Nell’immaginario collettivo, il Casentino è associato spesso alle pievi romaniche. Questo territorio è infatti fortemente caratterizzato dalla presenza di chiese medievali costruite in questo stile sobrio e austero. Si tratta, in particolare, di cinque edifici: (1) la Pieve di San Pietro a Romena (nel Comune di PratovecchioStia), (2) la Pieve di Santa Maria Assunta a Stia, (3) la Pieve di Santa Maria Assunta a Montemignaio, (4) la Pieve di San Martino a Vado (nel Comune di Castel San Niccolò), e (5) la Pieve di Sant’Antonino a Socana (nel Comune di Castel Focognano).
L’edificazione di queste pievi ‒ che risale a un periodo abbastanza limitato di tempo, dal 1150 al 1170 ‒ è connessa all’organizzazione religiosa cristiana delle campagne dell’Alto Medioevo e al controllo vescovile che le diocesi di Fiesole e di Arezzo esercitavano sui territori. Attorno alle pievi si concentravano i diritti di sepoltura e di battesimo delle comunità e dalle pievi dipendevano le chiese minori. Per tale ragione, la maggior parte delle pievi romaniche del Casentino si trova lungo la sponda destra dell’Arno, lungo una direttrice identificata da alcuni studiosi come “Via delle Pievi battesimali” o “Via Maior”. Questa storica strada di origine etrusco-romana si sviluppa nella Valle da nord verso sud. Lungo il percorso – che partiva dalla Cassia Vetus, nei pressi del romanico Ponte Buriano, e si dirigeva verso il Mugello – nel corso del tempo si sono insediate diverse pievi romaniche, alcune delle quali oggi scomparse o profondamente trasformate, tra cui: la Pieve di Sietina, nei pressi di Castelluccio, la Pieve di San Martino, vicino a Capolona, la Pieve di Socana, la Pieve di Santa Maria, a Buiano, la Pieve di San Martino a Vado, presso Strada in Casentino, la Pieve di Romena e la Pieve Santa Maria Assunta di Stia. A queste si aggiunge l’Abbazia di Strumi, importante presidio monastico medievale. La Via delle Pievi battesimali è stata progressivamente abbandonata in età moderna, da quando sono state preferite le direttrici di fondovalle.
Nel corso della ricerca REACT sono emerse criticità relative alla fruibilità delle pievi, solitamente accessibili solo in fasce orarie ristrette e prive di un sistema informativo efficace. In diversi casi, l’accesso ai siti è regolato da soluzioni estemporanee, come avvisi affissi sulla porta d’ingresso chiusa, che riportano il recapito telefonico di una persona da contattare – solitamente un volontario – non sempre reperibile.
La difficoltà di garantire l’accesso a beni di proprietà privata ad uso pubblico, come gli edifici religiosi, è in molti casi connessa alla carenza di risorse economiche e umane che possano garantire la vigilanza degli edifici durante l’apertura e le esigenze di tutela. In tempi passati, infatti, l’accesso libero e incontrollato agli edifici religiosi ha prodotto il furto di opere d’arte e oggetti preziosi. D’altro canto, le criticità legate alla fruizione mettono a rischio la valorizzazione del patrimonio. Come espresso dall’art. 6 del Codice dei Beni Culturali (D.Lgs. 42/2004), la valorizzazione comprende tutte le attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzo e fruizione pubblica del medesimo per il beneficio della comunità e per lo sviluppo del turismo.
La Strategia prevede una serie di Azioni volte a migliorare la valorizzazione delle pievi del Casentino, attraverso una gestione più efficiente e una fruizione ottimizzata. Tuttavia, è necessario tenere conto dei potenziali rischi che potrebbero compromettere l’efficacia e la sostenibilità degli interventi. In particolare, potrebbero emergere tensioni tra i diversi attori da coinvolgere nella gestione e nella valorizzazione del patrimonio e le due diocesi proprietarie delle pievi (Fiesole e Arezzo) così come conflitti tra le esigenze di culto espresse dai fedeli e le aspettative dei visitatori.
Un ulteriore rischio potenziale è rappresentato dalla tendenza a una commercializzazione eccessiva del patrimonio religioso. Interventi focalizzati in modo predominante sulla valorizzazione turistica possono compromettere l’autenticità delle pievi e la loro dimensione spirituale e contemplativa, intimamente connessa al paesaggio circostante. Il pericolo è quello di ridurre tali spazi a semplici attrazioni da fruire superficialmente, con il rischio di alienare le comunità locali e indebolire il senso di appartenenza e responsabilità nei confronti di un patrimonio di eccezionale bellezza e autenticità. Per evitare tali derive, sarà indispensabile definire linee di indirizzo chiare e condivise per le iniziative proposte, in modo da garantire la piena tutela dell’integrità e dell’autenticità del patrimonio, nel rispetto delle celebrazioni liturgiche e delle pratiche religiose ancora vive nei luoghi in cui esse si svolgono.
Potenziali soggetti promotori di questa Strategia potrebbero essere le Autorità religiose proprietarie delle pievi, l’Unione dei Comuni (Ambito Turistico) e le associazioni religiose. I soggetti attuatori saranno indicati caso per caso sulla base delle peculiarità delle singole Azioni.
Alla Strategia S2_T4.2 sono sottesi i Principi di rigenerazione REACT indicati in grassetto nell’elenco che segue:
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P1. Conoscenza |
P2. Recupero |
P3. Salvaguardia |
P4. Valorizzazione |
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P5. Governance |
P6. Coesione sociale |
P7. Dotazioni di servizi |
P8. Gestione |
L’Azione propone di stabilire una collaborazione tra le autorità religiose proprietarie delle pievi, le autorità civili e la comunità locale, attraverso forme di partenariato pubblico-privato volte a garantire una più efficace fruizione pubblica di questi beni culturali.
L’Azione si ispira ai principi della Convenzione di Faro (2005) del Consiglio d’Europa, che promuove l’idea di “comunità di eredità” (S2_T2.1 “Valorizzazione del capitale sociale rappresentato dagli enti del Terzo Settore in ambito educativo e culturale per rigenerazione del paesaggio culturale”). Questo approccio separa la responsabilità di tutela dei beni culturali, affidata ai proprietari (pubblici o privati), dall’interesse collettivo a partecipare alla loro cura e salvaguardia. Tale interesse coinvolge tutti gli attori, sia singoli che organizzati, in conformità con lo spirito di sussidiarietà previsto dall’art. 118, comma 4 della Costituzione della Repubblica Italiana, promuovendo una gestione condivisa e partecipativa del patrimonio culturale.
L’apertura delle pievi del Casentino e l’accoglienza dei visitatori potrebbero essere affidate a soggetti del Terzo Settore, come associazioni culturali, cooperative e fondazioni.
Una buona pratica di riferimento è rappresentata dalla esperienza di partecipazione alla gestione della Canonica Regolare di Santa Maria di Vezzolano, presso Albugnano (Asti). Nel 2015, la Direzione Regionale Musei del MiBACT ha affidato all’Associazione di Promozione Sociale “InCollina”, operante tra astigiano e torinese, il compito dell’apertura, dell’accoglienza dei visitatori e della vigilanza. Non si tratta della semplice esternalizzazione di un servizio, ma di una modalità di sussidiarietà che promuove un rapporto di collaborazione tra l’istituzione pubblica statale, l’autorità religiosa proprietaria del bene e la comunità locale.
L’Azione potrebbe essere implementata da: le autorità religiose proprietarie delle pievi, l’Unione dei Comuni, i Comuni del Casentino ed enti del Terzo Settore, quali associazioni culturali, cooperative e fondazioni, impegnate nella valorizzazione del patrimonio storico e paesaggistico locale.
Per garantire un approccio strutturato e coordinato, l’Azione propone di definire un “Programma operativo per la valorizzazione turistica delle pievi del Casentino”. Tale strumento è volto a pianificare attività e strumenti da attivare in tempi prestabiliti, al fine di rafforzare l’identità culturale e spirituale del territorio, promuovere la conoscenza del patrimonio religioso e generare ricadute positive per le comunità locali.
Il Programma dovrà definire obiettivi chiari, fasi di lavoro articolate e modalità di coordinamento tra i diversi attori coinvolti. Particolare attenzione sarà riservata alla pianificazione delle risorse economiche e umane necessarie per la fruizione, l’accoglienza e la promozione delle pievi, tenendo anche conto delle celebrazioni liturgiche e delle esigenze di tutela.
L’elaborazione del Programma operativo potrebbe essere affidata all’Ecomuseo del Casentino in collaborazione con le Autorità religiose proprietarie dei beni e con l’Ambito Turistico del Casentino.
L’Azione prevede la realizzazione di un’attività sistematica di catalogazione e schedatura delle pievi romaniche del Casentino, finalizzata a restituire uno strumento utile alla conoscenza e alla promozione turistica del patrimonio religioso locale.
L’attività sarà preceduta da un’analisi preliminare per raccogliere informazioni sullo stato di conservazione, sulla fruibilità, sul contesto paesaggistico e sulla funzione delle pievi. Successivamente, sulla base di criteri omogenei, si procederà con la schedatura dei singoli manufatti, includendo una sintetica descrizione storica, artistica e architettonica, oltre a informazioni sulla fruibilità e le modalità di accesso. Il sistema informativo potrà essere arricchito con risorse multimediali (immagini, video, testimonianze) e collegato a piattaforme digitali già esistenti.
L’Azione potrebbe essere attuata dall’Ecomuseo del Casentino, in collaborazione con le autorità religiose proprietarie dei beni e con il supporto scientifico di università e enti di ricerca.
L’Azione prevede di utilizzare il sito internet già esistente dell’Ambito Turistico del Casentino come strumento principale di promozione delle cinque pievi della Valle.
Per il successo di questa iniziativa, è necessario un forte impegno nell’elaborazione di contenuti affinché siano completi, aggiornati e attrattivi, così da facilitare la raccolta delle informazioni necessarie da parte di visitatori e fedeli. Ad esempio, il sito dovrebbe ospitare le schede informative delle pievi casentinesi la cui realizzazione è proposta nell’Azione precedente, integrate con informazioni essenziali riferite a: orari di apertura con previsione di orari estesi durante la stagione turistica e ridotti nei periodi di minore affluenza; raggiungibilità e accessibilità dei luoghi e dei servizi; visite guidate; eventuali eventi speciali; prenotazione online per le visite guidate e per le iniziative culturali svolte presso le pievi (ad es., concerti di musica sacra).
L’Azione potrebbe essere attuata dall’Ambito Turistico del Casentino, supportato dai Comuni del Casentino, associazioni culturali ed enti del Terzo Settore.
Cogliendo il suggerimento espresso da don Luigi Verdi durante un sopralluogo svolto presso la Fraternità di Romena, l’Azione prevede l’organizzazione di un Festival della Spiritualità, volto a promuovere il patrimonio religioso del Casentino. Il Festival si propone di incentivare il turismo religioso, valorizzando non solo le pievi romaniche, ma anche i borghi che le ospitano e i monasteri, le abbazie, gli eremi e le foreste sacre che punteggiano il territorio. L’iniziativa intende contribuire al rafforzamento del tessuto sociale locale, sostenendo l’economia del territorio e consolidando il senso di appartenenza e di comunità.
Il Festival potrebbe rappresentare, inoltre, un’occasione privilegiata per favorire la riflessione sul significato della spiritualità nella contemporaneità, promuovendo il dialogo tra diverse espressioni religiose. Durante le giornate dell’evento, le pievi e l’antica Via delle Pievi battesimali potrebbero accogliere un ampio ventaglio di attività culturali, tra cui conferenze, concerti, visite guidate e laboratori tematici, consentendo ai partecipanti di esplorare la profonda eredità religiosa del territorio, approfondendo la conoscenza delle sue radici spirituali e culturali.
L’Azione potrebbe essere attuata dall’Ecomuseo del Casentino, in collaborazione con le Autorità religiose proprietarie dei beni e con l’Ambito Turistico del Casentino.
Il recupero e la valorizzazione dell’itinerario della Via delle Pievi battesimali costituisce una chiave di accesso fondamentale per la fruizione delle pievi romaniche del Casentino. La riattivazione di questo cammino religioso offrirebbe l’opportunità di ristabilire i legami storici e culturali tra i diversi manufatti religiosi e il contesto paesaggistico della Valle.
L’Azione rimanda alla Strategia S3_T3.1 (“Comunicazione e promozione di nuove forme di narrazione degli itinerari culturali del Casentino in connessione con le risorse culturali circostanti”).
L’Azione potrebbe essere affidata alle autorità religiose proprietarie delle pievi, agli enti locali competenti per la gestione del territorio, all’Ambito Turistico del Casentino, alle associazioni culturali e ambientaliste attive nella valorizzazione del patrimonio storico e paesaggistico e a università e enti di ricerca.
Ultimo aggiornamento
28.10.2025