La Legge disciplina l’integrazione tra educazione, istruzione, orientamento, formazione professionale e lavoro, prevedendo la cooperazione tra soggetti pubblici e privati (istituzioni, scuole, associazioni e imprese) attraverso accordi e intese di rete. Prevede un impianto di programmazione e gestione degli interventi educativi e formativi per ambito territoriale individuando funzioni e ruoli sia a livello comunale sia a livello sovra-comunale. Prevede una gestione associata delle funzioni e dei servizi di competenza comunale nell’ambito delle Zone sociosanitarie ovvero, in accordo tra i Comuni interessati, nell’ambito dei livelli ottimali di esercizio delle funzioni. Questa articolazione ha favorito, in alcuni casi, anche l’attivazione di processi di policy learning per i governi locali chiamati a operare nell’integrazione tra processi top-down e processi bottom-up per la costruzione di piani di programmazione territoriale. Nel Regolamento attuativo della legge è esplicitato, infatti, l’impegno degli enti locali ad attivare la relazione e la cooperazione tra i soggetti pubblici e privati impegnati a vario titolo. Negli anni l’applicazione della L.R. 32/2002 ha innescato meccanismi di attivazione della società civile nelle sue diverse forme organizzative dando origine anche a pratiche pattizie di diverso livello e finalità per la formalizzazione dei processi di governance previsti dalla norma. Il grado di formalizzazione di queste forme di partnership spazia da accordi formali (Patti territoriali) a cooperazioni informali o ad hoc (Partenariati di innovazione). Uno strumento significativo è stato rappresentato dai Patti o accordi territoriali variamente formalizzati che, al di là del prodotto, hanno spesso esplicitato e formalizzato processi informali di collaborazione, favorendo la diffusione e lo sviluppo di conoscenza, configurandosi come spazi o condizioni di apprendimento, di consumo e di produzione di conoscenza in grado di incidere sullo sviluppo del territorio. Il rispetto delle indicazioni presenti nella normativa, a livello territoriale richiede l’individuazione delle componenti del modello di sistema educativo locale nei suoi diversi livelli: (1) Livello politico-strategico (Conferenza dei Sindaci), (2) Livello istituzionale di programmazione, (3) Livello di concertazione (Tavoli/Gruppi di Lavoro), (4) Livello gestionale di coordinamento (struttura di gestione e di coordinamento delle reti di progetto, in grado di fare la regia dei tavoli - CRED) e (5) Livello operativo delle azioni realizzate dai diversi soggetti sottoscrittori. L’obiettivo di politica culturale di una tale operazione è attivare un meccanismo locale per la costituzione di spazi istituzionali di pianificazione, gestione e monitoraggio in un’ottica di educazione permanente. Nel caso dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino (che ha assunto una parte delle funzioni svolte un tempo dalla Comunità Montana), il livello gestionale, che come accennato costituisce un elemento di grande importanza, è stato attribuito al CRED.
Ultimo aggiornamento
08.07.2025