Assumere il paesaggio culturale come chiave di lettura di un’area interna richiede l’armonizzazione di metodi, tecniche e strumenti di rilevazione e intervento che sappiano integrare e portare a coerenza prospettive di analisi propri di specifiche discipline, così come saperi professionali differenti e saperi d’uso delle comunità.
Il paesaggio culturale, come concetto guida, richiede un’impostazione capace di indagare le diverse dimensioni del territorio per arrivare ad una visione complementare e comprensiva di insediamenti ed emergenze architettoniche, paesaggi coltivati e sistemi naturali, forme di organizzazione comunitaria, patrimonio culturale, materiale e immateriale.
Processi di rigenerazione che assumono la categoria di paesaggio culturale secondo una prospettiva people-centered necessitano di modalità adeguate non solo per indagare le componenti naturali, culturali e antropiche, ma anche per rilevare la percezione che le comunità territoriali hanno del ‘proprio’ spazio di vita.
Individuare, esplorare e comprendere le risorse patrimoniali e umane che caratterizzano un’area interna richiede la definizione e l’applicazione di procedure e strumenti di raccolta e analisi dei dati capaci di favorire il dialogo tra punti di vista settorialmente connotati, con l’obiettivo di arrivare a una sintesi capace prefigurare processi di sviluppo territoriale compatibili dal punto di vista ecologico e ambientale, socialmente inclusivi, economicamente sostenibili e basati sulla partecipazione attiva e consapevole delle comunità locali.
Nella presente Sezione sono presentati esempi di processi, metodi e strumenti coerenti con una prospettiva people-centered, fondata sul coinvolgimento e sulla collaborazione con le comunità territoriali. Ne deriva un flusso operativo integrato e coerente, sia sul piano metodologico che su quello strumentale [Fig. 4]. Questo approccio, in linea con le principali raccomandazioni europee in materia di patrimonio culturale (Council of Europe, 2005; European Commission, 2018; UNESCO, 2019), è quello adottato dalla ricerca REACT.
Fig. 4 – Diagramma di flusso del processo di costruzione di una strategia territoriale. (Elaborazione di Giulia Biagi e Matteo Mengoni)
Attivare gli attori strategici del territorio
Nel quadro delineato nel paragrafo precedente, l’attivazione degli attori strategici del territorio rappresenta un passaggio fondamentale. Il processo di attivazione parte con l’identificazione degli stakeholder. Questo processo non può essere, tuttavia, inteso come una semplice individuazione e mappatura dei principali interlocutori territoriali, ma implica l’individuazione di tutte le forme più o mento strutturate in cui la comunità si esprime si organizza, così come delle relazioni collaborative in essere, delle reti fiduciarie fondate sul riconoscimento reciproco di ruoli, responsabilità e visioni.
Il coinvolgimento attivo delle persone e delle organizzazioni va oltre la semplice consultazione o informazione: porre al centro le persone nei processi di rigenerazione significa attivare le comunità in quanto risorsa fondamentale. Vuol dire porre le premesse per forme di collaborazione che rendano 5.2.1. Attivare gli attori strategici del territorio possibile l’integrazione di punti di vista differenti: dalla messa a fuoco dei problemi, all’individuazione delle priorità (tenendo in considerazione le diverse aspettative e visioni), alla partecipazione a processi decisionali per la pianificazione e la realizzazione degli interventi.
Riconoscere il valore della comunità significa poterla considerare come parte centrale e imprescindibile del patrimonio di risorse che caratterizza un territorio. Il riconoscimento del capitale umano e sociale implica la considerazione di una dimensione delle aree interne che può essere pienamente valorizzata nel suo essere un ‘capitale’, solo se ne viene riconosciuta l’esistenza e valorizzata l’autonomia di organizzazione e gestione.
Come precedentemente accennato, la quantità e la qualità del capitale sociale di una comunità impatta sulla capacità della comunità stessa di gestire il cambiamento, in quanto consente di individuare, selezionare e attivare un patrimonio di conoscenze materiali e immateriali per trovare soluzioni ai problemi emergenti. Il capitale sociale, infatti, è patrimonio di una comunità e la sua validità dipende di fatto dalla sua contestualizzazione, dal suo essere parte integrante di un territorio. Il capitale sociale, infatti, può crescere se consapevolmente riconosciuto come incorporato nella comunità territoriale, nella sua storia e nella sua cultura, nelle competenze costruite con lunghi e profondi processi di apprendimento. È un sistema di saperi e relazioni che permette ad una comunità di riconoscersi come tale e quindi, di esprimersi e generare continuamente il proprio futuro.
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Nella ricerca REACT, il processo di conoscenza e attivazione dei principali portatori di interesse sul territorio casentinese è stato sviluppato sin dalla fase esplorativa iniziale, mediante un’indagine osservativo-descrittiva che ha consentito di mappare la rete degli stakeholder ed esplicitare le loro relazioni. Nell’allegato viene riportata la metodologia seguita. Vedi: Del Gobbo, G., Biagi, G., Biggeri, M., De Maria, F., Grisolini, L., Mengoni, M., Mezzapesa, C., Orlandi, A., Naldi, E., Pancani, G., Rosini, L. & A. Rossi. 2023. Indagine esplorativa sul paesaggio culturale del Casentino. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17556894> |
Conoscere il territorio
La mappatura e l’attivazione degli stakeholder e delle forme di organizzazione comunitaria rappresenta la prima fase di conoscenza del territorio, la cui esplorazione in profondità è possibile solo grazie e attraverso la comunità stessa. In tal modo è possibile superare la mera raccolta di dati e trasformare la fase di esplorazione in atto riflessivo e partecipativo, capace di attivare processi di riconoscimento e valorizzazione delle competenze locali e delle relazioni tra attori, a vantaggio della sostenibilità complessiva degli interventi.
È importante sottolineare come sia sicuramente propedeutica all’avvio della fase di conoscenza diretta di un territorio, un’indagine di sfondo di tipo documentale. L’individuazione di un primo nucleo di letteratura scientifica e divulgativa di base per la conoscenza del territorio, così come il reperimento di documentazione ‘grigia’, consentono di disporre di una prima, anche se non esaustiva, panoramica. La document analysis – intesa come procedura sistematica di raccolta, analisi e interpretazione di dati analogici e digitali – rappresenta un modo per promuovere soluzioni evidence-based allineate con i bisogni e le opportunità reali del territorio, attraverso la raccolta e l’analisi di materiale documentale dei processi rilevanti. La sistematica raccolta e interpretazione dei dati nell’ambito dell’analisi desk rappresenta un pilastro fondamentale anche per la validazione dei risultati. In particolare, l’analisi dei principali documenti di policy connessi allo sviluppo territoriale può fornire le prime informazioni essenziali, così come l’analisi della letteratura grigia e l’esplorazione dei portali istituzionali rendono possibile l’accesso a dati qualitativi e quantitativi preziosi (Bowen, 2009).
Conoscere il territorio significa costruire un quadro conoscitivo ampio e approfondito delle sue risorse attraverso un processo integrato di raccolta, sistematizzazione e interpretazione di dati, fonti e relazioni.
Per costruire un quadro conoscitivo inerente al paesaggio culturale, particolare attenzione va posta ai beni culturali e ai sistemi naturali, al patrimonio locale, alle dinamiche ecologiche e paesaggistiche, alle caratteristiche demografiche e sociali della popolazione, all’accessibilità ai luoghi e ai servizi, al sistema economico locale, alla governance degli insediamenti e alle politiche in atto. L’analisi descrittiva di un territorio si avvale degli esiti dell’analisi documentale e prevede la raccolta e l’organizzazione dei dati per consentire di: analizzare gli elementi informativi essenziali per la comprensione del contesto di studio; identificare le iniziative di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale, passate e in corso, valutandone fattori di successo e quelli di insuccesso; conoscere i luoghi e i caratteri connotanti della vita comunitaria.
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La procedura di revisione della letteratura ha previsto la costruzione di un database relazionale costantemente in grado di rispondere alle esigenze di una ricerca complessa. Il sistema di catalogazione è stato organizzato secondo la ricerca dei metadati e i requisiti delle pubblicazioni scientifiche, ed è stato completato con criteri specifici correlati alle finalità della Ricerca REACT. Vedi: Causarano, P., Del Gobbo, G., De Maria, F., Grisolini, L. & G. Biagi. 2023. Mappatura ragionata delle principali fonti informative e documentarie inerenti al Casentino. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17557009>.
Nella ricerca REACT, la conoscenza del territorio e dei suoi abitanti è stata sviluppata sin dalla iniziale fase esplorativa, attraverso un’indagine osservativo-descrittiva che ha consentito di analizzare gli elementi informativi essenziali per la comprensione del contesto di studio e di identificare le iniziative di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale, passate e in corso, nel territorio casentinese. Vedi: Del Gobbo, G., Biagi, G., Biggeri, M., De Maria, F., Grisolini, L., Mengoni, M., Mezzapesa, C., Orlandi, A., Naldi, E., Pancani, G., Rosini, L. & A. Rossi. 2023. Indagine esplorativa sul paesaggio culturale del Casentino. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17556894> |
Identificare le componenti del paesaggio culturale rilevanti per il territorio
Sulla base degli elementi conoscitivi acquisiti è possibile l’identificazione delle componenti del paesaggio culturale significative per lo sviluppo del territorio stesso. Questo passaggio consente l’individuazione e la categorizzazione di risorse riconosciute dalla comunità quali potenziali leve per la rigenerazione del paesaggio culturale. Le risorse possono assumere un valore trasversale o essere riconducibili a specifiche componenti quali quelle già richiamate nel paragrafo 2.2, che appaiono rappresentative di una grandissima parte di aree interne: il patrimonio agroalimentare e forestale e l’artigianato locale; le tradizioni e le pratiche sociali; le reti paesaggistiche e territoriali; gli insediamenti, gli spazi pubblici e gli edifici.
All’interno di queste componenti è possibile, a titolo esemplificativo, che assumano rilevanza pratiche di recupero e valorizzazione dei prodotti agricoli tradizionali o di valorizzazione del bosco come risorsa ecosistemica oppure pratiche di recupero e valorizzazione dei saperi tradizionali o pratiche di restauro e valorizzazione di edifici storici. Tra queste pratiche è possibile rintracciare e approfondire situazioni in atto sul territorio che possono rappresentare veri casi di studio e trasformarsi in “buone pratiche” da rafforzare, consolidare e su cui far leva per attivare processi endogeni di sviluppo.
L’individuazione di specifici ambiti di intervento consente di passare da un livello generale e comune alle aree interne italiane, a casi specifici contestualizzati, garantendo uno sguardo situato e integrato, a partire dalla considerazione che in un territorio una situazione, benché specifica, possa costituire un’unità euristica utile per la comprensione delle dinamiche culturali e sociali locali.
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Nella ricerca REACT è stato effettuato un articolato processo di selezione che ha portato all’individuazione in Casentino di 4 Aree Tematiche, 10 specifici focus di ricerca rappresentativi di risorse rilevanti per la rigenerazione del paesaggio culturale, definiti Tematismi, e 33 Casi di studio. Vedi: Lauria, A., Pancani, G., Matracchi, P., Belletti, G., Del Gobbo, G., Biggeri, M., Marescotti, A., Mori, P. A., Orlandi, A., Romano, R., De Maria, F., Biagi, G., Branchi, M., Grisolini, L., Mezzapesa, C., Naldi, E., Marconi, S., Mengoni, M. & L. Rosini. 2024. Identificazione dei casi studio rappresentativi della realtà casentinese. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17556821> |
Conoscere le strategie degli altri
La conoscenza e l’analisi di pratiche adottate in altri contesti territoriali costituisce un momento fondamentale nell’elaborazione di percorsi di rigenerazione efficace, in quanto consente alle comunità di esplorare approcci, strumenti e dispositivi già sperimentati, capitalizzando esperienze che possono contribuire all’assunzione di una visione più ampia e prospettica rispetto ai risultati raggiungibili.
L’analisi di iniziative di successo può certamente aiutare nella prefigurazione di processi da seguire, risultati e impatto attesi a partire da quanto è stato già esperito, ma affinché tale confronto non sia casuale, diventa opportuno adottare una procedura metodologica rigorosa e progressiva.
Alla base della selezione vi è l’individuazione di criteri e descrittori pertinenti che consentano di individuare casi di studio effettivamente utili e significativi. A livello generale, nella logica di un approccio integrato allo sviluppo sostenibile dei territori delle aree interne, è possibile considerare come esempi emblematici quei percorsi di rigenerazione capaci di integrare, in una visione ecosistemica partecipazione comunitaria, valorizzazione delle risorse locali, partenariati pubblico-privati, sostenibilità ambientale, investimento sulle competenze. Tali pratiche, infatti, permettono di rilevare modalità per riconoscere e affrontare limiti ricorrenti, come la fragilità economica e sociale dei contesti, l’instabilità delle reti territoriali e la carenza di competenze professionali.
In tal senso, conoscere altre pratiche significa non soltanto apprendere da successi e fallimenti altrui, ma anche alimentare una riflessione critica e generativa in grado di contestualizzare e adattare le esperienze alle specificità dei territori. La comparazione si inserisce, quindi, nella fase conoscitiva con lo scopo di fornire un repertorio critico di riferimenti utili a orientare successive attività di analisi e di intervento.
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L’analisi comparativa tra pratiche territoriali di rigenerazione del paesaggio culturale ha rappresentato una specifica fase della ricerca REACT. È stata articolata in quattro fasi principali: individuazione di 46 casi d’interesse, selezione di 20 buone pratiche (BP), valutazione della loro pertinenza con le strategie e le Aree Tematiche REACT, e approfondimento delle quattro migliori pratiche (MP), una per ciascuna Area Tematica. Vedi: Lauria, A., Fanfani, D., Gisotti, M. R., Biagi, G., Mengoni, M., Mezzapesa, C. & E. Naldi. 2025. La metodologia REACT per la selezione e l’analisi di buone pratiche di rigenerazione del paesaggio culturale delle aree interne italiane. In Lauria. A. (a cura di) Il paesaggio culturale come risorsa per la rigenerazione delle aree interne italiane. pp. 113-131. Soveria Mannelli: Rubbettino. <https://doi.org/10.1400/299524> |
Studiare il territorio con il coinvolgimento degli attori
Nel rispetto dell’approccio place-based già richiamato, anche il coinvolgimento diretto degli attori locali nelle diverse fasi di un processo di rigenerazione richiede di essere pianificato e gestito. Tale coinvolgimento, come accennato, rappresenta una dimensione imprescindibile per garantire la rilevanza, la qualità e la validità dei risultati, secondo una logica di co-produzione della conoscenza. Coinvolgere le comunità locali e attingere ai sistemi esistenti per promuovere soluzioni guidate dalla comunità, consente di attuare politiche più efficaci per costruire futuri sostenibili.
Il diretto coinvolgimento della comunità può avvenire attraverso varie modalità e diversi strumenti: dai più semplici e diffusi incontri pubblici, alle interviste ad attori locali, fino all’organizzazione di tavoli di co-progettazione. Ciò che consente di caratterizzare questi spazi è la finalità e di conseguenza la modalità di impostazione e gestione. Non si tratta semplicemente di comunicare, informare o raccogliere dati dalla comunità, quanto di coinvolgerla in un processo di analisi e riflessione, che consenta di far emergere e portare a consapevolezza elementi non direttamente osservabili, come la percezione collettiva del valore di alcune risorse del paesaggio culturale in relazione alle attività quotidiane e alle prospettive future della comunità stessa. Questo approccio consente di trasformare spazi di confronto in momenti di autoeducazione di comunità, in grado di favorire lo sviluppo di competenze di analisi critica, di valutazione e di co-progettazione per attivare e integrare le esperienze e le conoscenze locali all’interno di processi di costruzione condivisa di strategie di rigenerazione e valorizzazione territoriale. Si tratta di processi che, fondati e gestiti in un confronto strutturato con le amministrazioni pubbliche, possono portare a prefigurare e definire (in alcuni casi consolidare) quadri di governance multilivello.
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La ricerca REACT, grazie a un protocollo di ricerca strutturato, ha sperimentato un approccio collaborativo attraverso una varietà di metodi e strumenti di analisi: interviste, colloqui, rilievi e altri strumenti di analisi sul campo come il Seminario Tematico. Vedi: Biagi, G. & M. Mengoni (a cura di) 2025. Protocollo di ricerca sul campo. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17557030> |
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Del Gobbo, G., De Maria, F., Grisolini, L., Biagi, G., Mengoni, M., Branchi, M., Mezzapesa, C. & E. Naldi. 2025. Metodologia e strumenti operativi REACT per l’analisi sul campo. In Lauria. A. (a cura di) Il paesaggio culturale come risorsa per la rigenerazione delle aree interne italiane. La ricerca REACT_Casentino pp.159-170. Soveria Mannelli: Rubbettino. <https://doi.org/10.1400/299524> Romano, R. 2025. Il seminario tematico REACT: un’esperienza di riflessione, formazione e progettazione interdisciplinare in Casentino. In Lauria. A. (a cura di) Il paesaggio culturale come risorsa per la rigenerazione delle aree interne italiane. pp.283-296. Soveria Mannelli: Rubbettino. <https://doi.org/10.1400/299524> |
Creare un ponte con le amministrazioni e le istituzioni locali
Su questa linea, l’interazione strutturata con le amministrazioni e le istituzioni locali rappresenta uno degli assi portanti al fine di garantire l’efficacia, la legittimità e la sostenibilità delle azioni di rigenerazione. In tale direzione, diventa utile ipotizzare l’istituzione di un Gruppo di Coordinamento Territoriale, con il compito di assicurare un collegamento stabile con gli attori istituzionali del territorio.
L’obiettivo è creare uno spazio stabile e riconosciuto di confronto e di verifica, capace di assicurare l’ancoraggio alle esigenze concrete dei territori e di promuovere l’implementazione di strategie di rigenerazione coerenti, che al tempo stesso alimentino le politiche di sviluppo territoriale. Rappresenta uno strumento funzionale alla sostenibilità istituzionale soprattutto in casi di processi bottom-up che possono essere compromessi da una limitata aderenza a politiche e misure che già incidono e prospettano lo sviluppo di un’area interna.
La costituzione di un Gruppo di Coordinamento Territoriale non è, infatti, esente da rischi. Se il coinvolgimento degli Amministratori è fondamentale, occorre considerare il potenziale impatto di eventi che possono modificare l’assetto politico di un’area, come le elezioni amministrative. Un correttivo, o una misura di contenimento di questo rischio, può essere offerta dal coinvolgimento di figure di carattere istituzionale-amministrativo che possono offrire continuità.
Sempre allo scopo di garantire la sostenibilità politico-istituzionale e normativa dei processi di rigenerazione, è utile individuare e valorizzare spazi di confronto già esistenti e previsti dalla normativa, seppur differenziati e da contestualizzare rispetto a procedure locali – come le Conferenze dei Sindaci o i Tavoli permanenti di concertazione – che possano fungere da piattaforme di dialogo e coordinamento tra i diversi attori territoriali. Riportare la condivisione di progetti o percorsi di rigenerazione all’interno di processi istituzionalmente previsti e consolidati grazie a strutture stabili di coordinamento, aumenta le possibilità di coerenza e integrazione con le politiche territoriali e, di conseguenza, la sostenibilità degli interventi con la presa in carico, da parte dei decisori politici, dei risultati e delle prospettive di sviluppo.
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Nel percorso sviluppato in Casentino, un momento essenziale è stato rappresentato dalla definizione di un protocollo di Intesa con l’Unione dei Comuni Montani del Casentino e con i Comuni di Bibbiena e Pratovecchio-Stia che ha formalizzato la collaborazione tra Ricerca REACT e istituzioni locali. L’interazione costante con la componente amministrativa locale ha rappresentato uno degli assi portanti della metodologia REACT, che nel corso della ricerca ha previsto anche la creazione di un Gruppo di Coordinamento Territoriale (GCT). Il GCT era composto da due sindaci, un assessore dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino, un funzionario tecnico-amministrativo, il referente dell’Ecomuseo del Casentino, il responsabile del Centro Risorse Educative (CRED). Vedi: Università di Firenze. 2023. Protocollo di intesa. Rigenerare i paesaggi culturali delle aree interne in una prospettiva people centered. Borghi storici e territori rurali del Casentino come laboratorio di creatività e innovazione (REACT). Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://www.react-casentino.unifi.it/vp-158-accordi-di-partenariato.html> |
Consolidare e validare i risultati internamente al gruppo di lavoro
In progetti di rigenerazione che prevedono l’apporto e il contributo conoscitivo di prospettive disciplinari e professionali differenti, occorre considerare che, al di là dell’intenzione di procedere in modo integrato e di assumere una prospettiva di lettura ecosistemica, possono essere presenti potenziali rischi che determinano poi un procedere settoriale e frammentario. I rischi – o le sfide – di un approccio olistico sono riconducibili a criticità legate a meccanismi di disgiunzione, che possono condurre ricerca e intervento in direzioni opposte e contraddittorie. Tra queste: la separazione tra l’approccio alla persona e quello alla persona nel contesto; la scissione tra fase di conoscenza/analisi e fase di intervento; l’adozione, nella fase istruttoria, di un’impostazione olistica che si traduce poi in una risposta riduzionista e lineare nella definizione dell’azione.
Per evitare di incorrere in questi rischi, appare opportuno prevedere e formalizzare spazi di confronto tra risultati non concordanti che derivano da percorsi di rilevazione, osservazione e analisi sviluppati in modo parallelo e autonomo, al fine di costruire quadri unitari in cui le evidenze risultino complementari e integrate.
Tra gli strumenti utilizzabili in questa fase di confronto tra risultati non concordanti può essere utile prevedere l’elaborazione collettiva di una analisi SWOT Strategico-Ricognitiva, eventualmente condotta per ogni ambito/contesto significativo sottoposto a esame, e poi arrivare a una meta-analisi trasversale di livello territoriale.
In particolare, può risultare utile uno schema di analisi invertito rispetto alla tradizionale matrice SWOT. Ribaltare la sequenza di analisi può meglio rispondere all’esigenza di individuare e tenere conto sia dei fattori endogeni che esogeni nei processi di rigenerazione. In particolare, nell’identificazione delle Opportunità (O) e delle Minacce (T) possono essere considerati fattori esogeni, legati al contesto esterno e non direttamente influenzabili dagli attori locali, come i cambiamenti nelle politiche pubbliche, le tendenze di mercato, i cambiamenti climatici. I Punti di forza (S) e Punti di debolezza (W) possono essere identificati come fattori endogeni, intrinseci alle buone pratiche individuate, derivanti dalle caratteristiche specifiche del territorio, dalle competenze locali e dalle risorse disponibili. Questa inversione nella sequenza di analisi (OTSW invece di SWOT) si rivela particolarmente utile in una prospettiva strategica, in quanto permette di definire prima il contesto e le sfide esterne, per poi valutare come i fattori interni possano essere utilizzati per sfruttare le opportunità o mitigare le minacce.
Questa analisi può rappresentare la base per lo sviluppo di successive analisi SWOT di tipo strategicopropositivo, da elaborare insieme agli attori locali.
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REACT ha attribuito una particolare rilevanza alla fase di consolidamento e validazione dei risultati, ponendo al centro del processo metodologico il confronto multidisciplinare tra le Unità Operative. A tale scopo sono stati adottati dispositivi collaborativi come il Metaplan e l’Open Space Technology (OST), capaci di favorire la sintesi critica dei dati emersi attraverso strumenti riflessivi e partecipativi. La tecnica OST ha costituito uno snodo metodologico strategico, in quanto ha consentito di ricondurre a sintesi, costruendo una visione di insieme, la pluralità dei dati raccolti attraverso i 33 Casi di studio. Le due sessioni OST sono state dedicate rispettivamente al passaggio dai Casi di studio ai Tematismi e da questi ultimi alle Aree Tematiche. Vedi: Bertocci J., Esposito, G., Ferrannini, A., Gentili, M., Ibba, M., Montorsi, S., Raffini, L. & S. Schweizer. 2024. Protocollo per l’organizzazione e la facilitazione dei Metaplan. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17557077> Biagi, G. & M. Mengoni (a cura di) 2025. Metaplan e Open Space Technology (OST): una proposta di metodo. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17557021> |
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Il flusso di lavoro è ricostruito e descritto in: Del Gobbo, G., Biagi, G. & F. De Maria (2025). Metodologia di ricerca collaborativa, interdisciplinare e multi-metodo. In Lauria. A. (a cura di) Il paesaggio culturale come risorsa per la rigenerazione delle aree interne italiane. La ricerca REACT_Casentino pp. 101-112. Soveria Mannelli: Rubbettino. <https://doi.org/10.1400/299524> |
Consolidare e validare i risultati con gli attori locali
Come accennato nei paragrafi precedenti, l’attivazione delle comunità locali – nelle loro forme organizzate, con il coinvolgimento dei principali stakeholder a differenti livelli oltre che dei singoli abitanti – non caratterizza solo la fase ricognitiva iniziate e la fase finale di restituzione, ma richiede una sua implementazione costante.
La fase di consolidamento e validazione dei risultati di un processo non può prescindere da specifici momenti di confronto diretto con gli attori locali, per condividere gli esiti delle analisi alla comunità territoriale e, al contempo, per integrare nuove istanze e prospettive. Se nella fase iniziale di un processo di rigenerazione l’attivazione può favorire la condivisione e permettere di “co-situare” e contestualizzare il problema – attraverso la convergenza su una questione ritenuta rilevante e meritevole di attenzione – è poi necessario creare le condizioni per continuare a “co-operare”. Questo implica perfezionare progressivamente il modo di interpretare e affrontare il problema, ponendo le basi per una reale “coproduzione” dei risultati, attraverso il confronto nell’analisi dei dati e nella costruzione delle sintesi, elementi fondamentali per una “co-progettazione” efficace.
Così, in continuità con la fase precedente, si pone l’esigenza di un’evoluzione partecipata della riflessione generata dall’analisi OTSW allo scopo di integrare le prospettive emerse nella fase conoscitivo-descrittiva con le visioni e le priorità degli attori del territorio. Diventa opportuna la pianificazione di apposite piattaforme di dialogo e confronto con la comunità. Un metodo sostenibile che si presta a questa funzione è quello del Focus Group in quanto consente il confronto puntuale e dinamico tra stakeholder differenti.
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I quattro Focus Group, uno per ciascuna Area Tematica, della ricerca REACT hanno coinvolto 33 partecipanti provenienti da ambiti diversi: istituzioni, delle produzioni locali, associazioni, imprenditoria, oltre a cittadini comuni. Tale fase aveva l’obiettivo di elaborare collettivamente una SWOT Strategico-Propositiva, con lo scopo di individuare problematiche e opportunità che non erano emerse dallo studio dei casi. I Focus Group hanno costituito la base su cui si è innestato il successivo momento di co-progettazione delle strategie, attraverso il metodo partecipativo del World Café. Vedi: Bertocci, J., Esposito, G., Ferrannini, A., Gentili, M., Ibba, M., Montorsi, S., Raffini, L. & S. Schweizer. 2024. Protocollo per l’organizzazione e la facilitazione dei Focus Group. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17557049> |
Co-produrre le strategie per il territorio con gli attori locali
Nel flusso operativo volto a garantire la partecipazione e la collaborazione, una fase fondamentale è rappresentata dal coinvolgimento della comunità territoriale nell’elaborazione di strategie di azione coerenti e pertinenti rispetto alle analisi condotte. Questo momento consente di approfondire le capacità di pianificazione e progettazione di interventi, basandosi su evidenze e sull’individuazione di priorità, tenendo conto dei fattori esogeni e endogeni che ne possono ostacolare o favorirne l’attuazione.
Uno strumento che può risultare efficace è rappresentato dal World Cafè, basato su un approccio strutturato per facilitare la conversazione e la collaborazione, creando un ambiente informale funzionale a stimolare la discussione e la condivisione di idee su temi specifici. L’obiettivo è quello di favorire la partecipazione attiva, l’ascolto reciproco e la generazione di soluzioni condivise, facilitando un dialogo creativo e la collaborazione tra i partecipanti e promuovendo una riflessione collettiva sulle possibili strategie di valorizzazione del territorio.
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Il World Café “REACTiva Casentino” ha rappresentato uno strumento fondamentale per la co-produzione delle strategie di rigenerazione del paesaggio culturale del territorio, mediante il coinvolgimento attivo degli attori locali. L’iniziativa ha visto la partecipazione di oltre 50 persone provenienti da diversi ambiti. Il World Café ha facilitato l’elaborazione partecipata di strategie localmente fondate, permettendo ai partecipanti di riconoscersi nei risultati e contribuire alla definizione delle azioni da intraprendere. Il metodo si è rivelato particolarmente efficace nel rafforzare la legittimità e l’aderenza delle strategie alle esigenze e alle aspirazioni delle comunità locali. Vedi: Bertocci J., Esposito, G., Ferrannini, A., Gentili, M., Ibba, M., Montorsi, S., Raffini, L. & S. Schweizer. 2024. Protocollo per l’organizzazione e la facilitazione dei World Café. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17557334> |
Validare le strategie con gli attori locali
Un momento decisivo, per consolidare un processo di pianificazione di interventi di rigenerazione e per incentivare una successiva progettualità condivisa, è dato dalla verifica della rispondenza delle proposte di strategie di azione alle esigenze locali. La validazione finale è parte integrante del percorso metodologico, in coerenza con l’approccio partecipativo, e rappresenta una condizione essenziale per generare processi concreti di co-progettazione quali motore di cambiamento fondato su visioni territoriali condivise.
Dalla fase conoscitiva si generano strategie e ipotesi di intervento che devono poi tradursi in iniziative concrete, assunte dai diversi attori locali nel rispetto di specifici ruoli, funzioni, competenze e possibilità operative.
Una valutazione partecipata, oltre alla raccolta di feedback, mira ad alimentare un senso diffuso di appartenenza e responsabilità condivisa, permettendo di confrontare le ipotesi di intervento generate dal processo conoscitivo-descrittivo con le istanze dei soggetti locali, con le loro aspettative e aspirazioni, fornendo un ulteriore contributo alla possibile co-costruzione di soluzioni. Questa fase consente di porre le premesse per superare meccanismi di delega all’istituzione pubblica nella risoluzione dei problemi individuati, completando il processo di lettura della comunità come sistema generativo di conoscenza, potenzialmente in grado, se attivato, di promuovere sviluppo sostenibile. Il coinvolgimento costante (engagement) favorisce, inoltre, dinamiche di interazione sociale fondamentali per la costruzione di capitale sociale, inteso come risorsa pienamente valorizzabile nella misura in cui ne viene riconosciuta l’esistenza e l’autonomia di azione. I processi partecipativi, attraverso micro-azioni costanti e guidate, possono aumentare il loro impatto quando incorporate in un flusso ‘meso’ rappresentato dai processi di rigenerazione.
Infine, la condivisione e valutazione di linee strategiche di intervento pone le basi per successive azioni di valutazione partecipata dei risultati a partire dalla messa a punto di criteri e indicatori.
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L’evento “La Piazza delle Strategie” ha rappresentato l’ultima tappa del processo partecipativo di REACT, dedicata alla validazione pubblica delle strategie elaborate di rigenerazione del paesaggio culturale del territorio coinvolto. L’evento è stato pensato per restituire pubblicamente le Linee guida emerse dalla ricerca, raccogliere feedback dalla comunità locale per ulteriori integrazioni e promuovere un confronto diretto tra i diversi attori del territorio, rafforzando così il legame tra ricerca e pratiche di governance condivisa. L’evento ha previsto una combinazione di strumenti digitali per una partecipazione asincrona attraverso una piattaforma di concertazione online e momenti di confronto in presenza e ha visto la partecipazione di 44 persone. Sono stati raccolti 43 commenti distribuiti su 20 Strategie a cui si aggiungono ulteriori osservazioni formulate sulla piattaforma digitale. Del Gobbo, G. & G. Biagi. 2025. La Piazza delle Strategie. Ricerca REACT, Università di Firenze. <https://doi.org/10.5281/zenodo.17556938> |
Il flusso della dimensione collaborativa, brevemente ricostruito, rende solo parzialmente conto della complessità di un lavoro che si fonda sulla partecipazione e sull’impegno continuativo e sostanziale della comunità. Sviluppare processi collaborative a livello locale richiede di tenere costantemente in considerazione come i processi partecipativi siano influenzati dalle dinamiche politiche e istituzionali e richiedano adattamenti costanti per mantenere il coinvolgimento e la collaborazione dei diversi attori locali. Inoltre, appare fondamentale impostare e gestire intenzionalmente tali processi affinché possano incorporare anche una funzione di capacity building e contribuire allo sviluppo di competenze in linea con i principi di sussidiarietà, partenariato e governance multilivello previste dal Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne. Dalla fase conoscitiva si generano strategie e ipotesi di intervento che devono poi tradursi in iniziative concrete, assunte dai diversi attori locali nel rispetto di specifici ruoli, funzioni, competenze e possibilità operative. Una valutazione partecipata, oltre alla raccolta di feedback, mira ad alimentare un senso diffuso di appartenenza e responsabilità condivisa, permettendo di confrontare le ipotesi di intervento generate dal processo conoscitivo-descrittivo con le istanze dei soggetti locali, con le loro aspettative e aspirazioni, fornendo un ulteriore contributo alla possibile co-costruzione di soluzioni. Questa fase consente di porre le premesse per superare meccanismi di delega all’istituzione pubblica nella risoluzione dei problemi individuati, completando il processo di lettura della comunità come sistema generativo di conoscenza, potenzialmente in grado, se attivato, di promuovere sviluppo sostenibile. Il coinvolgimento costante (engagement) favorisce, inoltre, dinamiche di interazione sociale fondamentali per la costruzione di capitale sociale, inteso come risorsa pienamente valorizzabile nella misura in cui ne viene riconosciuta l’esistenza e l’autonomia di azione. I processi partecipativi, attraverso micro-azioni costanti e guidate, possono aumentare il loro impatto quando incorporate in un flusso ‘meso’ rappresentato dai processi di rigenerazione. Infine, la condivisione e valutazione di linee strategiche di intervento pone le basi per successive azioni di valutazione partecipata dei risultati a partire dalla messa a punto di criteri e indicatori.
Ultimo aggiornamento
03.12.2025