Il Casentino è conosciuto non solo per il suo patrimonio naturale e culturale, ma anche per una storica vocazione industriale che si è sviluppata nel corso dei secoli. Questa vocazione è legata a diversi settori produttivi (lana e tessile, carta, legno e mobili, ecc.) che hanno contribuito a plasmare l’identità economica e sociale della Valle.
Molti di questi opifici, come parte del Lanificio di Stia e la Filanda di Rassina, si trovano attualmente in stato di abbandono o sono sottoutilizzati, ma rivestono un’importanza notevole nel territorio per il loro valore architettonico e storico (Mendini, 2006; Guanci, 2012; Grifoni, 2016).
La Strategia propone di incoraggiare il recupero di edifici di archeologia industriale (o porzioni di essi), sottoutilizzati o abbandonati, preservando e rinnovando il patrimonio e il significato storico di cui sono portatori, con l’obiettivo di creare nuovi spazi vitali per l’aggregazione sociale, il lavoro collaborativo (S1_ T2.2 “Promuovere iniziative di imprenditorialità giovanile, opportunità per la partecipazione associativa e il coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali locali”), la valorizzazione del territorio e l’innovazione economica (S2_T1.1 “Piattaforma di aggregazione dell’offerta e condivisione di servizi e conoscenze per la valorizzazione dei prodotti di origine”) e la crescita culturale. In tal modo, tali edifici spesso trascurati, possono divenire catalizzatori di sviluppo economico e coesione sociale, vere e proprie risorse per la comunità locale, contenitori di spazi e attivatori di attività che possono contribuire al benessere e allo sviluppo sostenibile del territorio.
Un esempio significativo di recupero e valorizzazione di un sito di archeologia industriale nel territorio è quello del Museo dell’Arte della Lana di Stia in una porzione del complesso industriale che un tempo accoglieva l’antico lanificio del paese.
Affinché la riqualificazione del ‘contenitore’ sia accompagnata da un senso di appartenenza della popolazione, capace quindi di trovarvi una pluralità di opportunità sociali, culturali ed economiche, è importante che risponda alle esigenze e all’immaginario collettivo dei residenti e quindi promuova la collaborazione e partecipazione attiva di tutti i soggetti interessati, cioè, che sia sorretta, oltre che da iniziative di rigenerazione materiale, anche da interventi di rigenerazione produttiva e comunitaria (Lauria, 2025). Mediante il coinvolgimento della comunità sin dalle fasi di programmazione, la promozione di collaborazioni pubblico-private ed una gestione fra più attori, è possibile trasformare questi edifici da problemi in risorse per lo sviluppo sostenibile del territorio.
Il recupero e l’attualizzazione dei complessi di archeologia industriale in risposta a esigenze e normative contemporanee nascondono sfide da non sottovalutare nel corso dell’intero processo edilizio. Tra queste, è importante considerare che il recupero di edifici industriali comporta spesso costi elevati legati ad adeguamenti strutturali, di risanamento ambientale e riqualificazione edilizia. Pertanto, la Strategia dovrà prevedere forme di sostenibilità finanziaria a lungo termine, per garantire la durabilità degli interventi e il raggiungimento degli obiettivi sociali ed economici.
Potenziali soggetti promotori di questa Strategia potrebbero essere la Regione Toscana e l’Unione dei Comuni Montani del Casentino (Ecomuseo). I soggetti attuatori saranno indicati caso per caso sulla base delle peculiarità delle singole Azioni.
Alla Strategia S3_T4.2 sono sottesi i seguenti Principi di rigenerazione REACT indicati in grassetto nell’elenco che segue:
P1. Conoscenza
2. Recupero
P3. Salvaguardia
P4. Valorizzazione
P5. Governance
P6. Coesione sociale
P7. Dotazione di servizi
P8. Gestione.
L’Azione si basa sulla mappatura attualmente disponibile dei manufatti di archeologia industriale censiti dalla Regione Toscana.
Il suo obiettivo principale è quello di verificare e convalidare il corretto posizionamento di questi edifici o insediamenti sulla cartografia e di fare una prima valutazione dello stato dei luoghi, della disponibilità dei proprietari a impegnarsi nell’attivazione di un processo di rigenerazione e delle potenzialità trasformative.
Sarà importante definire in modo più preciso il ruolo dei proprietari dei manufatti, specificando se si intenda coinvolgerli attivamente già nelle fasi preliminari di ricognizione e valutazione, oppure semplicemente verificarne la disponibilità formale a partecipare a un eventuale processo di rigenerazione. In entrambi i casi, andrebbero esplicitate le forme di supporto attese (di tipo tecnico, economico o gestionale), così da predisporre un assetto di collaborazione più solido e realistico.
L’Azione potrebbe essere attuata dall’Ecomuseo del Casentino, dai proprietari dei manufatti, dai Comuni dove essi sono ubicati, in collaborazione con associazioni culturali del territorio e con università e enti di ricerca.
L’Azione si propone di realizzare una campagna di catalogazione e schedatura dei manufatti di archeologia industriale individuati nel territorio del Casentino, con l’obiettivo di fornire una base conoscitiva solida e omogenea per future azioni di rigenerazione.
La schedatura sarà articolata attraverso strumenti tecnico-descrittivi che includano dati geo- referenziati, informazioni storiche, caratteristiche architettoniche e costruttive, stato di conservazione, accessibilità, disponibilità dei proprietari e potenzialità d’uso. Tali schede saranno utili anche per una valutazione comparativa dei manufatti, funzionale alla definizione di priorità d’intervento.
In parallelo, la raccolta sarà accompagnata da un apparato fotografico aggiornato e, laddove possibile, da testimonianze orali e documentali che ne arricchiscano il profilo storico e culturale.
L’Azione mira a costruire uno strumento operativo condiviso per la selezione dei manufatti su cui concentrare le risorse e progettare gli interventi di rigenerazione materiale, produttiva e comunitaria.
L’Azione, complementare alla precedente, potrebbe essere attuata dall’Ecomuseo del Casentino, in collaborazione con associazioni culturali del territorio e con università e enti di ricerca.
L’Azione proposta prevede l’identificazione dei manufatti con la maggiore potenzialità e rilevanza per l’attivazione di eventuali interventi di rigenerazione sulla base della rispondenza a tre categorie fortemente interconnesse:
L’Azione potrebbe essere attuata dall’Unione dei Comuni Montani del Casentino, dai Comuni presso cui sono ubicati i manufatti da rigenerare e dai loro proprietari, in collaborazione con associazioni culturali del territorio e con università e enti di ricerca.
Considerando che molti complessi di archeologia industriale sono di proprietà privata, questa Azione promuove la creazione di partenariati pubblico-privati (PPP) per finanziare e gestire progetti di riqualificazione di questo patrimonio. Tali accordi rappresentano un’opportunità concreta per lo sviluppo locale, creando nuove possibilità di finanziamento e modelli di governance per la valorizzazione dell’archeologia industriale nel Casentino. Le iniziative da promuovere possono essere sia di tipo contrattuale che istituzionalizzato, possono riguardare iniziative varie in cui si supplisce alla carenza di disponibilità finanziarie dall’una o l’altra parte, iniziative in cui il ritorno economico non è sufficiente, ma si producono benefici sociali significativi, iniziative in cui vi è la necessità di distribuire i rischi operativi e finanziari o in cui il recupero dell’investimento è legato alla gestione dei servizi connessi all’opera.
I partenariati pubblico-privati non devono limitarsi alla sola realizzazione degli interventi edilizi, ma possono configurarsi come strumenti di attivazione di ecosistemi collaborativi, in grado di generare valore economico, sociale e culturale duraturo per il territorio
L’Azione potrebbe essere attuata dall’Unione dei Comuni Montani del Casentino, dai Comuni dove sono ubicati i manufatti da rigenerare e dai loro proprietari, in collaborazione con imprenditori del settore dell’industria culturale, con associazioni culturali del territorio e con università e enti di ricerca.
L’Azione proposta si articola nelle tre fasi dei processi di rigenerazione: conoscenza, recupero e valorizzazione.
Una volta identificato il manufatto di archeologia industriale da rigenerare, sarà avviata la fase per conoscere in maniera approfondita il suo stato di conservazione. Tale attività conoscitiva non ha finalità esclusivamente documentarie, ma rappresenta una fase preparatoria essenziale per l’elaborazione di un progetto di recupero coerente con le caratteristiche, i limiti e le potenzialità del manufatto. Questa fase include rilievi dettagliati, ricerche storiche e campagne diagnostiche, oltre alla verifica dei vincoli normativi, catastali e paesaggistici eventualmente insistenti sull’immobile.
L’Azione svilupperà il progetto di recupero sulla base dei nuovi usi previsti per il manufatto di archeologia industriale definito nell’Azione A3_S3_T4.2 “Identificazione dei manufatti più promettenti da rigenerare”). Il progetto dovrà tradurre operativamente le funzioni individuate nelle fasi precedenti, garantendo coerenza tra obiettivi funzionali e soluzioni spaziali e gestionali. La riconversione funzionale dovrà considerare i dati raccolti, la sostenibilità economica del progetto (prefigurazione dei costi di costruzione e di gestione e le esigenze della comunità locale.
L’Azione potrebbe vedere protagonisti l’Ecomuseo del Casentino, i proprietari dei manufatti e i Comuni in cui essi sono ubicati, in collaborazione con università, enti di ricerca, enti del Terzo Settore o imprese sociali e associazioni culturali del territorio.
Ultimo aggiornamento
22.07.2025