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S2_T4.1 Recupero di tracciati storici tra insediamenti e/o emergenze architettoniche

Il recupero di tracciati storici rappresenta un’azione strategica nella rigenerazione urbana e paesaggistica, non solo per la conservazione del paesaggio culturale, ma anche per il rilancio delle connessioni sociali e funzionali all’interno della comunità.

Nel territorio casentinese si possono individuare diversi percorsi storici che collegano insediamenti e/o emergenze architettoniche o archeologiche come, ad esempio, la strada che unisce la frazione di Quota, nel Comune di Poppi, a Raggiolo e passa accanto all’antica chiesa di Sant’Angelo, oggi allo stato di rudere, e attraversa il torrente Teggina grazie al ponte medievale dell’Usciolino.

Tra questi, i percorsi di collegamento di origine medievale tra i castelli d’altura e mercatali sottostanti rappresentano un caso emblematico di rete viaria storica. Questi tracciati, ancora leggibili nel paesaggio, riflettono il tipico sistema della Valle caratterizzato da due poli insediativi: uno in posizione elevata (il castello) e l’altro nel fondovalle (la zona mercatale). Questo sistema ha dato vita a coppie di centri insediativi: Poppi e Ponte a Poppi, Porciano e Stia, Romena e Pratovecchio, Castel San Niccolò e Strada (PIT, Ambito 1215). Per secoli, queste vie hanno rappresentato il principale collegamento tra i due poli del sistema insediativo doppio, impregnate di memorie e significati storici.

Oggi, molti di questi tracciati sono in stato di abbandono o degrado, con una fruibilità ridotta a causa della mancanza di manutenzione e del maggior utilizzo delle strade carrabili. Tuttavia, la loro riqualificazione offrirebbe l’opportunità di riscoprire e valorizzare il legame tra comunità e territorio, tra borghi, paesi e aree rurali preservando l’identità storica dei luoghi e favorendo forme di turismo sostenibile. Inoltre, questi percorsi possono incentivare un avvicinamento lento verso i castelli d’altura, che hanno originato borghi di grande pregio.

Questa Strategia mira a valorizzare e conservare i percorsi storici che hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio della Valle. L’obiettivo è recuperare e riqualificare questi tracciati, migliorando le condizioni di percorribilità (fondo stradale, muri di sostegno, sistemazioni idrauliche, ecc.), l’accessibilità, la sicurezza d’uso e la dotazione di attrezzature (segnaletica, illuminazione, aree di sosta, ecc.). L’obiettivo prospettico è la promozione della mobilità lenta e delle pratiche di turismo sostenibile.

Fondamentale sarà incentivare la partecipazione attiva dei cittadini nel processo di recupero, stimolando un forte senso di appartenenza e responsabilità verso il territorio, tramite attività di co-progettazione e gestione partecipata.

Un esempio rilevante di tracciato storico che potrebbe essere recuperato è “La Costa”, la strada pedonale lastricata in pietra di origine medievale che collega il fondovalle dell’Arno (Ponte a Poppi) al centro storico di Poppi. La Costa è stata per secoli un’importante via d’accesso a Poppi Alta prima dell’avvento dei veicoli a motore, assumendo un ruolo centrale non solo come infrastruttura di collegamento, ma anche come simbolo della storia e dell’identità del borgo. Oggi, però, la strada è meno frequentata anche a causa del suo deterioramento e di una manutenzione insufficiente che ne hanno compromesso la sicurezza e la fruibilità. Il recupero de La Costa rappresenterebbe un intervento rilevante per la conservazione del patrimonio storico locale, migliorando al contempo l’accessibilità pedonale e favorendo la riscoperta di scorci paesaggistici e architettonici di particolare suggestione. Simile è la condizione della “via del Castello” che collega Strada a Castel San Niccolò attraversando una porzione di borgo incantevole, ma, purtroppo, in progressivo abbandono.

Uno dei rischi maggiori che la Strategia potrebbe incontrare nella sua implementazione riguarda un’inadeguata manutenzione successiva all’intervento di riqualificazione. Anche se i tracciati vengono riqualificati, la mancanza di un piano di valorizzazione e cura che veda la partecipazione attiva della comunità potrebbe portare rapidamente le infrastrutture ad un nuovo declino. Per prevenire questo rischio è fondamentale che gli abitanti riconoscano e condividano il valore di questi tracciati, credano nell’utilità della loro rigenerazione e si attivino in tal senso.

La selezione dei tracciati più ‘promettenti’ dovrebbe avvenire attraverso processi partecipativi mirati, adeguate attività istruttorie e di analisi, insieme a un progetto ben strutturato e a politiche che ne favoriscano un’integrazione efficace nel tessuto dei servizi e dei trasporti. Inoltre, campagne di sensibilizzazione e promozione, che coinvolgano attivamente la comunità attraverso passeggiate guidate e iniziative culturali, potrebbero incentivare ulteriormente la fruizione dei tracciati e garantire il successo della Strategia. L’affidamento dei tracciati alla cura di enti del Terzo Settore o di Associazioni locali risulterebbe utile non solo per l’organizzazione di eventi culturali, ma anche per garantirne la cura e manutenzione nel tempo. Infine, non va sottovalutato l’eventuale rischio di conflitti tra gli attori locali coinvolti nel progetto, che potrebbero avere visioni divergenti sull’utilizzo dei percorsi. La contromisura migliore è creare un Tavolo di concertazione che coinvolga tutti i soggetti interessati, in modo da promuovere il dialogo e una gestione condivisa e trasparente.

 

Tra gli esempi più significativi di interventi affini nelle aree interne italiane si evidenzia il recupero di antichi percorsi pedonali, che ripercorrono tematiche rilevanti per l’identità dei luoghi riconducibili, ad esempio, alla memoria, arte, natura o tradizioni. Questi progetti hanno previsto il ripristino dei tracciati abbandonati e la loro valorizzazione attraverso segnaletica storica, installazioni multimediali e punti informativi. Sviluppati con il coinvolgimento attivo della comunità locale e delle associazioni storiche, tali interventi non solo preservano la memoria degli eventi passati, ma rafforzano il senso di identità territoriale, promuovendo anche un turismo sostenibile e inclusivo.

Il recupero dell’antica mulattiera di Corzano, nell’Alto Appennino Tosco-romagnolo, rappresenta una significativa testimonianza di valorizzazione del patrimonio storico, attivismo comunitario e riappropriazione del territorio. L’iniziativa ha riportato in vita, mediante un progetto di ripristino e restauro, l’antico tracciato che unisce il borgo San Piero in Bagno, ai margini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, alla sommità del colle di Corzano dove sorgono i resti di un castello e un santuario votivo, un tempo fulcro della devozione locale. Il rapporto tra il sito fortificato di altura e il borgo alle sue pendici, verso il quale si sono progressivamente trasferiti abitanti e funzioni, richiama la logica dei sistemi insediativi doppi casentinesi. A segnare questa connessione storica vi è una mulattiera (costruita pressoché a secco, secondo la caratteristica tecnica locale) che dalla piazza mercatale del borgo sale fino al colle. A partire dalla metà degli anni 2000, un gruppo di cittadini, notando lo stato di profondo degrado della mulattiera, ha avviato un’iniziativa di recupero che ha portato alla nascita dell’associazione “Il Faro di Corzano”. Tra i volontari vi erano anche esperti nella lavorazione della pietra, i quali, dopo una fase conoscitiva dei caratteri costruttivi del manufatto, hanno progettato e realizzato, con il supporto di tecnici volontari, un intervento di recupero, manutenzione e ripristino del tracciato storico. Le campagne di sensibilizzazione promosse dall’associazione, con il coinvolgimento di istituzioni, imprese e cittadini, hanno permesso di raccogliere i fondi necessari per l’acquisto di materiali e mezzi d’opera. La manodopera volontaria, con l’impegno di circa 80 persone, ha reso possibile il recupero del percorso, creando al tempo stesso un’occasione di coesione comunitaria e di trasmissione diretta dei saperi. Giovani studenti, maestranze in pensione e nuovi cittadini hanno lavorato fianco a fianco, favorendo uno scambio intergenerazionale e interculturale. Lungo il percorso sono state realizzate aree di sosta e belvedere, con elementi di arredo progettati e costruiti dai volontari, e sono state piantate varietà autoctone di alberi da frutto quasi scomparse dal territorio. A metà percorso è stata realizzata un’area didattica dedicata ad attività culturali e di svago, dotata di un deposito per la raccolta dell’acqua e una fontana di acqua potabile. Per mantenere vivo l’interesse e garantire la cura del tracciato, l’associazione ha promosso numerose iniziative sociali, ampliando la partecipazione e accrescendo in modo significativo il numero di adesioni all’associazione (Cornieti, 2013).

Un altro esempio di approccio integrato che va oltre il semplice recupero fisico, valorizzando la narrazione storica e culturale del territorio, favorendo il turismo esperienziale e rafforzando l’identità locale, è rintracciabile, sebbene a scala più ampia, con il Sentiero della Bonifica “Vittorio Fossombroni” che ripercorre e valorizza una viabilità storica di manutenzione del Canale Maestro della Chiana, oggi pista ciclo-pedonale tra Arezzo e Chiusi (Siena), promuovendo la mobilità lenta e valorizzando il paesaggio fluviale come bene comune16.

 

Potenziali soggetti promotori di questa Azione potrebbero essere l’Unione dei Comuni Montani del Casentino (Ecomuseo), Comuni o altri enti e istituzioni del territorio (ad es., GAL Appennino Aretino). Potenziali soggetti attuatori, invece, potrebbero essere enti del Terzo Settore e Associazioni di volontariato e promozione sociale, affiancati da università ed enti di ricerca o da professionisti del settore (compresi gli Uffici Tecnici comunali).

Alla Strategia S2_T4.1 sono sottesi i Principi di rigenerazione REACT indicati in grassetto nell’elenco che segue:

P1. Conoscenza

P2. Recupero

P3. Salvaguardia

P4. Valorizzazione

P5. Governance

P6. Coesione sociale

P7. Dotazione di servizi

P8. Gestione.

Ultimo aggiornamento

11.07.2025

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