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S3_T3.2 Recupero e valorizzazione dei manufatti associati ai corsi d’acqua del Casentino

Un paesaggio fluviale storico è caratterizzato da numerosi manufatti: ponti; argini, briglie e altre sistemazioni idrauliche; lavatoi; mulini e altri opifici che utilizzavano l’energia meccanica prodotta dalla corrente dei fiumi. In dialogo con i corsi d’acqua, questi manufatti sono intrecciati alle espressioni della vita quotidiana delle persone che hanno vissuto nei pressi dei fiumi e, spesso, a storie popolari, miti, leggende; sono, inoltre, manifestazione tangibile dell’impiego della risorsa idrica così come dell’impegno a contrastare le fragilità idrogeologiche, potenziali cause di danni a uomini e cose.

Il Casentino – dove l’Arno e il sistema dei suoi affluenti rappresentano una componente fondamentale della fisionomia morfologica e paesaggistica della Valle e, sin dai tempi di Dante, del suo stesso immaginario – è ricco di manufatti associati ai corsi d’acqua, frutto dei bisogni, dell’ingegno e dell’operosità umana. Questi manufatti, insieme alle vicende umane che li hanno interessati, danno vita ad un patrimonio culturale di particolare rilievo. In epoca preindustriale, un ruolo significativo nel paesaggio fluviale della Valle era rivestito mulini ad acqua, punto terminale di importanti cicli di lavorazione come quelli del grano e della castagna, nodo produttivo e luogo di incontro, scambio e veicolazione di idee.

La Strategia nasce dall’esigenza di rispondere a una criticità evidente: il progressivo degrado di manufatti storici legati ai corsi d’acqua del Casentino. Questo degrado ha diverse e concomitanti cause: la trasformazione delle pratiche della vita quotidiana e il progressivo abbandono delle attività agricole tradizionali, un carente coordinamento nella tutela del territorio, la mancanza di una visione che metta al centro la valorizzazione del paesaggio fluviale come risorsa per lo sviluppo turistico sostenibile, la scarsa accessibilità di molte aree fluviali, la frammentazione dei percorsi e, talvolta, una pressione turistica non gestita adeguatamente (come, ad esempio, lungo le aree balneabili dell’Arno e dei suoi affluenti).

La finalità della Strategia è promuovere il recupero delle risorse materiali e immateriali legate ai corsi d’acqua come strumento di protezione e valorizzazione del paesaggio fluviale del Casentino.

Essa, inoltre, si propone di connettere e migliorare i sentieri esistenti, creando un sistema integrato di percorsi che colleghi i diversi centri abitati attraverso infrastrutture pubbliche multifunzionali. Se accuratamente progettati, questi percorsi, oltre a favorire la mobilità dolce, potrebbero offrire opportunità per l’attività fisica e le relazioni sociali e per favorire il rapporto persona-natura. Particolare attenzione meritano i temi dell’accesso ai corsi d’acqua e del miglioramento della fruibilità dei percorsi. L’idea è che il sistema fluviale del Casentino diventi accessibile, nella misura maggiore possibile, a persone di diverse età e abilità, garantendo una coesistenza equilibrata tra esigenze turistiche, inclusione sociale e conservazione dell’ambiente naturale.

Il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale (materiale e immateriale) legato ai corsi d’acqua del Casentino richiedono un approccio olistico e ben coordinato. Occorre affrontare congiuntamente rischi e criticità legati a questioni di degrado ambientale, come quello che potrebbe essere prodotto da una pressione turistica incontrollata, insieme alle sfide della sostenibilità economica nel lungo periodo e della sostenibilità sociale e gestionale, dovuta alla difficoltà di coinvolgere e attivare la comunità. Misurarsi con tali problematiche non è facile e implica l’adozione di misure articolate: una gestione attenta dei flussi turistici con regole chiare e limiti di accesso per minimizzare l’impatto negativo sull’ambiente, piani finanziari solidi anche basati su accordi di partenariato pubblico-privato, e processi partecipativi e inclusivi supportati da strumenti di governance collaborativa, per assicurare il coinvolgimento costante delle comunità e degli stakeholder lungo tutto il percorso di implementazione della Strategia.

 

Il progetto di realizzazione di un tratto di ciclovia regionale “FVG6” lungo il fiume Tagliamento rappresenta un esempio significativo di rigenerazione del paesaggio fluviale capace di integrare interventi di valorizzazione e tutela ambientale con il recupero del patrimonio storico. Il progetto si fonda su un approccio integrato che unisce il recupero dello spazio pubblico, la riqualificazione della mobilità, il potenziamento delle connessioni tra il centro urbano e l’ecosistema fluviale e un miglioramento della fruibilità del paesaggio fluviale. In particolare, il masterplan sviluppa cinque azioni strategiche: (1) riqualificazione e valorizzazione della viabilità ciclabile e connessione con la rete extraurbana e territoriale, (2) valorizzazione dello spazio pubblico principale (piazze, slarghi e parcheggi) e recupero e rifunzionalizzazione di una ex filanda, (3) riqualificazione del paesaggio fluviale (valorizzazione degli ambiti, degli affacci e dei percorsi paesaggistici lungo il fiume) per la creazione di un parco fluviale del Tagliamento, (4) messa in sicurezza della viabilità carrabile (intersezioni critiche, attraversamenti pedonali, strettoie, ecc.), e (5) valorizzazione urbanistica, architettonica e paesaggistica del borgo storico di Carpacco (Venudo, 2020).

Un ulteriore intervento di rigenerazione territoriale in un’area interna è rappresentato dal progetto di recupero delle torri dell’acqua nel Canavese, con particolare riferimento al Comune di Favria. Inserito in un contesto fluviale attraversato dal fiume Malone, il progetto si sviluppa attorno al riuso di manufatti storici legati alla memoria idraulica locale, reinterpretati come dispositivi di lettura del paesaggio e punti di riferimento lungo percorsi di mobilità lenta. L’iniziativa si articola in cinque azioni principali: (1) valorizzazione delle torri come landmark verticali lungo itinerari ciclabili e pedonali, (2) connessione con il sistema museale diffuso e con le reti di fruizione culturale del territorio, (3) rafforzamento delle relazioni visuali ed ecologiche tra le torri e il corso del Malone, (4) coinvolgimento delle comunità locali nella definizione degli usi futuri, e (5) promozione di una fruizione sostenibile del paesaggio fondata sulla tutela dei beni ordinari e sulla rigenerazione delle aree rurali (Camoletto, 2013).

 

Il soggetto promotore di questa Strategia potrebbe identificarsi nella Regione Toscana, nel Consorzio di Bonifica, nei Comuni della Valle o nei proprietari dei manufatti da riconvertire. I soggetti attuatori saranno individuati sulla base delle peculiarità delle singole Azioni.

Alla Strategia S3_T3.2 sono sottesi i Principi di rigenerazione REACT indicati in grassetto nell’elenco che segue:

 

 

Azioni relative alla Strategia S3_T3.2

 

A1_S3_T3.2  Rafforzamento della conoscenza delle risorse culturali legate alla rete fluviale del Casentino

L’Azione nasce dall’esigenza di rafforzare la consapevolezza del valore storico e culturale del patrimonio fluviale della Valle negli attori locali, in particolare in coloro che vivono e lavorano nei pressi dei corsi d’acqua.

Essa ha lo scopo di redigere un Catalogo delle risorse culturali legate al sistema fluviale del Casentino. In prima battuta occorrerà predisporre la mappatura e schedatura dettagliata delle risorse culturali connesse ai corsi d’acqua. L’attività prevede il rilievo e la descrizione sia delle risorse materiali, come ponti, argini, briglie, mulini, lavatoi, ecc., che di quelle immateriali, come le tradizioni, gli usi, i miti e le leggende che li hanno caratterizzati nell’evoluzione storica. Attraverso tecnologie GIS, il Catalogo dovrebbe garantire una visualizzazione interattiva e spaziale delle risorse culturali presenti classificandole secondo criteri di integrità, rarità, rilevanza.

Il Catalogo potrà servire da base conoscitiva per: (1) il recupero e la valorizzazione del patrimonio immateriale connesso al paesaggio fluviale, (2) l’elaborazione di piani di gestione che favoriscano interventi di restauro e manutenzione del patrimonio materiale in linea con i principi di conservazione, sostenibilità ambientale e sviluppo locale, (3) l’integrazione di misure di tutela negli strumenti urbanistici vigenti, e (4) la concezione di iniziative educative e turistiche, con il coinvolgimento della comunità locale. 

 

Si segnalano tre interessanti buone pratiche.

  • Il progetto “EuWATHER – European Waterways Heritage”, finanziato dalla Joint Programming Initiative Cultural Heritage, ha avuto come obiettivo la valorizzazione del patrimonio culturale legato ai corsi d’acqua minori in quattro aree interne europee (in Italia, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi). Al centro del progetto vi è stata la creazione di una Infrastruttura Digitale Spaziale (SDI) per la catalogazione sistematica di risorse culturali materiali e immateriali connesse ai paesaggi fluviali: mulini, ponti, cantieri navali, ma anche tradizioni orali, pratiche agricole, spiritualità e narrazioni locali. La raccolta dei dati è avvenuta attraverso attività partecipative, interviste e mappature georeferenziate, con il coinvolgimento diretto delle comunità. I risultati sono stati integrati in mappe interattive e applicazioni digitali per favorire la fruizione turistica e la pianificazione territoriale sostenibile. Il progetto ha dimostrato come il patrimonio fluviale, spesso trascurato, possa diventare leva di rigenerazione culturale e sviluppo locale.
  • Nel progetto “Verso un Contratto di Fiume per il Serchio”, promosso dalla Provincia di Lucca, la catalogazione delle risorse territoriali ha rappresentato una fase fondamentale del processo partecipativo. Attraverso la redazione di tre dossier tematici, sono state sistematizzate informazioni relative al patrimonio culturale, ambientale e infrastrutturale del tratto fluviale pilota. La raccolta dati ha incluso elementi materiali (beni architettonici, infrastrutture storiche) e immateriali (pratiche locali, usi del territorio, narrazioni comunitarie), contribuendo alla costruzione di una base conoscitiva condivisa. I tavoli tematici hanno integrato analisi SWOT partecipate e scenari di sviluppo locale, favorendo una lettura multidisciplinare del paesaggio fluviale. Il processo ha generato una mappatura coerente e funzionale alla definizione del Piano di Azione e alla selezione di progetti volti alla valorizzazione del patrimonio culturale fluviale.
  • La “Via dei Mulini ad acqua del Casentino”, promossa dall’Ecomuseo del Casentino, è un itinerario che collega cinque strutture, tra cui il Molin di Bucchio, ancora funzionante. L’Ecomuseo ha redatto un primo progetto di valorizzazione e ha attivato il percorso per la costruzione di una ‘comunità patrimoniale’ specifica. 

Possono ipotizzarsi i seguenti soggetti attuatori: università e enti di ricerca, artigiani locali, professionisti ed esperti di settore (urbanisti, architetti, paesaggisti, ecc.), proprietari dei manufatti da riconvertire, imprese e cooperative di comunità, associazioni culturali e di tutela del territorio con il supporto di enti pubblici (Comuni della Valle, Unione dei Comuni, GAL Appennino Aretino).

A2_S3_T3.2  Realizzazione di blue greenways nel rispetto dei valori ecosistemici dell’ambiente fluviale

Gran parte del territorio casentinese è costituito da superfici boscate e arbustive che rappresentano un’importante opportunità per la pianificazione e la valorizzazione sostenibile di infrastrutture verdi e blu, anche in corrispondenza dei corsi d’acqua principali, quali occasioni di arricchimento dell’offerta fruitiva del territorio.

L’Azione si propone di favorire l’accesso pubblico al fiume, nel rispetto dei valori ecosistemici e paesaggistici, promuovendo l’idea di un corridoio sicuro e connettivo con funzione di nuovo spazio pubblico a scala intercomunale. Più in particolare, intende rileggere l’articolata rete degli spazi verdi pubblici lungo i corsi d’acqua mediante l’integrazione dei percorsi e degli accessi esistenti, di cui valutarne l’attuale sostenibilità, con eventuali nuovi accessi all’acqua, punti di osservazione, ponti, ecc., recuperando, preservando e promuovendo le viste aperte sul fiume.

L’obiettivo è di creare, mediante blue greenways (infrastrutture lungo i corsi d’acqua volte a favorire la mobilità dolce e la fruizione sostenibile del paesaggio) o mediante strumenti informativi, una continuità tra questi spazi verdi e un sistema pubblico che comprenda accessi attrezzati, parchi, luoghi di aggregazione, punti fluviali di interesse storico e tratti fluviali non attrezzati, ma conosciuti e frequentati dalle comunità locali.

A sua volta, questa rete di fruizione fluviale potrà essere utilmente connessa con i più interni percorsi escursionistici e i principali cammini regionali e territoriali (ad es., Via di Francesco, Vie della Transumanza, Ciclovia dell’Arno, ecc.) (T3.1 “Luoghi e cammini della spiritualità e dell’identità culturale).

Per garantire la sostenibilità di questi interventi, l’Azione prevede uno studio di dettaglio degli ecosistemi fluviali coinvolti, analizzando lo stato di conservazione, il valore naturalistico, la presenza di habitat o stazioni di specie tutelate, la vulnerabilità e la propensione alla fruizione. Questo studio permetterà di individuare le aree più adatte alla fruizione e di escludere quelle di alto valore da lasciare indisturbate, che dovranno costituire la maggioranza dei tratti fluviali.

A questa analisi andrà affiancata una verifica degli attuali usi degli ecosistemi fluviali per fini turistici e sportivi, dell’accessibilità dei luoghi e della presenza di criticità o potenzialità, con l’obiettivo di valutare la sostenibilità delle attività esistenti e ipotizzare nuovi luoghi da fruire e nuove modalità d’uso.

Una volta individuate le aree vocate, già utilizzate o utilizzabili, sarà necessario stabilire le soglie di sostenibilità in termini di numero di presenze, con possibili sistemi di regolamentazione, come parcheggi a numero limitato e prenotazioni. Su tali aree potranno essere realizzati interventi di riqualificazione fluviale anche mediante l’aumento della continuità longitudinale e trasversale della vegetazione ripariale. Il complessivo sistema di fruizione sostenibile potrebbe essere gestito, attraverso un apposito regolamento, dall’Unione dei Comuni e dall’Ente Parco Nazionale e promosso mediante depliant, cartografie, siti dedicati e pannelli informativi.

Le entrate derivanti dai parcheggi e altre forme di gestione potrebbero costituire una risorsa utile per finanziare interventi di riqualificazione fluviale.

Si segnalano due buone pratiche significative.

  • La “Greenway del Nera”  è costituita da percorsi sterrati, percorribili a piedi, in bicicletta o a cavallo, che costeggiano il fiume Nera, in Umbria. L’infrastruttura raccorda diversi tracciati: itinerari Benedettini, la Via Francigena, l’ex ferrovia Spoleto-Norcia. Per facilitare la fruizione, il tracciato è stato suddiviso in 16 tratti, molti dei quali ad anello per tornare al punto di partenza senza ripercorrere la stessa strada.
  • All’interno delle pagine web “Terre di Lunigiana”,  dedicate alla valorizzazione turistica delle risorse culturali, enogastronomiche, paesaggistiche e naturalistiche del territorio lunigianese, un’apposita sezione illustra diversi punti di accesso fruibili al sistema fluviale e torrentizio della Lunigiana. Cascate e piscine naturali vengono descritte in termini di accessibilità e valori ambientali e culturali presenti, anche mediante foto e video.
  • “Girona’s Shore” è una rete di progetti e iniziative autogestite che mira a riqualificare, sviluppare e gestire gli spazi verdi periurbani trascurati di Girona, in Catalogna, trasformandoli in un’infrastruttura verde multifunzionale. Il progetto reimmagina una conurbazione verde e aperta, un’estesa città in cui la natura è un bene strategico accessibile a tutti. Per realizzare questa ambizione, nel tempo è stato sviluppato un processo a basso costo e replicabile, utilizzando vari strumenti di progettazione.

I soggetti attuatori di questa Azione potrebbero identificarsi in università e enti di ricerca, professionisti ed esperti di settore (urbanisti, architetti, paesaggisti, ecc.), imprese e cooperative di comunità, proprietari dei terreni e manufatti lungo i corsi d’acqua, associazioni culturali e sportive, con il supporto di Unione dei Comuni e Comuni della Valle.

A3_S3_T3.2  Miglioramento della fruibilità del paesaggio fluviale del Casentino

L’Azione è finalizzata a rendere i percorsi lungo i corsi d’acqua più accessibili, confortevoli, comunicativi e sicuri per un ampio pubblico, incluse le persone disabili (A3_S2_T3.1 “Dotazione di attrezzature e servizi”).

L’accessibilità viene intesa come una classe di requisiti in relazione reciproca (raggiungibilità, praticabilità, comunicatività, comfort, mobilità, sicurezza d’uso, ecc.). L’Azione, dunque, non si limita al superamento delle barriere architettoniche di tipo fisico (anche mediante la disponibilità di ausili per la mobilità alternativi alla tradizionale sedia a ruote), ma intende migliorare anche il grado di accessibilità percettiva (orientamento e wayfinding, valorizzazione delle ‘tracce’ acustiche, olfattive e aptiche disponibili) e cognitiva (accessibilità ai contenuti ecologici e culturali) del paesaggio fluviale del Casentino facendo ricorso a soluzioni tradizionali e digitali, quali segnaletica multisensoriale, supporti tattili e app di orientamento.

L’Azione prevede un’analisi dettagliata dei diversi problemi di accesso riferiti ai principali profili d’utenza. Seguono le fasi programmazione, progettazione, esecuzione e monitoraggio degli interventi secondo i principi e la metodologia del Piano per l’Accessibilità (Lauria, 2012) (S1_ T4.1 “Piano Intercomunale per l’Accessibilità”).

 

Il progetto Eridano rappresenta un esempio significativo di valorizzazione e miglioramento della fruibilità del paesaggio fluviale attraverso l’uso di tecnologie digitali e la narrazione immersiva. Ideato come sistema museale diffuso, l’iniziativa si propone di ricostruire relazioni tra storia, luoghi e paesaggi nel territorio di Ferrara, restituendo ai fruitori i valori storico-archeologici e ambientali del paesaggio fluviale del Po. Il progetto integra tecnologie digitali, tra cui software open-source per la cartografia tematica, come QGIS, e ricostruzioni virtuali immersive fruibili tramite visori di realtà virtuale, ampliando l’accessibilità e l’esperienza sensoriale del patrimonio fluviale (Massarente, Biancardi & Suppa, 2020).

 

I soggetti attuatori di questa Azione potrebbero essere: università e enti di ricerca, architetti e paesaggisti, esperti in accessibilità e progettazione inclusiva, esperti in comunicazione e wayfinding, artigiani locali, enti gestori del territorio e delle aree fluviali.

A4_S3_T3.2  Produzione di energia da fonti rinnovabili attraverso impianti ecosostenibili

L’Azione mira alla realizzazione di piccoli impianti per la produzione di energia elettrica lungo i corsi d’acqua del Casentino. L’obiettivo è produrre energia rinnovabile mediante il recupero e la riconversione di mulini e gore presenti, nel rispetto degli ecosistemi e dei paesaggi fluviali e utilizzando tecnologie ambientalmente sostenibili. Gli interventi di rifunzionalizzazione del patrimonio storico per finalità di produzione di energia elettrica sostenibile e su base locale devono avvenire minimizzando l’impatto delle tecnologie adottate sugli ecosistemi fluviali, la flora, la fauna ittica e anfibia e mantenendo al tempo stesso un approccio sensibile ai valori storico e paesaggistici del contesto di intervento. 

L’Azione prevede la redazione di uno studio preliminare finalizzato a verificare la presenza di aree e tratti fluviali e torrentizi potenzialmente idonei alla realizzazione di centrali micro e miniidroelettriche a basso salto, generalmente in grado di produrre tra i 50 e i 500 kW di energia.

Successivamente, occorrerà selezionare le aree ove la realizzazione di questo tipo di impianti può risultare paesaggisticamente, ecologicamente ed economicamente compatibile.

La realizzazione degli impianti dovrà essere ammessa esclusivamente in corrispondenza di strutture esistenti, quali briglie, opere idrauliche, vecchi mulini, previa verifica della loro attuale funzionalità a fini idraulici. Tale valutazione dovrà essere condotta alla luce del recente Regolamento UE sul Ripristino della Natura (2024), che promuove la riqualificazione degli ecosistemi fluviali anche attraverso l’eliminazione delle infrastrutture trasversali, quali vecchie briglie, che non svolgono più funzioni idrauliche. Limitatamente alle strutture che hanno una funzione idraulica e agli antichi mulini che necessitano di interventi di recupero, occorre valutare la fattibilità di un loro riuso per la produzione di energia idroelettrica. Tale valutazione dovrà considerare esclusivamente aree accessibili (escludendo, cioè, la necessità di realizzare nuove strade di accesso), scartando le aree di alto corso e quelle ad alta naturalità e qualità ecosistemica e della vegetazione ripariale e con presenza di popolazioni ittiche autoctone di interesse comunitario.

Da privilegiare interventi sull’asta principale dell’Arno in grado di associare la realizzazione di un impianto idroelettrico ad una più complessiva riqualificazione di tratti fluviali degradati, realizzando complementari interventi di ricostituzione di fasce ripariali arboree (A1_S2_T3.2 “Rinaturalizzare le aree perifluviali e golenali, le sponde dell’Arno e il reticolo idrografico minore del fondovalle del Casentino”).

L’Azione prevede il coinvolgimento attivo delle comunità locali nella gestione e manutenzione degli impianti, eventualmente anche con forme di incentivo finanziario a tali attività.

L’Azione si propone di generare benefici economici per la comunità locale e, al tempo stesso, di sensibilizzare la popolazione sull’importanza dell’utilizzo di risorse energetiche rinnovabili favorendo la creazione di imprese o cooperative di comunità che si facciano carico della manutenzione e gestione degli impianti, ricavando profitto dalla produzione e assicurando un uso locale dell’energia prodotta. È prevista, inoltre, l’implementazione di un sistema di monitoraggio così da garantire il controllo in tempo reale delle tecnologie utilizzate e per verificare gli eventuali effetti sull’ecosistema fluviale (Indice Biotico Esteso_IBE, Indice Qualità Morfologica_IQM) e il mantenimento di un adeguato deflusso ecologico (quale evoluzione del deflusso minimo vitale).

 

Nel borgo appenninico di Molini, nel Comune di Fraconalto (AL), è stato avviato uno studio per la rifunzionalizzazione di tre mulini storici, localizzati lungo il Rio della Noci. L’intervento prevede l’installazione di micro-impianti idroelettrici a basso salto, con potenze comprese tra i 3 e i 5 kW, sfruttando dislivelli esistenti di 3-4 metri. L’obiettivo è produrre energia rinnovabile in autoconsumo, nel rispetto degli ecosistemi fluviali e del contesto paesaggistico. Le turbine, integrate all’interno delle strutture originarie, sono progettate per operare in flusso continuo, senza alterare il deflusso minimo vitale. Lo studio preliminare ha incluso la mappatura delle gore e delle condotte storiche, analisi di compatibilità ambientale e valutazioni sull’impatto su flora, fauna ittica e anfibia. Il progetto rappresenta un esempio di valorizzazione del patrimonio idraulico tradizionale, coniugando sostenibilità energetica, tutela ecologica e recupero architettonico in un’area interna.

 

Tra i soggetti attuatori di questa Azione potrebbero figurare: Regione Toscana, Unione dei Comuni, Comuni del Casentino, Consorzio di Bonifica, Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale, imprese e cooperative di comunità, agricoltori, associazioni di tutela ambientale, università, enti di ricerca, esperti in gestione ambientale e fluviale.

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Ultimo aggiornamento

07.11.2025

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