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T2.2 Il paesaggio culturale come determinante della mobilità sociale e umana

Francesco De Maria, Giovanna Del Gobbo, Giulia Biagi, Luca Grisolini

La mobilità umana e sociale è un fenomeno legato al movimento spaziale delle persone e/o alla transizione delle stesse verso traiettorie esistenziali che possono rispondere più efficacemente ai bisogni formativi e alle aspettative personali e professionali. Fa riferimento al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone e al loro benessere. Se interpretata come circolazione di cervelli (brain circulation) o sviluppo di competenze (brain gain), la mobilità può diventare un’opportunità di sviluppo sociale ed economico delle comunità.

Si tratta di una tematica che si correla ai processi di de-antropizzazione e spopolamento delle aree interne, con un impatto marcato sulla popolazione giovanile. L’abbandono e lo spopolamento dei territori comportano ricadute negative sul paesaggio culturale, quali: degrado e incuria del territorio; mancanza di gestione ambientale; assenza di occupazione; carenze nei servizi di base; aumento della dispersione scolastica.

Nelle aree interne, la mobilità umana e sociale riguarda dinamiche di ripopolamento o neo-popolamento, di restanza, di attrattività del territorio e di permanenza stabile o stagionale nel territorio. L’analisi critica di queste dinamiche fa emergere, in tutta la sua problematicità, una dicotomia tra una narrazione ideale su luoghi con forti elementi di attrattività connessi alla bellezza dei luoghi, alla spiritualità, alla lentezza dei ritmi di vita, e le difficoltà percepite e vissute da chi il territorio lo abita, relative, ad esempio, alla mancanza di opportunità lavorative e alla carenza di servizi e di un’offerta formativa di qualità. 

Il paesaggio culturale di un’area interna può rappresentare un volano per processi virtuosi di mobilità umana e sociale, nella misura in cui riesce a offrire prospettive professionali alle giovani generazioni, creare opportunità economiche, sociali e culturali e sostenere la volontà di restare o rientrare nel proprio territorio d’origine.

In un territorio come il Casentino, interessato dal fenomeno dello spopolamento, soprattutto nelle aree più distanti dal fondovalle dell’Arno, diventa fondamentale far emergere quei fattori capaci di attrarre nuove categorie di attori sociali ed economici potenzialmente inclini a investire sul capitale culturale e ambientale locale, contribuendo al rafforzamento del capitale sociale.

Il Tematismo si allinea con la Strategia d’Area “Casentino e Valtiberina Monti dello Spirito” che ha tra le sue finalità la gestione delle dinamiche di abbandono delle popolazioni residenti e la creazione di condizioni fertili che possano favorire il ritorno e/o la permanenza nel territorio. 

È necessario considerare alcuni aspetti delle dinamiche demografiche, compresa la mobilità nel/dal territorio casentinese, per comprendere le condizioni che favoriscono il ritorno e la permanenza, con particolare attenzione alle potenzialità espresse dalle caratteristiche/specificità del paesaggio culturale e alle pratiche che ne caratterizzano la conoscenza, il recupero, la valorizzazione e la gestione.

Comprendere quali condizioni ecosistemiche possono consentire di restare o di tornare nella Valle (facendo leva sul potenziale formativo del soggetto e sulle risorse del contesto di appartenenza) è il principale obiettivo di questo Tematismo, che impone anche una riflessione su quali politiche e misure possano essere capaci di affrontare il fenomeno dello spopolamento con un impatto a lungo termine.

Si pone una questione cruciale relativa al rapporto e bilanciamento tra vivere in Casentino e vivere il Casentino. Strategie finalizzate a promuovere la seconda visione, attirando forme di mobilità temporanee legate alla natura, alla cultura, alla socialità, ai processi produttivi, ecc., possono rappresentare una possibilità, anche se non rispondono completamente al problema dato dal nesso tra spopolamento e riduzione dell’attività di presidio, tutela e manutenzione del territorio.

La rete associativa socioeducativa e culturale casentinese, tra le più sviluppate nella Regione Toscana, può essere volano di partecipazione attiva, protagonismo giovanile e ricambio intergenerazionale. Strategie educative e di formazione professionale relative all’investimento in filiere produttive specifiche e l’attivazione di percorsi di istruzione e di formazione professionale, possono facilitare percorsi virtuosi di collaborazione tra mondo privato e sistema di istruzione e formazione.

Il fenomeno della mobilità umana e sociale connesso alla rigenerazione del paesaggio culturale in Casentino può promuovere il collegamento delle tradizioni e pratiche sociali con l’attivismo associativo, in quanto generativo di sentimenti di attaccamento e appartenenza al territorio. Pone, inoltre, l’attenzione sul tema della ‘restanza’, ma anche sul potere di attrazione dei servizi culturali ecosistemici soprattutto per nuovi abitanti (come giovani coppie con figli o pensionati).

Nella fase di analisi della ricerca REACT, con riferimento a questo Tematismo, sono stati approfonditi i seguenti casi di studio:

  • Flussi migratori in entrata
  • Casi emblematici di trasferimento con impatto sul territorio
  • Immigrazione di ritorno.

La tabella seguente reca l’elenco delle Strategie di intervento e delle Azioni correlate relative al Tematismo T2.2 sviluppate nelle presenti Linee Guida.

Ultimo aggiornamento

22.10.2025

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