governance. La metodologia adotta un approccio people-centered, che rende protagonisti gli attori locali nella definizione degli obiettivi della valutazione e nell’utilizzo dei risultati in termini di miglioramento continuo delle ricadute generate sul territorio dalle iniziative RVPC.
Per essere efficace, una metodologia di valutazione deve contribuire a migliorare la pianificazione strategica delle iniziative RVPC al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi, in linea con la visione degli attori territoriali coinvolti. Essa deve, infatti, aiutare i soggetti interessati a prendere decisioni su come impostare, gestire e rivedere la strategia, ottimizzando gli effetti positivi e limitando quelli negativi rispetto alle varie dimensioni della sostenibilità, anche tenendo conto di come questi effetti si distribuiscono tra i vari attori direttamente o indirettamente coinvolti.
La valutazione delle iniziative di rigenerazione – intesa come recupero e valorizzazione (RV) – del paesaggio culturale (PC) (d’ora in avanti, iniziative RVPC) è un’attività chiave per migliorare la loro efficacia (rispondenza dei risultati attesi agli obiettivi perseguiti) e garantirne così la sostenibilità nel tempo.
Valutare un’iniziativa RVPC può servire a diversi scopi specifici:
La valutazione non è mai un’attività neutra. Essa è sempre influenzata dalla personalità e dalla cultura di chi lancia la valutazione (l’iniziatore) e da chi la attua (il responsabile) ed è orientata, implicitamente o esplicitamente, da valori e principi che devono essere chiaramente definiti e resi trasparenti preventivamente. Per evitare un’eccessiva autoreferenzialità, le valutazioni dovrebbero essere ispirate e orientate da valori generali definiti al di fuori del sistema del paesaggio culturale oggetto di osservazione, come, ad esempio, quelli degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite (UN, 2015).
Inoltre, si deve tenere conto che la valutazione può diventare uno strumento di potere che alcuni attori possono utilizzare per perseguire i propri interessi e obiettivi personali, concentrandosi su alcuni effetti dell’iniziativa RVPC e trascurandone deliberatamente altri. Poiché il patrimonio culturale è un bene comune locale, e le iniziative RVPC sono concepite come strumenti per la promozione dello sviluppo locale e sostenibile, esse dovrebbero essere valutate in base ai principi di inclusività, rappresentatività, equità e sostenibilità.
Per una valutazione efficace, tutte le categorie di stakeholder interessate dovrebbero essere incluse nella valutazione (compresi coloro che non possono accedere alla costruzione o alla gestione dell’iniziativa) attraverso un approccio partecipativo alle diverse fasi del processo di valutazione, utile ad armonizzare interessi non convergenti o addirittura conflittuali, a facilitare la condivisione di informazioni tra soggetti e gruppi di soggetti diversi, all’elaborazione di nuove proposte e iniziative, nonché ad aumentare la consapevolezza dei diversi attori sulle tematiche oggetto delle iniziative. Una vera inclusione nel processo di valutazione non può essere raggiunta senza l’empowerment di tutte le categorie di attori coinvolte, tra cui in particolare gli attori più marginali (per età, genere, condizioni socioeconomiche e culturali, limitazioni funzionali, ecc.), che spesso non sono neppure consapevoli dell’esistenza dell’iniziativa.
Le iniziative RVPC sono, inoltre, in grado di modificare la distribuzione del potere e degli effetti positivi e negativi tra i diversi attori interessati alla componente del patrimonio culturale oggetto dell’iniziativa. Pertanto, la valutazione dovrebbe tenere in debito conto sia la distribuzione dei benefici e dei costi dell’iniziativa tra gli attori sia eventuali fenomeni di esclusione di attori meno forti (cioè, meno dotati di risorse, conoscenze o capacità finanziarie).
Infine, le iniziative RVPC sono di norma fortemente legate a una molteplicità di aspetti sociali, ambientali, economici, culturali e istituzionali del territorio, tra loro strettamente interconnessi, ed è opportuno quindi garantire che l’ambito della valutazione includa questo complesso di potenziali effetti, molti dei quali possono anche essere indesiderati o inaspettati.
Di seguito vengono presentati sinteticamente alcuni elementi metodologici che devono essere presi in considerazione in sede di progettazione e gestione dell’attività di valutazione di iniziative RVPC.
La valutazione come processo
La valutazione è un processo che coinvolge molte azioni interconnesse. Essa è articolata in tre fasi che è importante tenere separate sia dal punto di vista metodologico che operativo:
Ideazione e progettazione, che riguarda la definizione dell’ambito di applicazione e degli obiettivi Analisi dei fatti, che consiste nella raccolta e successiva organizzazione dei dati - Giudizio, che riguarda l’interpretazione dei dati raccolti e costituisce la valutazione in senso stretto.
Valutazione prospettica, in itinere e retrospettiva
La valutazione, inoltre, è necessaria tanto prima della progettazione e attuazione di un’iniziativa RVPC (ex ante), quanto durante (in itinere) e dopo l’attuazione dell’iniziativa stessa (ex post); tali diverse modalità della valutazione devono essere considerate come fasi dello stesso processo ed essere tra loro strettamente integrate:
La necessità di comparazione
Per analizzare gli effetti di una qualsiasi iniziativa RVPC è necessario un termine di paragone, che di norma dovrebbe essere un territorio del tutto simile a quello su cui impatta l’iniziativa, ma in cui l’iniziativa non è stata attuata.
Esistono due approcci di base per rendere possibile tale comparazione: quello diacronico e quello sincronico.
L’approccio diacronico si basa sul confronto dello stato dell’oggetto di intervento e del sistema di cui fa parte, rilevati prima e dopo l’iniziativa.
L’approccio sincronico si basa, invece, sul confronto tra il paesaggio culturale o sistema territoriale dove viene realizzata l’iniziativa ed un altro paesaggio culturale o sistema territoriale del tutto simile, ma dove l’iniziativa non è stata attuata, definito “controfattuale”.
Data la difficoltà di individuare, nel caso delle iniziative RVPC, un controfattuale del tutto simile al contesto in cui viene attuata l’iniziativa e di isolare gli impatti dell’iniziativa, deve ritenersi preferibile l’approccio diacronico, integrato, laddove possibile e soltanto per specifici aspetti selezionati, da un approccio sincronico.
Le catene di causalità degli effetti
Gli effetti di un’iniziativa RVPC dipendono dal contesto in cui viene attuata e sono influenzati da numerosi eventi e variabili esogene. Per questo è difficile isolarli da quelli prodotti da altri fattori che incidono sul paesaggio culturale e sul relativo sistema territoriale.
Per tenere conto dell’intensità del nesso causale tra l’iniziativa RVPC (input) e l’effetto da essa generato, è utile distinguere tra effetti di primo, secondo e terzo ordine.
Gli effetti di primo ordine (output) sono i primi e immediati effetti dell’iniziativa RVPC e sono dunque direttamente correlati al suo livello di attuazione.
Gli effetti di secondo ordine (outcomes) sono i risultati diretti generati dall’iniziativa sugli attori coinvolti e sul sistema socio-economico-territoriale oggetto della valutazione.
Gli effetti di terzo ordine (impacts) sono le conseguenze indirette dell’iniziativa, intenzionali e non intenzionali. Pur derivando da essa, non ne sono una conseguenza diretta e il loro legame causale con l’iniziativa è più debole e distante.
L’integrazione di metodi qualitativi e quantitativi
A causa della complessità e multidimensionalità delle iniziative RVPC, è consigliabile adottare una valutazione che combini metodi oggettivi (quantitativi) e soggettivi (qualitativi). I metodi oggettivi si basano su dati misurabili, che però non sempre sono disponibili o significativi per il paesaggio culturale analizzato. Quelli soggettivi raccolgono percezioni e opinioni degli attori coinvolti, ma possono essere influenzati da fattori personali, socioeconomici e preferenze individuali, generando possibili distorsioni. Per questo motivo, gli approcci misti permettono di misurare ciò che è accaduto attraverso dati quantitativi e di comprendere come e perché è accaduto grazie agli strumenti qualitativi.
L’integrazione di diversi punti di vista dei portatori di interesse
Il coinvolgimento nel processo valutativo dei diversi portatori di interesse è fondamentale. Esso, infatti, consente di integrare punti di vista diversi, sia degli attori interni che partecipano attivamente all’iniziativa RVPC, di norma più consapevoli e informati, che degli attori esterni, ma potenzialmente influenzati dagli effetti dell’iniziativa, di solito più obiettivi e imparziali.
Gli effetti di una iniziativa RVPC riguardano un grande numero di aspetti e impattano su soggetti numerosi e diversificati, a seconda delle caratteristiche, modalità di elaborazione e gestione dell’iniziativa e delle specificità del contesto in cui viene realizzata.
Per questo è necessaria una mappatura degli effetti dell’iniziativa oggetto di valutazione, al fine di considerare quanto più possibile tutti i potenziali effetti – attesi e inattesi, desiderati e indesiderati – che essa potrebbe generare o aver generato.
Una mappa degli effetti di un’iniziativa RVPC ricostruisce i suoi impatti (attesi o generati), considerando le diverse dimensioni della sostenibilità: sociale, ambientale, economica, culturale, istituzionale, ecc. All’interno di ciascuna dimensione della sostenibilità, è poi opportuno individuare delle aree di impatto generali, a loro volta composte da una o più sotto-aree. Le aree di impatto hanno lo scopo di raggruppare categorie di effetti simili che devono essere analizzati durante la valutazione. Nella definizione delle aree di impatto è utile anche identificare l’ordine di causalità dei diversi impatti/effetti (vedi “Aspetti metodologici”).
Per identificare le aree di impatto, si possono utilizzare diversi metodi partecipativi volti a coinvolgere i diversi portatori di interesse, facilitandone l’interazione (ad esempio, Focus Group o World Cafè).
Per ciascuna sotto-area di impatto è necessario poi individuare i possibili indicatori qualitativi e/o quantitativi. La scelta di indicatori appropriati è di fondamentale importanza nel processo di valutazione.
Essa dovrebbe portare a identificare, anche ispirandosi a set di indicatori già esistenti e adottati a livello internazionale, un numero non eccessivo di indicatori che possiedano le seguenti caratteristiche: (1) pertinenza e rilevanza rispetto ai principali effetti potenziali dell’iniziativa RVPC, (2) reattività e capacità di adattarsi ai cambiamenti dei fenomeni osservati, (3) non ridondanza, (4) rappresentatività degli effetti tangibili e intangibili dell’iniziativa RVPC, e (5) facilità di comprensione e interpretazione da parte degli stakeholder. Essi, inoltre, dovrebbero essere associabili a dei livelli di riferimento, in modo da consentire il confronto (benchmarking), ed essere misurabili facilmente e a costi limitati.
Di seguito si riporta un esempio di struttura ad albero di una mappa degli effetti attesi di una generica iniziativa RVPC [Fig. 5]. Nei due documenti citati alla fine della presente Sezione (nei box “Per approfondire” e “Risorse e strumenti”) si trovano alcune mappe esemplificative relative ad alcune macrotipologie di iniziativa RVPC. Le mappe esemplificative degli effetti attesi riportare in questa Guida e negli approfondimenti ad essa correlati sono pensate come uno strumento flessibile che serva da guida agli attori locali che intendono intraprendere un percorso di valutazione partecipativa di un’iniziativa RVPC. Esse dovranno essere modificate e adattate alle caratteristiche dell’iniziativa valutata e delle esigenze degli attori valutanti.
Fig. 5 – Mappa degli effetti attesi: esempio di struttura ad albero orizzontale. (Belletti et al., 2025).
La valutazione di iniziative RVPC non è un’attività improvvisata, bensì un processo che richiede lo svolgimento di un insieme articolato e interconnesso di attività suddivise in tre principali macro-fasi [Fig. 6]: Pianificazione strategica, Pianificazione operativa, e Attuazione.
Fig. 6 – Il processo di valutazione e le sue fasi. (Adattato da Belletti & Marescotti, 2021)
La pianificazione strategica
La pianificazione strategica ha l’obiettivo di attivare il processo di valutazione ed è guidata dall’iniziatore della valutazione, ovvero la persona o l’organizzazione che vuole che la valutazione sia effettuata, attiva il processo di valutazione, ne definisce la portata e gli obiettivi generali, identifica gli stakeholder e il loro grado di coinvolgimento, fornisce le risorse e decide chi svolgerà la fase operativa del processo di valutazione (il responsabile/manager).
Le decisioni prese durante la fase strategica sono riportate nel Mandato di valutazione (Terms of Reference, ToR), che rappresenta il documento di riferimento per l’attuazione delle fasi operative di pianificazione e di attuazione. Di solito, l’iniziatore della valutazione è anche l’iniziatore dell’iniziativa RVPC, o il suo sostenitore finanziario (ad esempio, un ente pubblico, un’agenzia di sviluppo locale, una ONG o una Fondazione).
La chiara identificazione dell’iniziatore è importante per garantire la trasparenza di tutte le attività, in quanto gli obiettivi della valutazione dipenderanno fortemente dalle esigenze e dagli obiettivi dell’iniziatore.
La pianificazione operativa
La fase operativa riguarda la pianificazione della gestione del processo di valutazione ed è affidata in termini operativi ad un responsabile/manager (una persona singola, oppure un team nei casi più complessi) che deve individuare l’insieme delle competenze e delle capacità necessarie, costituire il gruppo di valutazione, e mettere a punto i quesiti di valutazione, garantendo che la valutazione sia condotta in linea con gli obiettivi indicati nelle Mandato di valutazione. Il responsabile elabora il Piano di valutazione, documento che rende operativo il Mandato di valutazione, ed in seguito attua e gestisce la valutazione secondo tale piano, durante la fase di attuazione.
L’attuazione
La fase di attuazione della valutazione consiste nell’implementazione delle attività previste nel Piano di valutazione. A seconda che l’iniziativa RVPC sia in fase di progettazione ed elaborazione, in corso o conclusa, si applicherà rispettivamente la valutazione retrospettiva (ex post), in itinere oppure prospettica (ex ante).
Queste due tipologie di valutazione hanno obiettivi diversi e presentano quindi problematiche specifiche che richiedono a loro volta l’impiego di tecniche di indagine specifiche (si veda Belletti et al. 2023: Sezioni 6 e 7). Tuttavia, entrambe le tipologie di valutazione si articolano in tre macro-fasi di lavoro comuni, ovvero: (1) analisi preliminare delle componenti del paesaggio culturale e dell’iniziativa RVPC, (2) mappatura sistematica e valutazione dell’entità degli effetti, e (3) riflessione e decisione da parte dell’iniziatore e degli stakeholder coinvolti sulle azioni da intraprendere.
La prima macro-fase consiste in un’analisi preliminare della componente (o delle componenti) del paesaggio culturale su cui l’iniziativa in oggetto fa perno, della loro evoluzione nel tempo nonché dei loro punti di forza, debolezza, opportunità e minacce (analisi SWOT), al fine di comprenderne la struttura e il funzionamento e quali sono le sue principali caratteristiche (sociali, ambientali, economiche, culturali e istituzionali).
La seconda macro-fase consiste nella mappatura e valutazione degli effetti potenziali o di quelli effettivamente verificatisi dell’iniziativa RVPC.
Nel caso della valutazione prospettica, questa macro-fase consiste nella descrizione analitica dell’iniziativa RVPC che si intende realizzare e nell’individuazione delle possibili alternative strategiche in merito alle modalità di disegno, funzionamento e gestione della stessa, individuando gli effetti potenziali associabili alle diverse alternative di implementazione, inclusa l’ipotesi di non realizzazione della stessa. Nel caso della valutazione in itinere e retrospettiva, invece, la mappatura consiste nella descrizione, basata sull’evidenza empirica, di ciò che è accaduto in seguito all’iniziativa RVPC nel sistema del paesaggio culturale e nel territorio coinvolti e nella sua successiva interpretazione, con l’obiettivo di identificare gli effetti generati rispetto alla situazione di partenza (baseline).
La terza macro-fase riguarda la riflessione sull’esito della valutazione e la presa di decisione in merito all’iniziativa RVPC in questione:
Nella valutazione prospettica, gli scenari emersi dovranno essere elaborati e discussi, costruendo piani alternativi o complementari per poi giungere ad una decisionale finale sull’iniziativa RVPC. Nella valutazione in itinere e retrospettiva, invece, occorre individuare e analizzare le aree critiche di performance, ovvero quelle aree di impatto che riportano molti indicatori con un valore inferiore a quello precedente all’implementazione dell’iniziativa RVPC e a quello obiettivo dell’iniziativa, cercando di comprenderne le ragioni e identificando possibili azioni correttive.
In tutte le tipologie di valutazione (ex ante, in itinere ed ex post), le indicazioni scaturite rappresentano una base importante di informazione per il soggetto responsabile dell’iniziativa, che potrà stabilire come pianificare l’attuazione/operatività dell’iniziativa.
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La metodologia per la valutazione della sostenibilità degli interventi di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale delle aree interne italiane, prodotta nell’ambito della ricerca REACT e presentata sinteticamente in questa Sezione, è stata inclusa in un report estensivo che ne descrive dettagliatamente l’approccio e le varie fasi di implementazione, con le relative tecniche e strumenti che è possibile utilizzare. Tale metodologia, applicabile per la valutazione degli interventi (sia ex ante che in itinere ed ex post), può rappresentare un vero e proprio strumento operativo integrato nella progettazione e gestione degli interventi stessi. I dettagli operativi della metodologia per una sua implementazione sono consultabili all’interno del report seguente: Belletti, G., Marescotti, A., Mengoni, M. & P. Scarpellini. 2023. Valutare gli interventi di recupero e valorizzazione del paesaggio culturale. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17557392> |
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Belletti, G., Marescotti, A., Scarpellini, P. & M. Mengoni. 2025. Valutare le iniziative di rigenerazione dei paesaggi culturali delle aree interne: una proposta metodologica a supporto della progettazione degli attori locali. In Lauria, A. (a cura di) Il paesaggio culturale come risorsa per la rigenerazione delle aree interne italiane. La ricerca REACT_ Casentino. pp. 133-160. Soveria Mannelli: Rubbettino. <https://doi.org/10.1400/299524> |
Ultimo aggiornamento
03.12.2025