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T1.2 Valorizzazione del bosco come risorsa ecosistemica

Mario Biggeri, Leonardo Rosini, Sebastian Schweizer

Il bosco è una delle principali risorse paesaggistiche, naturalistiche e (soprattutto in passato) economiche in molte aree interne italiane. L’Unione Europea riconosce la sua funzione per la produzione di servizi ecosistemici di cui gli esseri umani necessitano (MEA, 2005), ma che talvolta sono scarsamente remunerati, tra cui: (1) produzione di legno, frutti e biomassa (funzione di approvvigionamento), (2) regolazione del flusso idrogeologico e assorbimento di CO2 (funzione regolativa), (3) mantenimento di habitat per la vita dei microrganismi e della fauna (funzione di habitat), e (4) mantenimento di paesaggi a scopo turistico e ricreativo-spirituale (funzione culturale).

LLa valorizzazione della risorsa legno è oggi favorita dal crescente interesse dei consumatori europei verso soluzioni abitative sostenibili, nelle quali il legno è la materia prima principale. Negli ultimi decenni si è assistito nei Paesi del Nord Europa (in particolare, Svezia, Germania, Austria e Svizzera) ad un aumento rilevante della produzione di componenti ad alto valore aggiunto per l’industria delle costruzioni destinati prevalentemente al mercato europeo. Le imprese italiane operanti nel settore della bioedilizia sono tra i principali clienti: infatti, solo 1/3 del legno ad uso strutturale utilizzato viene prodotto in Italia a causa di un basso tasso di foreste sottoposte a piani di gestione (25%, rispetto alla media europea del 65%) (Concu, 2023), della mancanza di impianti di processamento efficienti, dell’insufficienza di legno di qualità apprezzate (Scarascia Mugnozza et al., 2021), dell’alta frammentazione delle proprietà forestali e della mancanza di associazionismo tra proprietari. Questo deficit produttivo si verifica in un territorio, come quello italiano, definito come «ricco di boschi poveri», cioè di boschi giovani di neoformazione su ex territori agropastorali montani o degradati dalle intense utilizzazioni a ceduo, non in grado di produrre legname da opera e con minore capacità di produrre servizi ecosistemici.

In questo quadro, il Casentino, con i suoi 56.500 ettari di bosco, rappresenta una delle tante aree interne italiane in cui la risorsa naturale principale è quella forestale: un ecosistema di elevato valore naturalistico che si estende su quasi l’80% del territorio. Nel corso del tempo, la gestione del bosco, insieme alle attività agropastorali, è stata una delle principali fonti di sussistenza e di reddito per le comunità del Casentino. Il bosco ha rappresentato per secoli uno degli elementi trainanti di una struttura economica molto articolata che ha visto momenti di eccellenza nella produzione di legname da opera di qualità per l’industria navale della Repubblica di Pisa e per la costruzione di palazzi e edifici religiosi di Firenze e, in particolare, per la costruzione del Duomo di Santa Maria del Fiore. Dal periodo di gestione dei monaci Camaldolesi al periodo granducale e attraverso le vicende della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, quando si verificò un forte depauperamento della risorsa forestale, i boschi del Casentino sono giunti ai giorni nostri. Il riconoscimento della loro multifunzionalità e dei valori patrimoniali che esprimono ha portato alla nascita del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna (1989), di importanti Riserve Naturali Statali (Camaldoli, Badia Prataglia, Scodella e Zuccaia) e di numerosi Siti della Rete Europea Natura 2000.

A un’attenta gestione del patrimonio agro-silvo-pastorale all’interno del Parco Nazionale e delle aree a carico dell’Unione dei Comuni, ove oggi si localizzano la gran parte dei boschi a maggiore maturità e qualità ecologica, si contrappone una gestione delle proprietà private caratterizzata da approcci estremamente parcellizzati, con fenomeni di abbandono delle attività agro-silvo-pastorali e di larga diffusione del ceduo nelle matrici quercine di basso o medio versante montano. Questo fenomeno è aggravato dal deterioramento del patrimonio di conoscenze tacite e saperi legati alla cultura forestale e agropastorale e dal conseguente aumento di operatori con inadeguata tecnica e cultura forestale (Regione Toscana, 2015).

In Casentino, nonostante la presenza di importanti filiere produttive del legno, questo quadro ha determinato, da una parte, un patrimonio forestale privato che oggi fornisce quasi esclusivamente legna da ardere, biomasse a fini energetici o prodotti di bassa qualità (come i pancali), e presenta una ridotta capacità di generare servizi ecosistemici; dall’altra, proprietà pubbliche o soggette a strumenti di tutela, la cui attenta gestione selvicolturale ha preservato un patrimonio forestale in grado di produrre legname da opera di qualità e di garantire altri importanti servizi ecosistemici.

In tale contesto, il confronto con attori pubblici, privati e della società civile casentinese, svolto tra febbraio e giugno 2024 nell’ambito della ricerca REACT, ha messo in luce le opportunità di sviluppo che potrebbero essere colte attraverso un rinnovato interesse della comunità locale verso la risorsa bosco, intesa come patrimonio collettivo in grado di produrre importanti servizi ecosistemici, ma anche come possibile volano di una transizione verde dell’economia locale. Una transizione basata sulla realizzazione di una partnership multistakeholder che sia di stimolo alla nascita di nuove attività imprenditoriali, allo sviluppo di quelle preesistenti che già vedono il bosco come una risorsa a chilometro zero e all’interesse dei giovani verso gli impieghi legati alla sua gestione e valorizzazione sostenibile. Si può ritenere che già un riadattamento delle esperienze di gestione forestale sostenibile operanti nei boschi del Parco Nazionale e dell’Unione dei Comuni potrebbe costituire un valido modello di riferimento per il miglioramento della qualità della gestione selvicolturale nelle proprietà forestali private. Nel lungo periodo, questo permetterebbe ai privati di aumentare la maturità e, quindi, la qualità dei loro boschi, la capacità di generare servizi ecosistemici e di produrre legname da opera in grado di rifornire le locali filiere produttive del legname di qualità e certificato.

Oggi il patrimonio forestale del Casentino può contribuire efficacemente all’attivazione di processi di rigenerazione territoriale fornendo servizi ecosistemici quali possibile fonte di sviluppo place-based e di nuova occupazione: dall’approvvigionamento di legname da destinare alla produzione di case in legno o di oggetti di alto design, alla produzione di crediti di carbonio (sempre più richiesta dalle aziende locali per certificare il loro impegno nella lotta al cambiamento climatico), fino al suo utilizzo per forme di turismo sostenibile, da quello escursionistico, sportivo e naturalistico a quello culturale, esperienziale e spirituale. Il Casentino costituisce, inoltre, un luogo privilegiato dove poter sperimentare nuovi modelli di governance attraverso il riconoscimento e, soprattutto, il pagamento dei servizi ecosistemici (PES) prodotti, che consentirebbe anche ai proprietari di boschi cedui, non più utilizzati per scelta colturale o per localizzazione e antieconomicità dell’intervento, di avere un’alternativa economica alla vendita del bosco in piedi (A6_S1_T3.2 “Analisi e definizione di modalità di pagamento dei servizi ecosistemici prodotti dalla rete fluviale del Casentino”).

L’importanza del patrimonio naturale come risorsa di reddito e nuova occupazione giovanile per le aree marginali italiane è anche sottolineata dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne (Barca, Casavola & Lucatelli, 2014). Per il Casentino questo è confermato dalla Strategia d’Area “Casentino e Valtiberina: i Monti dello Spirito” in cui una delle sei azioni strategiche è l’Azione 3. “Sviluppare in modo sostenibile la risorsa bosco e la filiera legno” a cui si lega direttamente l’Azione 5. “Sviluppare un turismo sostenibile e responsabile”.

Nell’ambito del presente Tematismo vengono proposte due Strategie d’intervento:

  1. Approccio coordinato e di lungo periodo per il riconoscimento e la valorizzazione sostenibile dei servizi ecosistemici prodotti dalle foreste del Casentino afferenti ai privati e al Demanio regionale fuori dal Parco Nazionale
  2. Educazione al bosco come risorsa da curare e fonte di reddito e miglioramento della sua attrattività nei confronti dei più giovani e dei visitatori.

La principale difficoltà per l’attuazione delle Strategie di questo Tematismo è rappresentata dalla mancanza di una visione complessiva del patrimonio forestale del Casentino, del suo ruolo patrimoniale e di fornitore di servizi ecosistemici alla scala locale e regionale. In secondo luogo, da un insufficiente coordinamento tra gli attori locali che non permette di perseguire in modo sinergico obiettivi comuni e, in particolare, quelli di valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dal patrimonio forestale disponibile. A queste criticità si associa, infine, la presenza di una filiera del legno, a cominciare dalle ditte boschive, talora caratterizzata da un capitale umano sempre meno formato e spesso privo delle necessarie competenze tecniche per perseguire una gestione sostenibile del patrimonio forestale.

Ai fini del miglioramento del coordinamento tra gli attori locali risulta evidente la necessità di integrare non solo i soggetti pubblici e privati, ma le stesse diverse politiche territoriali di settore e, in particolare, quella forestale con quella agricola e turistico-culturale. 

Nella fase di analisi della ricerca REACT, con riferimento a questo Tematismo, sono stati approfonditi i seguenti casi di studio:

  • La filiera del legno del Casentino
  • Il carbon farming nelle Foreste Casentinesi
  • Il fall foliage nelle Foreste Casentinesi
  • Il bosco e le attività outdoor: dallo sport al turismo esperienziale e spirituale.

La tabella seguente reca l’elenco delle Strategie di intervento e delle Azioni correlate relative al Tematismo T1.2 sviluppate nelle presenti Linee Guida.

Ultimo aggiornamento

21.10.2025

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