Nelle aree interne italiane la valorizzazione sostenibile delle superfici forestali è frenata dall’assenza di piani di gestione condivisi.
La maggior parte dei boschi del Casentino è esterna al perimetro del Parco Nazionale. Fuori da questi confini si trovano, infatti, 37.850 ha di proprietà privata e circa 6.700 ettari di proprietà del Demanio regionale, gestiti attivamente dall’Unione dei Comuni. Con particolare riferimento ai terreni di proprietà privata, a seguito della migrazione rurale-urbana degli anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso, in Casentino, come nel resto del territorio Appenninico, le attività agro-silvo-pastorali si sono sensibilmente ridotte, causando la perdita o la compromissione di importanti paesaggi rurali e delle economie montane ad essi associate.
La mancanza di una visione strategica e di governance per la gestione del patrimonio forestale casentinese afferente alle proprietà private situate fuori dai confini del Parco Nazionale costituisce un elemento di criticità che si traduce nella mancanza di coordinamento e confronto tra enti pubblici, proprietari privati, portatori di interessi e società civile nella gestione di un patrimonio che caratterizza così fortemente il paesaggio del Casentino.
Nel corso della fase di analisi della ricerca REACT è emerso il problema delle iniziative sporadiche e non coordinate a livello locale, che hanno ostacolato una gestione coerente e lungimirante dei boschi del Casentino. Alla carente pianificazione forestale complessiva della Valle si affianca l’assenza di forme di partnership di filiera tra le imprese, aggravata dalla frammentazione fondiaria del territorio forestale. La mancanza di una cornice di riferimento nella gestione ostacola non solo il riconoscimento del valore complessivo del paesaggio forestale casentinese su scala regionale e nazionale, ma anche lo sviluppo di una programmazione di lungo periodo capace di valorizzare i servizi ecosistemici generati dai boschi, che, se correttamente riconosciuti, misurati e remunerati, potrebbero offrire un contributo significativo alla rigenerazione economica del territorio.
La Strategia si propone di estendere le forme di gestione selvicolturale già attuate nelle aree afferenti ai boschi del Parco Nazionale e del Demanio regionale sul restante territorio forestale della Valle. Questo consentirebbe di promuovere un approccio multifunzionale alla gestione del patrimonio forestale in grado di valorizzare i diversi servizi ecosistemici offerti dalle aree boschive.
Per una buona attuazione della Strategia, gli attori coinvolti dovrebbero partire da: (1) un’analisi delle esperienze di pagamento dei servizi ecosistemici legati al bosco realizzata a livello nazionale e comunitario, e (2) una divulgazione a tutti gli attori interessati dei riferimenti normativi e misure cogenti condizionanti le attività di gestione selvicolturale.
Si tratta di due presupposti alla base delle Azioni che saranno descritte di seguito e che mirano a favorire un cambio di rotta e ad offrire alle nuove generazioni la possibilità di poter usufruire di una delle principali risorse del Casentino. Azioni che si basano su soluzioni nature-based integrate a interventi di tipo più tradizionale.
Alla Strategia S1_T1.2 sono sottesi i Principi di rigenerazione REACT indicati in grassetto nell’elenco che segue:
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P1. Conoscenza |
P2. Recupero |
P3. Salvaguardia |
P4. Valorizzazione |
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P5. Governance |
P6. Coesione sociale |
P7. Dotazioni di servizi |
P8. Gestione |
Questa Azione propone di approfondire e attuare l’approccio per servizi ecosistemici, crediti di carbonio o crediti di biodiversità nella gestione delle risorse naturali, e in particolare forestali, del Casentino partendo da:
Se per una parte del territorio questa Azione è già stata intrapresa da un’azienda forestale locale, la sua piena attuazione a tutto il territorio casentinese rappresenta la base per la redazione di uno strumento complessivo strategico di cui all’Azione A3_S1_T1.2 “Creazione di un Tavolo multistakeholder permanente per la gestione integrata del patrimonio forestale e della sua multifunzionalità”.
L’Azione gioverebbe a tutti quei soggetti pubblici e privati, gestori o proprietari forestali, in grado di ricevere pagamenti ecosistemici in cambio di una gestione forestale sostenibile o del mantenimento del bosco a libera evoluzione.
Come esempi di buone pratiche esistenti ricordiamo i servizi ecosistemici pagati da Romagna Acque per la gestione dei boschi nel bacino di competenza della diga di Ridracoli e il progetto sui crediti di carbonio promosso dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano in collaborazione con aziende locali situate su entrambi i versanti.
Questa Azione potrebbe essere promossa da amministrazioni locali (municipalità e Unione dei Comuni), regionali e altri soggetti pubblici (ad es., il GAL Appennino Aretino), con la partecipazione di imprese di consulenza forestale e con imprenditori privati che, per valori interni, sono già alla ricerca di servizi ecosistemici (come i crediti di carbonio) e che potrebbero fungere da traino per l’ecosistema imprenditoriale casentinese.
Tra i soggetti attuatori potrebbero figurare università, enti di ricerca e spin-off universitari specializzati su questi temi e soggetti privati proprietari forestali interessati a partecipare.
Questa Azione è orientata a favorire partnership tra Comuni del Casentino e proprietari forestali ai fini della co-creazione di iniziative di gestione delle proprietà forestali locali in una logica di pianificazione di lungo periodo. Una pianificazione basata su una visione che ponga particolare attenzione sulla attuazione di modalità di gestione forestale sostenibile, con specifico riferimento al miglioramento della maturità, qualità ecologica e provvigione dei boschi e a un uso sostenibile dei boschi di neoformazione.
Questo obiettivo può essere perseguito anche attraverso la libera evoluzione dei boschi cedui con età superiore ai cinquant’anni, la loro conversione in fustaie e il recupero produttivo dei castagneti da frutto. Questi ultimi, elemento culturale di grande rilevanza per il Casentino tanto nel passato quanto nel futuro, sono stati tuttavia colpiti per decenni da diverse fitopatie che mettono a rischio la loro sopravvivenza.
Nell’ambito della valutazione dei benefici economici per i proprietari privati occorre considerare anche la possibilità di compensazione dei mancati redditi attraverso forme di pagamento dei servizi ecosistemici, come il pagamento di crediti di carbonio.
L’organizzazione di momenti di confronto multistakeholder può rappresentare un primo passo per consentire agli attori coinvolti di sviluppare un’analisi condivisa dei punti di forza, di debolezza, delle opportunità e delle minacce, e delineare congiuntamente le azioni necessarie per valorizzare la risorsa bosco del Casentino. È tuttavia fondamentale che tali relazioni si sviluppino secondo una logica orizzontale, al fine di favorire l’inclusione delle voci di quegli attori inizialmente meno propensi a partecipare, stimolando così un cambiamento delle attitudini che consenta a politici, proprietari e imprese di convergere verso un obiettivo comune.
Una buona pratica replicabile in questo senso è rappresentata dalla vicina Associazione “Foresta Modello delle Montagne Fiorentine”, di cui lo stesso Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna è membro attivo.
Perché questa Azione assuma significato, il soggetto promotore dovrebbe essere un’associazione di esperti multistakeholder creata ad hoc che parta anche da un gruppo informale o da un’associazione composta da Unione dei Comuni e singole municipalità in partnership con imprese strategiche che favoriscano il coordinamento a livello locale. Tra i soggetti che potrebbero attuare l’Azione si possono ipotizzare: imprese forestali e proprietari forestali supportati da partner strategici come l’Unione dei Comuni, l’Ente Parco Nazionale e istituti di ricerca del settore forestale.
Questa Azione intende promuovere l’istituzione di un Tavolo di coordinamento permanente tra ente pubblico, imprese, proprietari privati, enti di ricerca e organizzazioni della società civile (OSC), finalizzato all’elaborazione di un piano pluriennale (vedi Azione precedente) per la gestione integrata delle attività forestali, orientato alla valorizzazione dei servizi ecosistemici generati dal patrimonio boschivo.
L’obiettivo è la redazione condivisa di uno strumento strategico unitario per la gestione del patrimonio forestale del Casentino, capace di distinguere le aree in funzione dei futuri usi previsti.
La gestione selvicolturale, in tal senso, sarà definita in modo complementare e subordinato all’identificazione e alla valorizzazione degli ulteriori servizi offerti dal bosco, con particolare attenzione al valore paesaggistico e naturalistico, alla protezione del suolo e alla difesa idrogeologica, alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e al potenziale turistico-ricreativo.
Nel lungo termine, tali interventi favoriranno la formazione di soprassuoli multifunzionali, in cui l’espressione di una funzione non esclude le altre. Le relazioni multistakeholder instaurate grazie al Tavolo potranno inoltre facilitare lo scambio di buone pratiche tra informatori privilegiati – quali esperti agronomi e forestali provenienti da contesti diversi, funzionari del Parco Nazionale e dell’Unione dei Comuni – contribuendo a rendere più sostenibili le pratiche consuetudinarie degli imprenditori locali e ad aprire nuove prospettive economiche per il territorio.
Come nell’Azione A2_S1_T1.2 (“Co-creazione di una partnership con visione a lungo periodo delle iniziative di gestione delle proprietà forestali locali”), il soggetto promotore dovrebbe essere un’associazione di esperti multistakeholder appositamente creata che parta anche da un gruppo informale o un’associazione composta da Unione dei Comuni e singole municipalità in partnership con imprese strategiche che favoriscano coordinamento a livello locale.
Tra i soggetti attuatori possono segnalarsi: imprese forestali, imprese del legno e imprese dell’ecoturismo, imprese socialmente responsabili interessate a crediti di carbonio e proprietari forestali. Come partner strategici per accompagnare da un punto di vista tecnico l’implementazione del Tavolo potrebbero esserci l’Unione dei Comuni, l’Ente Parco Nazionale, associazioni come Coldiretti, già impegnate nel territorio casentinese nella valorizzazione del bosco, università e enti di ricerca, enti di certificazione e altri esperti di settore suggeriti dagli stessi componenti del Tavolo.
Questa Azione è orientata a coinvolgere la società civile e le comunità in percorsi di associazionismo finalizzati a un ripensamento del bosco come risorsa viva, rinnovabile e fonte di sviluppo sostenibile per la Valle.
La realizzazione di iniziative di gestione comunitaria – come le Associazioni Fondiarie (ASFO) in Italia o le “Iniciativas de Gestión Común de tierras de cultivo” (IGC) in Spagna – potrebbe rappresentare una preziosa opportunità per: (1) superare il problema della frammentazione delle proprietà boschive che spesso ostacola una gestione attiva, (2) favorire una gestione a lungo termine tramite la conversione dei boschi cedui a boschi ad alto fusto e, di conseguenza, e (3) produrre reddito addizionale nel rispetto di standard internazionalmente riconosciuti, come quello delle certificazioni PEFC e FSC. Questo permetterebbe ai proprietari forestali di aumentare i ricavi per ettaro di bosco derivanti da fustaie di maggior qualità e – anche a compensazione dei minori flussi di cassa iniziali causati dalla conversione dei cedui – il riconoscimento della produzione di crediti di carbonio vendibili alle aziende o il riconoscimento di altri servizi ecosistemici o di crediti di biodiversità.
L’ampliamento della superficie boschiva casentinese sottoposta a gestione comunitaria può essere facilitato da buone pratiche come quella promossa da “ForestSharing”, uno spin-off dell’Università di Firenze che mette in collegamento proprietari e imprese forestali che cercano di aumentare le superfici su cui applicare pratiche di gestione forestale sostenibile e di aumentare il valore aggiunto del loro legno.
I soggetti promotori e attuatori di questa Azione potrebbero essere identificati nei Comuni della Valle impegnati a promuovere, in partnership con i proprietari forestali, la gestione comunitaria come mezzo per raggiungere obiettivi di valorizzazione difficilmente raggiungibili agendo singolarmente. Oltre a questi, altri soggetti attuatori potrebbero essere le imprese forestali, le università e gli enti di ricerca, e gli enti di certificazione.
Questa Azione ha l’obiettivo di consolidare le relazioni tra imprese forestali, segherie e imprese impegnate nella trasformazione di legname ad alto valore aggiunto al fine di valorizzare la filiera corta del legno locale. In particolare, intende promuovere il “prodotto Casentino”, destinato a mercati di nicchia attenti alla tracciabilità e all’origine del materiale, e disposti a riconoscere un prezzo più elevato per prodotti di migliore qualità.
In questo modo si promuoverebbe una riduzione dei costi di transazione lungo la filiera e una più efficace programmazione e continuità nell’impiego del capitale locale (umano, produttivo e materiale). Inoltre, questo approccio contribuirebbe a incentivare gli attori economici legati alla risorsa bosco a investire nella costruzione di relazioni stabili e durature.
Lo strumento del Consorzio per la valorizzazione del legno locale e la condivisione dei costi relativi agli input produttivi strategici – nonostante l’insuccesso di un esperimento analogo nel passato – può rappresentare una soluzione sostenibile nel lungo periodo, a condizione che sia preceduto da un confronto aperto e franco tra tutti gli attori coinvolti. Questo dialogo deve permettere l’identificazione condivisa di obiettivi, ruoli, responsabilità e funzioni, affinché la governance risulti efficace e inclusiva.
“Foresta Oro Veneto”, promossa dal Consorzio Legno Veneto, e altri casi di integrazione verticale di filiera tra imprese nel Nord Italia possono essere prese come esempi di iniziative bottom-up, frutto dell’intraprendenza delle imprese locali più che di sollecitazioni dall’alto a partecipare a bandi.
L’Azione dovrebbe vedere, come soggetti promotori e attuatori, le imprese locali leader nell’edilizia in legno che promuovano partnership con segherie e imprese forestali locali.
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Ultimo aggiornamento
21.10.2025